Nell’Arca e nell’ex Chiesa di San Vittore, oltre 30 sculture, alcune monumentali, dagli anni ’40 al 1990.  

La grande retrospettiva riservata a Giacomo Manzù, allestita in due sedi, evidenzia l’attualità del grande Maestro dell’arte plastica, seguendo le differenti tematiche che ne caratterizzano la poetica. A curare l’esposizione, proposta a Vercelli nell’Arca e nell’ex Chiesa di San Vittore dal 10 marzo al 21 maggio 2023, sono Marta Concina, Daniele De Luca, Alberto Fiz. Quest’ultimo ha voluto richiamare nel titolo della rassegna una celebre citazione di Cesare Brandi “La scultura è un raggio di luna”.

Brandi, che meglio di ogni altro si è fatto interprete del linguaggio di Manzù, scriveva nel 1983: «la scultura gira con tanti punti di vista autonomi e tutti confluenti in una forma che è aperta e chiusa, e nella sua statica è dinamica per come scorre in se stessa con una fluenza eraclitea in cui non ci si può bagnare due volte». Il riferimento è alla serie di opere dedicate alla giovane modella Tebe, ma si può estendere all’intero corpus di Manzù che ha saputo coniugare la dimensione classica con quella naturalistica e fenomenologica, trovando sin dagli anni Trenta una propria autonoma forza espressiva.

[Grande Cardinale seduto 1983]

La mostra – realizzata dalla Città di Vercelli, Arcidiocesi di Vercelli, Studio Copernico in collaborazione con la Fondazione Manzù – riunisce oltre trenta sculture, alcune monumentali, messe a disposizione dalla Fondazione Manzù, dallo Studio Copernico e da importanti collezionisti privati. Il percorso spazia dagli anni Quaranta sino al 1990, un anno prima della sua scomparsa, con una testimonianza emblematica quale la grande scultura di Ulisse, l’eterno simbolo della conoscenza.

La scelta delle opere consente di apprezzare i ritratti femminili, le nature morte oltre ai celebri Cardinali, la sua serie più famosa iniziata negli anni Trenta. «La prima volta che vidi i Cardinali – ha affermato Manzù – fu in San Pietro nel 1934; mi impressionarono per le loro masse rigide, eppur vibranti di spiritualità complessa. Li vedevo come tante statue, una serie di cubi allineati e l’impulso a creare nelle sculture una mia versione di quella realtà ineffabile fu irresistibile». In mostra, accanto ad alcuni Cardinali in bronzo degli anni Quaranta, compare Grande Cardinale seduto, un’opera monumentale alta oltre due metri modellata nel 1983 da cui emerge la componente ieratica della figura all’interno di forme rigide e sintetiche assimilabili a piramidi.

[Busto di Inge 1979]

La moglie Inge, conosciuta nel 1954 quando Manzù insegnava all’Accademia di Salisburgo e da allora sua musa, rappresenta una costante della sua ritrattistica e a Vercelli è esposto Busto di Inge, rara opera in marmo realizzata nel 1979. Dall’unione con Inge nascono i due figli Giulia e Mileto che diventano l’occasione per realizzare una serie di sculture sul tema del gioco.

La sperimentazione passa anche attraverso Donna che guarda, un’altra opera monumentale datata 1983, di 252 centimetri d’altezza scolpita in ebano, un materiale che come afferma Manzù «è bello, durissimo, ha come il sangue nelle sue vene, si lavora come il ghiaccio ma è eterno».


C.S.M.
Ufficio Stampa, marzo 2023
Immagini messe a disposizione da Studio Esseci

Immagine di copertina: Donna che guarda1976, particolare

GIACOMO MANZÙ. LA SCULTURA È UN RAGGIO DI LUNA
10 marzo 2023 – 21 maggio 2023

Polo espositivo ARCA
Piazza San Marco, 1 – 13100 Vercelli
0161 649605

Ex chiesa di San Vittore
Largo D’azzo Nord, 4 – 13100 Vercelli

http://www.comune.vercelli.it