A Palazzo Attems Petzenstein una vasta esposizione di creazioni di design e di moda evocano la nascita del ‘Miracolo italiano’.

Il mito dell’Italian Style prese corpo 70 anni fa, negli anni ’50, quando l’Italia, reduce dalle ferite della guerra, scelse di aggredire il futuro. Presto sarebbe arrivato il cosiddetto “Miracolo italiano”, con le sue grandezze e fragilità, ma quel mito non si è mai offuscato, qualificandosi progressivamente sino ad imporsi come il plus del nostro Paese nei settori più diversi.

La grande esposizione curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, affiancati da un nutrito gruppo di importanti specialisti, rilegge quel momento storico alla luce di due specifiche componenti: la moda e il design, comprendendo in quest’ultimo anche la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana, più artigianale in epoche passate. A latere, un terzo fattore, il cinema, che di quell’Italian Style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.

La mostra “Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile” è promossa e organizzata da ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia. Si può ammirare nel sontuoso Palazzo Attems Petzenstein, nel cuore di Gorizia (futura Capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica nel 2025) dal 21 marzo al 27 agosto 2023. Catalogo Edizioni Antiga.

APPROFONDIMENTO: IL PERCORSO ESPOSITIVO

DESIGN E ARTI APPLICATE
L’arco temporale preso in esame è idealmente quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, momento aurorale del design italiano che sarebbe divenuto celebre come “Made in Italy”.

La sezione Design e Arti Applicate ospita circa 150 pezzi, provenienti da collezioni pubbliche e private, è curata da Carla Cerutti e si avvale della consulenza scientifica dell’Associazione degli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo.

La sezione spazia dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi, scegliendo tra le eccellenze più esemplificative del periodo, sia dal punto di vista creativo che innovativo. I mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima; le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni; le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, Clara Garesio, la San Polo o, ancora, quelle “d’autore” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi.

La ricchissima e straordinaria produzione muranese viene esemplificata attraverso il meglio della Venini & C. (Fulvio Bianconi e Paolo Venini), di Aureliano Toso (Dino Martens), di Barovier & Toso (Ercole Barovier), e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli per Seguso Vetri d’Arte e le preziose reazioni policrome di Giulio Radi.

Completano il quadro innovativo dell’arredamento preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, alcuni su disegno di Gio Ponti, argenti di Lino Sabattini, Eros Genazzi e la nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi.

Non possono poi mancare stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti.

Contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954. A questo tema è dedicata una sezione della mostra.

MODA
Gli anni Cinquanta rappresentano anche per la moda un decennio di fondamentale importanza, tanto che al 1951 si fa risalire la nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini, imprenditore che ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento, selezionati tra quelli che sceglievano di non ispirarsi alle tendenze provenienti da Parigi, che sin dal Settecento era considerata la patria della moda. Cominciava così la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che radunavano i compratori di tutto il mondo ponendo le basi del fenomeno dell’Italian Fashion.

È esposta una selezione dei più significativi modelli del periodo, abiti e accessori, tra i quali creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo. Queste firme annoveravano tra la propria clientela le stelle del cinema hollywoodiano come Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Esther Williams, oltre alle dive “nostrane” come Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli. Al termine del decennio aprirà il suo atelier Valentino, che impronterà del suo stile i decenni successivi.

Nella promozione della nascente moda italiana sul piano internazionale si miscelavano sapientemente ingredienti unici come il patrimonio culturale italiano, un’artigianalità di altissimo livello e la vetrina offerta dalle produzioni cinematografiche. Se le capitali nazionali della moda erano Roma, Firenze e Milano, a nordest si preparavano dei talenti creativi destinati a grandi successi. Il triestino Renato Balestra, nel periodo considerato, era un apprezzato disegnatore per Schuberth e le Sorelle Fontana, ma avrebbe aperto un proprio atelier alla fine del decennio; a Milano già operava Gigliola Curiel. Mila Schön e Ottavio Missoni, entrambi dalmati, si affacciavano sulla scena della moda proprio negli anni Cinquanta per trionfare nel decennio successivo.

La sezione Moda è curata da Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin con la partnership della Fondazione Roberto Capucci e la collaborazione dell’Archivio della Moda italiana di Giovan Battista Giorgini e dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma. I capi in mostra arrivano dalla Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, dalla Fondazione Roberto Capucci e dagli archivi delle maison, come ad esempio il Museo Salvatore Ferragamo, l’Associazione Germana Marucelli, la Fondazione Micol Fontana, la Fondazione Archivio Emilio Pucci.



C.S.M.
Ufficio Stampa, marzo 2023
Immagine di copertina:
A sinistra Roberto Capucci, abito da cocktail, A/I 1956-57,
Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, Foto Fabio De Benedettis.
A destra: Gino Valle, orologio da tavolo/muro Cifra 5, 1956, Solari Udine,
Noleggiocose di Andrea Moscardi

ITALIA CINQUANTA. MODA E DESIGN. NASCITA DI UNO STILE
21 marzo – 27 agosto 2023

Palazzo Attems – Petzenstein
piazza Edmondo De Amicis 2, Gorizia
Tel. 0481 385335
musei.erpac@regione.fvg.it
https://musei.regione.fvg.it/