Al Polo Museale Castello Conversano, tigri, leoni, galli, autoritratti e lo spettacolare mondo del pittore. 60 opere formano una delle più belle mostre mai realizzate sull’artista.
Non si può parlare dell’arte di Ligabue senza conoscerne la vita, né si possono capire le sue opere se non si entra nel mondo di quel piccolo uomo sfortunato e folle, pieno di talento e poesia.
LA STORIA DI “EL MATT”
Nato a Zurigo nel 1889 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, venne dato subito in adozione a una famiglia svizzera. Già dall’adolescenza manifestò alcuni problemi psichiatrici che lo portarono, nel 1913, a un primo internamento presso un collegio per ragazzi affetti da disabilità. Nel 1917 fu ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo un’aggressione nei confronti della madre affidataria Elise Hanselmann che lo denunciò ottenendo l’espulsione di Antonio dalla Svizzera il 15 maggio del 1919 e il suo invio a Gualtieri, vicino Reggio Emilia, il comune d’origine del patrigno (marito della madre naturale, che odiò sempre).
Ligabue non parlava l’italiano, era incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei. Venne soprannominato “el Matt” dagli abitanti di Gualtieri che ne rifiutavano i dipinti e il valore artistico, costringendolo all’alienazione e alla solitudine.
Dopo tormentati anni di vagabondaggio in cui visse solo dei pochi sussidi pubblici, rifugiandosi nell’arte per esprimere il suo disagio esistenziale, a cavallo tra il 1928 e il 1929 incontrò Renato Marino Mazzacurati, un importante artista della Scuola Romana, che ne comprese il talento artistico e gli insegnò a utilizzare i colori.
Con una purezza di visione tipica dello stupore di chi va scoprendo – come nell’infanzia – i segreti del mondo, Ligabue si dedicò alla rappresentazione della lotta per la sopravvivenza degli animali della foresta; si autoritrasse in centinaia di opere cogliendo il tormento e l’amarezza che lo avevano segnato. Talvolta trovava un po’ di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e degli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Nel 1937 venne nuovamente ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di San Lazzaro a Reggio Emilia per autolesionismo e per “psicosi maniaco-depressiva” nel marzo del 1940.
Era il 1948 quando cominciò a esporre le sue opere in piccole mostre, ottenendo, sotto la guida di Mazzacurati, qualche riconoscimento e guadagnando i primi soldi. Ma il successo fu breve: dopo essersi permesso solo qualche lusso, nel 1962 venne colto da una paresi e ricoverato all’ospedale di Guastalla dove continuò a dipingere e dove terminò la sua vita il 27 maggio del 1965.
LA VICENDA ARTISTICA DI LIGABUE
Tra i pittori più amati del Novecento, Antonio Ligabue è considerato il pittore naïf per antonomasia, l’artista visionario, autodidatta e sfortunato che è riuscito a entrare nell’animo del grande pubblico. È stato capace di parlare con immediatezza e genuinità a tutti, a chi ha gli strumenti per capirne il valore storico-artistico, così come a chi semplicemente gode della bellezza assoluta delle sue opere. Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato protagonista di film e sceneggiati televisivi.
LA MOSTRA
Raccontato tutto questo la grande mostra allestita dal 25 marzo al 8 ottobre 2023 (prorogata fino al 29 ottobre) al Polo Museale Castello Conversano (Bari), curata da Francesca Villanti e prodotta e organizzata da Arthemisia. Attraverso oltre 60 opere, la mostra propone il racconto della vita e dell’opera di Ligabue, l’uomo che fece della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
La mostra permette di approfondire i nuclei tematici dell’artista, pochi soggetti sempre ripetuti da cui emergono con forza la sua straordinaria sensibilità e la dolcezza della sua anima fragile. Sofferenza e talento che trovano nella creatività il mezzo per riempire il vuoto dell’abbandono e superare il disagio dell’emarginazione e della malattia mentale.
Seguendo una ripartizione cronologica, sono narrate le diverse tappe dell’opera dell’artista a partire dal primo periodo (1927-1939), quando i colori sono ancora molto tenui e diluiti, i temi sono legati alla vita agreste e le scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi; pochissimi gli autoritratti.
Il secondo periodo (1939-1952) è segnato dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione. Il terzo periodo (1952-1962) è la fase più prolifica in cui il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da stagliare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. È densa in quest’ultimo periodo la produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.
Tra i capolavori esposti vi sono Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Autoritratto con sciarpa rossa (1952- 1962) e Ritratto di Marino (1939- 1952), accanto a sculture in bronzo come Gufo con preda (1957-1958).
In mostra anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni quali Civetta (1952-1962), Iena (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e un focus sulla sua incredibile vicenda umana. Ancora, documenti sulla vita dell’artista, la proiezione del film documentario di Raffaele Andreassi del 1961 e diverse foto risalenti agli anni Cinquanta. Catalogo edito da Skira.
C.S.M.
Ufficio Stampa, 16 febbraio 2023
Immagine di copertina: Antonio Ligabue
Leone con leonessa, s.d. (1932-1933) Collezione privata
ANTONIO LIGABUE
25 marzo – 8 ottobre 2023 (prorogata fino al 29 ottobre)
Polo Museale Castello Conti Acquaviva D’Aragona
Corso Domenico Morea – 85025 Conversano (BA)
+39 0804958525
museco.info@gmail.com
https://www.beniculturali.it/luogo/castello-di-conversano