Al Museo Bailo, una mostra mai tentata prima raduna opere che ‘pesano tonnellate e sembrano leggere come una piuma’, per dirla con le parole di Martini.
A 30 anni dall’ultima grande mostra trevigiana e a 75 dalla prima, il Bailo, con la curatela di Fabrizio Malachin e Nico Stringa, propone la retrospettiva dal titolo “Arturo Marini. I capolavori”, dal31 marzo 2023 al 30 luglio 2023. Per il pubblico, una imperdibile occasione per percorrere tutte le fasi della produzione artistica dello scultore trevigiano, e per gli studiosi per formulare il nuovo punto sugli studi martiniani, evidenziando il ruolo e la modernità di Martini nella scultura europea del Novecento.
Martini è stabilmente protagonista al Bailo, grazie all’ampia collezione di sue opere patrimonio del Museo, che datano dalla produzione giovanile agli anni della maturità dell’artista. Un’opera di Martini, Adamo ed Eva, dalle dimensioni monumentali, funge da biglietto da visita del Bailo, grazie a una parete finestrata che la lascia intravedere anche ai passanti sulla pubblica via. È un capolavoro che Treviso si è conquistata grazie ad una pubblica sottoscrizione indetta nel 1993, giusto trent’anni fa.
APPROFONDIMENTO: LA MOSTRA
Cinque le sezioni in cui si articola questa grandiosa esposizione.
Il percorso prende il via dalla sezione permanente che il Bailo riserva allo scultore. Qui ad essere ripercorsi sono gli anni dell’apprendistato, segnati dall’influsso di maestri come Giorgio Martini (padre del già celebre Alberto) e Antonio Carlini. Di lì a poco giungono le prime mostre a Treviso e a Venezia e i primi riconoscimenti. Poi la lunga permanenza a Monaco e l’influenza di Parigi. Alle sculture, con opere in gesso e in cemento si affianca l’importante esperienza grafica e quella ceramica, per la quale collabora con la fornace Gregorj.
Come nella mostra del 1967, sono collocate in apertura della seconda sezione il Leone di Monterosso – Chimera, e quel Figlio prodigo che fu scelto come manifesto della mostra. La conformazione fisica del museo consente di riservare ciascuna sala ad un preciso focus intorno a un singolo capolavoro: ad esempio, la sala riservata alla Donna che nuota sott’acqua. Per la prima volta viene presentato, accanto al marmo, anche il bronzo ‘preparatorio’ mentre le tecnologie multimediali restituiscono l’illusione di entrare sott’acqua. Una sala è dedicate al confronto tra La Pisana e Donna al sole. Due nudi di donna che sono una melodia armonica, il giorno e la notte, avvicinate per la prima volta in un allestimento. E ancora Tobiolo, opera che ottenne per la prima volta unanimi consensi a Milano, Venezia, Parigi. Pubblicato sulla prima pagina del “Corriere della Sera” del 17 maggio 1935, segnò una sorta di consacrazione nella carriera di Martini. Al Tobiolo che stringe nelle mani un pesce è accostato il più tardo Tobiolo “Gianquinto”.
Non mancano le opere mai viste, come il mastodontico Sacro Cuore, la prima scultura su tema sacro eseguita dallo scultore. Il gesso, modellato nel 1929 quando si trovava a Monza per la chiesa di Vado Ligure, fu rifiutato perché ritenuto incongruo rispetto ai tradizionali canoni dell’arte sacra: gelosamente conservato dall’artista nella sua casa-museo sarà esposto in una mostra per la prima volta.
Altro gesso dalle grandi proporzioni è La sposa felice. Comparsa per la prima volta alla I Quadriennale di Roma, quella vinta da Martini, è un tripudio di ornamenti, pizzi, rigonfiamento di tessuti, ed è celebre perché lo scultore stesso scalpellò via il volto. Molti altri capolavori completano questa ampia sezione che occupa tutto il piano terra del museo.
La terza sezione è interamente riservata alle maioliche, sculture di piccolo formato che esprimono tutta la tenacia e la curiosità con cui l’artista ha sperimentato ogni materiale possibile e fungono da laboratorio per rielaborazioni successive. Una sezione nella sezione è dedicata ai pezzi unici modellati e maiolicati presso l’ILCA di Nervi.
Accanto alle commissioni monumentali Martini si applica, quasi per contrasto, alla creatività in opere di più piccolo formato. La riflessione sull’antico, dopo la visita a Napoli, lo portò a Blevio sul lago di Como a creare in poche settimane una serie di capolavori in gesso dove lo studio sulla costruzione e il movimento della figura portano a soluzioni antitetiche rispetto a quelle monumentali. Ricerche e sperimentazioni che nella terza sezione consentono di raccontare l’artista in costante ricerca, capace di ispirarsi continuamente e rielaborare in modo del tutto personale.
Al Martini pittore è dedicata la quarta sezione. A evidenziare come disegno, grafica e pittura siano tracce di una ricerca parallela e complementare alla scultura, evidente nelle cheramografie (termine da lui inventato per stampe da matrici di “sfoglia” d’argilla) degli anni di Ca’ Pesaro e nella grafica “neomedievale” di soggetto religioso, a cui è dedicata anche una sezione della permanente, per l’occasione integrata da opere mai prima presentate in una mostra.
A concludere il percorso è “La maturità nei capolavori del Bailo”, con una scelta di capolavori sorprendente. Le prime sale sono dedicate ai bronzi degli anni ’20, piccola plastica e rilievi degli anni ’20, disegno, grafica e pittura. È alla luce del chiostro del Museo, in uno spazio silenzioso e sospeso, che si compie uno dei più poetici capolavori di Martini, La Venere dei porti, in una dimensione che ha a che fare col senso dell’attesa, della solitudine e della noia racchiusi nel malinconico nudo di una donna che aspetta “l’Amore”. Il percorso si conclude in quel chiostro che ospita Adamo ed Eva, l’opera simbolo del Museo e della mostra.
M.C.S.
Ufficio Stampa, marzo 2023
Immagini messe a disposizione da Studio Esseci
Immagine di copertina: Arturo Martini, Tobiolo, 1933, bronzo
ARTURO MARTINI. I CAPOLAVORI
31 marzo – 30 luglio 2023
Museo Luigi Bailo
Borgo Cavour, 24 – 31100 Treviso
Info: Musei Civici di Treviso
+39 0422 658951
info@museicivicitreviso.it
www.museicivicitreviso.it