Stimata formazione affermata a livello internazionale, il Quartetto di Cremona ha fatto tappa nella stagione concertistica mantovana “Tempo d’orchestra”, per l’occasione trasferitasi al Teatro Bibiena, dalle dimensioni e dall’acustica ideali per il genere cameristico. Il programma si è aperto con uno tra gli autori più significativi e prolifici nell’ambito dei quartetti per archi: Franz Joseph Haydn. Il Quartetto in sol maggiore op.77 n.1 è stato eseguito focalizzando lo sguardo in special modo sull’armoniosa solidità della struttura architettonica del brano. Di un altro gigante, Ludwig Van Beethoven, è stato proposto il Quartetto n.15 in la minore op.132, dando in questo caso risalto alla tecnica che il linguaggio innovativo di queste pagine richiede.
Imbracciando strumenti antichi, Cristiano Gualco (violino Nicola Amati, Cremona 1640), Paolo Andreoli (violino Paolo Antonio Testore, Milano ca 1758), Simone Gramaglia (viola Gioachino Torazzi, ca 1680), Giovanni Scaglione (violoncello Dom Nicola Amati, Bologna 1712) hanno puntato ad arrivare in modo diretto e intenso al cuore delle composizioni, forti di quell’affiatamento che, unito alla precisione e prima ancora allo studio della pratica esecutiva, e guarnito dal perfetto bilanciamento dinamico e dalla pastosità timbrica, ha generato un suono mai autocompiaciuto, caratterizzato da omogeneità ed equilibrio e soprattutto dalla lucidità della visione d’assieme.
Nel mezzo del programma, quella che forse per molti ascoltatori, tra cui chi scrive, si è rivelata una magnifica scoperta, a firma del compositore contemporaneo Osvaldo Golijov, nato nel 1960 in Argentina da madre rumena e padre ucraino. Il suo Tenebrae del 2002 è ispirato alle settecentesche Leçons de Ténèbres di Couperin, con richiami all’Antico Testamento e alle distruzioni cagionate dalle guerre, da quella tra i Babilonesi e Gerusalemme fino ai conflitti attuali. Se nel repertorio classico il suono del Quartetto di Cremona si è rivelato prezioso e delicato, in Golijov la delicatezza si è fatta trasparente eppure in costante tensione emotiva, dando piena giustizia a questa musica che lo stesso autore descrive come «una pulsante, vibrante, tessitura aerea»…«come un’astronave in orbita che non tocca mai terra», secondo quanto citato nelle note di sala. Esattamente così è stato e il Quartetto di Cremona ha poi concluso la serata donando due bis dedicati ai contrappunti 7 e 9 della celeberrima Arte della fuga di Bach. Un concerto dagli esiti rasserenanti per lo spirito, e crediamo che questo sia il fine primario della musica.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto al Teatro Bibiena di Mantova, per Tempo d’Orchestra, il 16 marzo 2023
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes