Inaugurata la sezione di storia della moda e del costume del Museo di Palazzo d’Arco Mantova. 100 anni di haute couture dagli inizi del XIX alla metà del successivo.
La città di Mantova ha ora uno spazio pubblico riservato alla storia della moda e del costume: Palazzo d’Arco. Nella casa museo dei conti d’Arco, dal 24 marzo 2023 è possibile visitare una sala, quella neoclassica al piano nobile della dimora, interamente dedicata a ciò che la moda racconta: storie di famiglia, sartoria e haute couture. Fondazione d’Arco è capofila di un progetto articolato che ha coinvolto vari soggetti pubblici e privati, e che ha raggiunto una tappa decisiva: il restauro di 100 capi del guardaroba d’Arco e l’allestimento della sala espositiva.
Un grande lavoro, progettuale ed esecutivo, che ha coinvolto oltre lo staff del museo, i laboratori RT Restauro Tessile di Albinea (Reggio Emilia) per gli interventi conservativi ai tessuti, Galenos Agenzia di comunicazione, Cartepestebludiprussia di Modena per la realizzazione di manichini artigianali con le sembianze dei conti d’Arco, il tutto con la supervisione della Soprintendenza di Mantova.
Abiti e calzature, cappelli, fiori artificiali e delicate piume in un percorso narrativo di 150 anni di storia dagli inizi del XIX secolo alla metà di quello successivo. La protagonista di questo viaggio è ancora una volta la contessa Giovanna d’Arco, della quale quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte. Donna colta e lungimirante, nella sua visione museale seppe trovare uno spazio anche per i tessuti e gli abiti, preservando i capi di valore oggettivo, simbolico ed affettivo, custodendoli negli antichi bauli da viaggio riposti là dove un tempo si trovava “la guardaroba”.
L’ESPOSIZIONE
Gli abiti sono esposti in una grande teca concepita come “stanza espositiva” per mantenere il carattere evocativo che contraddistingue le sale del museo. Allestimenti a rotazione con precisi temi e focus temporali, ogni tre mesi circa, per ragioni conservative e per valorizzare al meglio la collezione in continuo dialogo con la dimora e l’intero patrimonio di famiglia: i dipinti e le fotografie mostrano volti e acconciature dei proprietari degli abiti, gli oggetti di uso quotidiano raccontano di consuetudini e gusti legati alle mode imperanti, gli abiti più prestigiosi svelano il nome della sartoria e i periodici femminili di costume e società mostrano puntualmente i cambi di rotta presentando i figurini con le novità dell’Haute Couture e le dive che ne vestono le magnifiche realizzazioni.
Le riviste di moda, di cui si conservano oltre 60 titoli, sono la cassa di risonanza delle tendenze che vengono esportate da Parigi in tutto il mondo e la loro diffusione dimostra l’incremento della lettura presso il pubblico femminile che sogna eleganza e buon gusto. A fine Ottocento bastava una rivista di moda per fantasticare e varcare le porte delle “eleganti”.
A inaugurare questa esposizione è stato Massimo Cantini Parrini, storico del costume e talentuoso costumista italiano. Al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma è stato allievo del premio Oscar Piero Tosi, poi attivo nella prestigiosa Sartoria Tirelli, e a fianco di Gabriella Pescucci, anche lei premio Oscar, iniziò il suo straordinario percorso nel cinema. Cantini Parrini è anche un grande collezionista di abiti d’epoca, la cui raccolta che iniziò da ragazzo conta oggi oltre quattromila pezzi dal Seicento agli anni novanta del secolo scorso. In qualità di curatore scientifico della sezione di storia della moda e del costume del museo, Massimo Cantini Parrini ha realizzato il primo allestimento di abiti scattando una fotografia del vivace e moderno primo decennio del Novecento.
La sala dedicata alla sezione della moda è parte integrante del percorso di visita ordinario del museo, fruibile con la visita guidata che normalmente accompagna il pubblico. A breve sarà presentato in aggiunta un percorso di visita dedicato solo alla storia della moda e del costume che partendo dalla ritrattistica della ricca quadreria del museo approderà all’esposizione degli abiti. Un’anticipazione di questo percorso è l’esposizione al pubblico del dipinto Ritratto di Virginia Chigi di Bagno attribuito a Giuseppe Razzetti e sino ad oggi conservato in uno dei salotti privati a piano terra di Palazzo d’Arco.
