Al Mart, le due opere ‘italiane’ di Klimt e 200 capolavori di pittori e scultori del primo novecento influenzati dal maestro viennese.

Al Mart eccezionalmente riuniti i due capolavori “italiani” di Klimt: Giuditta II e Le tre età della donna. Appartenenti a due tra le maggiori collezioni pubbliche, testimoniano il passaggio e l’eredità spirituale del maestro viennese in Italia. Attorno a questo irripetibile binomio si sviluppa la prima mostra sull’influenza di Klimt sui grandi maestri del primo novecento, come Felice Casorati, Adolfo Wildt, Vittorio Zecchin, Luigi Bonazza.

Da un’idea di Vittorio Sgarbi, la mostra “Klimt e l’arte italiana”, a cura di Beatrice Avanzi, è al Mart Rovereto (Trento) dal 16 marzo al 18 giugno 2023 (prorogata fino al 27 agosto).

LA STORIA
All’apice della sua carriera, l’austriaco Gustav Klimt (Vienna, 1862 – Neubau, 1918), padre della Secessione viennese, partecipò alla Biennale di Venezia del 1910 e all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, organizzata in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia. Il personalissimo e innovativo stile di Klimt influenzò un’intera generazione di artisti che, tra gli anni Dieci e Venti del secolo scorso, finirono per rinnovare profondamente il proprio linguaggio.

A seguito di queste rassegne internazionali e a conferma del successo di Klimt nel Belpaese, due capolavori assoluti vennero acquistati da importanti collezioni pubbliche: il Comune di Venezia destinò la Giuditta II alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, mentre Le tre età della donna andarono ad arricchire il patrimonio della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, grazie a un’acquisizione del Ministero dell’Istruzione. Diversi anni dopo, nel 1925, un Ritratto di Signora fu acquistato dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza ed è tutt’ora nella loro disponibilità.

LA MOSTRA AL MART
Giuditta II e Le tre età della donna sono oggi riconosciute come icone dell’influenza di Klimt, in particolare nelle geografie culturali del nord est. Eccezionalmente insieme a Rovereto, i due capolavori costituiscono il perno attorno al quale ruota Klimt e l’arte italiana.

La mostra analizza, per la prima volta in modo esaustivo, l’attività di pittori e scultori italiani il cui lavoro fu ispirato da quello di Gustav Klimt e dalla Secessione. Quasi magico e circoscritto nel tempo, questo momento della storia dell’arte si discosta dalle grandi e più note correnti, come le Avanguardie, e precede il Ritorno all’Ordine e le tendenze post belliche.

Attraverso circa 200 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, il Mart illustra un panorama vario e complesso, nel quale discipline diverse – dalla pittura alle arti decorative – convivono sotto il segno di un riconoscibile gusto sontuoso, seduttivo e decadente.

La mostra presenta circa 40 artisti tra cui i pittori attivi a Venezia, come Vittorio Zecchin il cosiddetto “Klimt italiano”; o i giovani “dissidenti” di Ca’ Pesaro, come Felice Casorati; senza dimenticare quelli coinvolti nelle grandi imprese decorative della Biennale, è il caso per esempio di Galileo Chini. Non possono mancare coloro che per prossimità geografica e culturale furono particolarmente vicini al clima delle Secessioni, come il triestino Vito Timmel o i trentini Luigi Bonazza, Luigi Ratini e Benvenuto Disertori. Le atmosfere austriache e germaniche ispirano inevitabilmente anche l’opera dello scultore Adolfo Wildt, definito dai critici “il Klimt della scultura”.

Seppur con lo sguardo volto al linguaggio nordico, alle Secessioni di Vienna e di Monaco, gli italiani rielaborano l’influsso klimtiano in modo autonomo e originale: i riferimenti sono visibili nei decori, nelle linee, nei colori e nello stile che finisce per mescolarsi alle caratteristiche artistiche locali, permettendo la nascita di nuove ricerche.

D’altronde lo stesso Klimt, in quello che la curatrice della mostra illustra in catalogo (Silvana editoriale) come un “folgorante cortocircuito”, fu a sua volta erede della tradizione italiana. È infatti acclarato che alcune delle sue opere più note siano state realizzate a seguito dei frequenti viaggi in Italia durante i quali visitò la Basilica di San Marco e i mosaici di Ravenna, che ispirarono gli ori, i decori, la bidimensionalità. Se Klimt “rende attuali e trasforma in una sintassi rivoluzionaria le impressioni indelebili derivate dalla tradizione artistica del nostro paese”, gli artisti che influenza “con un potere di seduzione senza pari” contribuiscono al delinearsi di una parentesi unica e preziosa su cui finalmente si inizia a far luce.

C.S.M.
Ufficio Stampa, marzo 2023
Immagine: (particolare): Gustav Klimt, Giuditta II, 1909.
Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna)

KLIMT E L’ARTE ITALIANA
16 marzo 2023 – 18 giugno 2023 (prorogata fino al 27 agosto)

Mart Rovereto
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto (TN)
Info e prenotazioni numero verde: T. 800 397760
T.+39 0464 438887
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