Mostra nell’ambito dell’acquisizione da parte del Centre Pompidou di una serie di opere NFT. Sovrapposizione tra arte ed economia.

L’esposizione NFT : Poétiques de l’immatériel du certificat à la blockchain” (Poetica dell’immateriale dal certificato alla blockchain), allestita dal 6 aprile 2023 al 22 gennaio 2024 nelle Sale 32 e 33 al livello 4 del Museo Nazionale d’Arte Moderna, riunisce tutti i diciotto lavori relativi alla blockchain che sono stati recentemente acquisiti dal Centre Pompidou. L’esposizione promossa dal centre Pompidou riflette la diversità delle cultureche è specifico del panorama Web3, attraversando i campi dell’arte digitale, crypto art e arte contemporanea che affronta le particolarità dell’economia decentralizzata.

Associare un certificato di autenticità e un registro contabile in una “catena di blocchi” secure digital, l’NFT (o token non fungibile) sembra rispondere agli interrogativi posti dal XX secolo, attraverso l’autenticazione e la circolazione di opere immateriali. Questo supporto di distribuzione e transazione è diventato in pochi anni oggetto di specifiche riflessioni artistiche, che prevedono sovrapposizioni di arte ed economia. Alcuni artisti adottano la cosiddetta tecnologia on-chain codificando il lavoro sulla blockchain della NFT, una sfida che si inserisce nella continuità delle sperimentazioni nell’arte generativa. In altri casi, l’NFT punta a un’opera digitale autonoma, o off-chain, e utilizza essenzialmente una nuova modalità di diffusione.

Le strategie critiche degli artisti in mostra ineriscono forme relative alla finanza, all’ecologia, al diritto d’autore, alla fabbricazione artificiale della rarità nell’era digitale, alla critica istituzionale. Fa eco una selezione di opere e documenti del secolo scorso – attestati, protocolli e loro derivati – a testimonianza di un ricco percorso di riflessioni e concetti relativi al quadro giuridico ed economico delle opere immateriali.

[Sarah Meyohas, Bitchcoin # 9.026, 2015-2021 NFT et vidéo numérique, © Sarah Meyohas et Marianne Boesky Gallery, New York and Aspen. Achat, 2023]

LE OPERE
A partire dal Libretto degli assegni (1959) redatto da Yves Klein per operare bonifici di “un volume di sensibilità pittorica immateriale trasferibile”, fino alle Bolle di Kanazawa (1998) disegnate da Fabrice Hyber per certificare le sue edizioni video, molti gesti anticipano i progressi tecnologici del Web3. L’ironia e la poesia di queste strategie, se rispondono in parte a una presa di coscienza critica degli eccessi del mercato dell’arte, hanno forgiato le forme pionieristiche di una poetica dell’immateriale che aspirava ad ampliare il quadro ontologico dell’opera d’arte.

Il lavoro di Sarah Meyohas, Bitchcoin, del 2015, costituisce una presa in giro del sistema di valori trasmesso dalla blockchain, dove si annidano il glamour del branding, della speculazione finanziaria e del capitale simbolico. Gli artisti crittografici Robness e Larva Labs, armati di uno sguardo ravvicinato alla storia della Pop Art e dell’arte generativa degli anni ’60, progettano all’interno della blockchain gesti di rottura concettuale e invenzione specifici del medium. Nel 1996 Fred Forest è in prima linea quando mette in vendita al pubblico il sito web di Parcelle / Réseau. È questo lavoro che riprende nel 2021 sotto forma di NFT.

Un altro pioniere dell’arte digitale, John F. Simon Junior affianca Rafaël Rozendaal, un giovane rappresentante di questa scena, ciascuno esplorando le possibilità delle composizioni codificate nell’NFT. Jonas Lund attualizza la critica istituzionale impegnando il museo per contratto, mentre John Gerrard pone questioni ambientali al centro delle sue opere, sottolineando il legame inestricabile tra progressi tecnologici e l’alterazione delle risorse naturali. Le piéces di Agnieszka Kurant e Jill Magid mettono in discussione la capitalizzazione delle emozioni nel mondo virtuale, la prima attraverso la storia delle convenzioni monetarie, la seconda attraverso una riflessione sul gioco in linea.

Due opere, infine, commentano la blockchain senza adottarne la tecnologia. Emilia Brout e Maxime Marion, in Nakamoto (The Proof), suggeriscono la materializzazione dell’identità immaginaria del presunto inventore di Bitcoin, mentre Claude Closky mette online sotto a un titolo accattivante, NFT, una piattaforma di vendita disfunzionale.

C.S.M.
Ufficio Stampa, 27 marzo 2023
Immagine di copertina: Jill Magid, Hand-hacked Bouquet 1, 2023
De la collection: Out-Game Flowers NFT et animation 3D sonore
© Jill Magid Achat, 2023

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