APPROFONDIMENTO: GLI ABITI ESPOSTI
Sartoria Filippo Mattina, Roma
Completo Smoking in tre pezzi, 1897 ca.
Cilindro in lapin nero, 1900 ca.
Panno di lana, raso di seta, fettuccia di seta, taffetas, cotone
Completo da sera appartenuto al Conte Antonio d’Arco, composto da giacca, camicia, gilet e pantaloni. Giacca in panno di lana monopetto con revers sciallati in raso di seta e tasche con patta, bottoni fasciati in seta, fodera in taffetas di seta. Gilet con revers sciallati e tre bottoni stessa lana. Pantalone tagliato dritto stessa lana. Camicia in fine cotone inglese ancora perfettamente inamidato allo sparato, collo e polsi. Il cravattino a farfalla completa la mise. Lo smoking è l’evoluzione della smoking jacket. Nata in Inghilterra verso metà ‘800 come giacca o completo maschile usati per preservare gli abiti dall’odore acre del tabacco nel fumoir; diventa sul finire del secolo scorso icona di moderna eleganza per la sera sorpassando il frac ed arrivando ai giorni nostri come unico e indiscusso abito elegante per l’uomo. Il completo è accompagnato da un cilindro in lapin nero pettinato a specchio, firmato internamente dalla Maison de Chapellerie di V. Bessi che aveva sedi nelle più grandi capitali della moda italiane come Roma, Firenze, Napoli e Torino.
Sartoria Maison Finzi, Milano
Completo da ricevimento in due pezzi, 1913 ca.
Charmeuse di seta, taffetas di seta, seta pelle d’uovo, pizzo meccanico, cotone, perline di vetro e strass
Elegante completo da ricevimento appartenuto alla Contessa Giovanna d’Arco, in charmeuse di seta turchese, è composto da corpetto con scollatura a “V” davanti e dietro e sblusatura mediante gros interno, maniche in pizzo meccanico violetto, ricamo a piccoli riquadri, a guisa di spilla, sul davanti all’altezza del seno in perline e strass. La Gonna jupe entravée, taglio lanciato in Francia da Paul Poiret verso il 1910, è drappeggiata sul lato sinistro ed allacciata dietro, formando un piccolo strascico. Il sarto Carlo Finzi fondò l’omonima casa d’Alta Moda milanese sul finire dell’800, attività che proseguì con i figli Edgardo e Guglielmo detto William fino al 1944, anno in cui entrambi i fratelli furono prelevati da casa in quanto ebrei e deportati nei campi di concentramento nazisti dai quali non fecero più ritorno.
Sartoria francese ignota
Robe manteau, 1912 ca.
Panno di lana, velluto di cotone, seta, filo di seta dorato
Robe manteau appartenuto alla Contessa Giovanna d’Arco in panno di lana verde smeraldo e velluto di cotone nero. Presenta un collo sciallato davanti e alla marinara dietro e maniche con taglio a “pipistrello”, allacciatura asimmetrica lato sinistro mediante bottone ricamato in filo dorato, stessi ricami presenti al polso e al collo del manteau sul dietro. L’ampia e moderna foggia del capo, sicuramente usato per occasioni molto eleganti, è di gusto francese e ricorda le cappe e robe manteau da sera proposte da Paul Poiret e Paquin verso gli anni ’10 del Novecento: capi ispirati all’oriente e alle lascive vestaglie da casa che rivoluzionarono l’uso del cappotto e delle mantelle da sera usate in precedenza. Il soprabito è foderato in seta verde. Si abbinano guanti neri in pelle e una piccola borsetta in taffetas di seta nero plissettato databile agli anni 30 del Novecento.
Zuchermann, Milano
Cappelli, 1907 ca.
Velluto, seta, piume di struzzo, ali
Il cappello era un elemento fondamentale del guardaroba di una donna di classe: non si usciva mai di casa senza cappello e non lo si toglieva nemmeno nei ristoranti e teatri. Il modello che andava per la maggiore era il tipo a tesa larga e di colore scuro, dal bordo irregolare, di dimensioni talvolta enormi, ornati di piume o fiori finti. I copricapi attiravano tutta l’attenzione cui poteva aspirare una donna desiderosa di essere notata per il suo stile.
C.S.M.
Ufficio Stampa, 24 marzo 2023
Immagini messe a disposizione da Palazzo D’Arco
Fondazione d’Arco
Piazza Carlo d’Arco, 4 – 46100 Mantova
T 0376 322 242
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