Al Museo d’Arte Moderna, 40 opere di una delle artiste più significative del dopoguerra. La ‘Parete cronotipica’ realizzata ad hoc resterà in permanenza al Museo.
L’esposizione si presenta come un’esperienza immersiva e totalizzante in quanto consente una serie d’interazioni con le opere, spiega il curatore della mostra Alberto Fiz.
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera) apre la stagione espositiva 2023 con la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936 – 2020), tra le figure più significative del dopoguerra, dal titolo Alfabeto cosmogonico. La mostra, realizzata in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo di Milano, dal 2 aprile al 25 giugno 2023, analizza l’intero percorso dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua creatività.
Catalogo bilingue (italiano e inglese) edito da Magonza.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso, suddiviso per aree tematiche, si apre con una sezione dedicata all’architettura. Per la prima volta vengono riscostruiti, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Architettura di Mendrisio (hanno lavorato su disegni originali), due progetti concepiti rispettivamente nel 1959 e nel 1965: le Torri cimiteriali (il cimitero si sviluppa in altezza creando le “Twin Towers per i defunti”, diceva Nanda Vigo) e il Monumento per i morti del Vajont. Una serie di documenti video e fotografici illustrano alcuni dei suoi progetti più famosi come la Zero House (1959-1962), la prima delle sue architetture immersive o Scarabeo sotto la foglia (1965-1968) realizzata con Gio Ponti.
La sua indagine più famosa risale alla fine degli anni Cinquanta ed è legata alla “cronotopia”: fusione del tempo (cronos) con lo spazio (topos) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopo – di cui cinque sono in mostra -Nanda Vigo si serve di una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce. Quando questa attraversa i vetri, in maniera differente a seconda del momento della giornata (tempo) e dell’angolo con cui vengono colpiti (spazio), generano sensazioni di mutazioni, impressioni diversamente percepibili dai visitatori. «La luce va e non ha dimensione e si può viaggiare lontano», scriveva Nanda Vigo.
Nello spazio successivo, il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space, realizzati tra il 2010 e il 2015, opere radianti o direzionali in vetro specchiato con all’interno una luce blu che richiama una dimensione cosmogonica. Una sezione è dedicata ai Light tree (1970-1985) che sviluppano un’innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica.
Al secondo piano, il visitatore viene accolto dalla Parete cronotopica di oltre quattro metri, realizzata per l’occasione e che rimarrà in permanenza al Museo di Ascona arricchendone la collezione d’arte contemporanea. L’opera è stata eseguita in base ai progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo che rappresentano un aspetto fondamentale dei suoi interventi architettonici, come dimostra la presenza della Parete cronotopica nella sua casa milanese e in quasi tutti i suoi lavori fino ai più recenti.
Dopo opere che evocano, con infiniti rimandi, il cosmo e la sua simbologia, la rassegna analizza il rapporto che lega l’artista col mondo del design grazie a uno spazio abitabile dove si ritrovano le sue creazioni più famose, tra cui il Mobile cronotopo (1974)o la Golden gate(1969), la sua lampada più celebre con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall’acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici, la Due più (1971) dove la seduta e gli schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio o il lampadario Stars Fell on Alabama (2019) che strizza l’occhio alla musica jazz.
Lo spettatore si trova poi di fronte ai Goral (nella filosofia buddista rappresenta la luce della creazione e nella religione ebraica il destino scelto da noi), due imponenti obelischi della contemporaneità realizzati nel 2015 che custodiscono al loro interno segnali luminosi che evocano universi immaginari.
La mostra si chiude con l’opera che le dà il titolo, Alfabeto cosmogonico(anni ’80)costituta da una serie di strutture trapezoidali ricoperte di specchi. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’installazione creando un linguaggio misterioso. Il meccanismo percettivo è reso esplicito dalla proiezione di Venerezia, Venezia è un’illusione cosmica del 1978, un raro film realizzato da Nanda Vigo che la vede protagonista di una performance, dove elementi specchianti interagiscono sia con l’architettura della città lagunare sia con il suo corpo utilizzando il medesimo linguaggio dell’Alfabeto cosmogonico.
C.S.M.
Ufficio Stampa, marzo 2023
Immagine di copertina:
Nanda Vigo, Genesis 2006, San Fedele Milano 2016 ph. Luca Casonato
NANDA VIGO. ALFABETO COSMOGONICO
2 aprile – 25 giugno 2023
Museo Comunale d’Arte Moderna
via Borgo 34, Ascona (Svizzera)
tel. +41 (0)91 759 81 40
museo@ascona.ch
www.museoascona.ch