La collezione permanente di 85 opere di maestri bolognesi illustra le correnti artistiche del “secolo lungo”. Il nuovo Museo sarà un centro di ricerca e di formazione e organizzerà mostre temporanee ed eventi.

È nata una nuova istituzione dedicata alla pittura bolognese dell’Ottocento e del Novecento: il Museo Ottocento Bologna ha sede in piazza San Michele 4/C, davanti a Corte Isolani, su Strada Maggiore (asse che collega il Museo internazionale e biblioteca della Musica, il Museo Davia Bargellini, Casa Morandi e il Museo Civico del Risorgimento).

Il nuovo Museo, che è stato ufficialmente inaugurato il 20 aprile 2023, è costituito da 12 sezioni espositive con una collezione permanente di 85 opere divisa per nuclei tematici, tra dipinti a olio, acquerelli, disegni e bozzetti, che documenta le principali correnti stilistiche del “secolo lungo” visto dagli artisti dell’area bolognese.

Museo Ottocento Bologna è patrocinato dal Comune di Bologna e va ad arricchire il percorso espositivo cittadino dedicato all’800 e al ‘900. La nuova realtà si inserisce in un progetto di respiro nazionale con l’obiettivo di dialogare con le principali istituzioni italiane

ATTIVITÀ E MISSION DEL NUOVO MUSEO
Oltre alla collezione permanente, Museo Ottocento Bologna organizzerà incontri aperti al pubblico, conferenze, giornate di studi e mostre temporanee.

Grazie ai già acquisiti Archivio Fabio Fabbi e Archivio Emilio Oliviero Contini,  Museo Ottocento Bologna  non sarà solo una sede espositiva ma anche un centro di ricerca. Accoglierà specializzandi e organizzerà studi sui fondi che detiene. Ogni anno, con i ricavi del Museo verrà assegnata una borsa di studio agli studiosi del settore per promuoverne attività e ricerche.

Il Museo, che non ha scopo di lucro, perseguirà finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e il suo principale obiettivo sarà quello di tutelare, conservare, valorizzare e promuovere fondi artistici, librari, archivistici e qualsiasi altra testimonianza sull’attività degli artisti, specialmente felsinei, nati tra il XIX e il XX secolo e facenti parte delle correnti artistiche che si espressero tra l’Ottocento e il Novecento.

Il Museo attiverà tirocini formativi con l’Università di Bologna per far conoscere il patrimonio artistico dell’Ottocento e Novecento bolognese. Infine, l’iniziativa Amici del Museo Ottocento Bologna consentirà ai soggetti interessati di supportare le attività artistiche e i programmi culturali dell’istituzione.

APPROFONDIMENTO: IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo del Museo Ottocento Bologna inizia intorno alla metà del secolo, scandagliando gli sviluppi artistici del territorio attraverso opere di artisti bolognesi come Giovanni Paolo Bedini, Luigi Busi, Fabio Fabbi, Mario De Maria, Alfredo Protti e tanti altri.

La pittura di storia e di impostazione accademica è ben rappresentata dal dipinto di Andrea Besteghi (1817-1869) Cimabue e Giotto, esposto alla prima edizione delle Esposizioni della Società Protettrice di Belle Arti. Si passa al gusto per la “pittura pompeiana” diffuso al tempo, che trova il suo mirabile interprete in Luigi Bazzani (1836-1927), del quale sono esposti due raffinati dipinti a olio raffiguranti vedute partenopee.

Il percorso prosegue con un accenno alla moda dell’epoca per le scene ispirate al Settecento, diffusa dal mercante francese Adolphe Goupil. Questa tendenza di guardare al passato con l’occhio del collezionismo, può essere riassunta dall’opera di Alfonso Savini (1836- 1908) e di Giovanni Paolo Bedini (1844-1924), artisti che hanno spesso ritratto personaggi “in costume”.

Dalla pittura di storia alla rappresentazione dal vero: i bolognesi protagonisti di questa svolta furono Luigi Busi (1837-1884) del quale sono esposti due inediti, Raffaele Faccioli (1845-1916) e Luigi Serra (1846-1888) di cui il Museo conserva un fondo di quarantasette disegni.

Sulla scia di un inedito interesse per il Naturalismo, coevo a quello dei toscani Macchiaioli, a Bologna si affermano Coriolano Vighi (1845-1905) artista ammirato e conosciuto anche all’estero che ha realizzato opere perfino per gli Zar di Russia, Alessandro Scorzoni (1858-1933) che visse in povertà e del quale sono in mostra due opere, e soprattutto Luigi Bertelli (1833-1916), originario di San Lazzaro, che, da autodidatta, rivoluzionò la pittura bolognese da lì in poi.

Avvicinandoci alla fine del secolo – Fin de Siècle – con la maturazione di nuovi gusti e sotto la spinta di una poderosa rinascita economica, a Bologna emergono Fabio Fabbi (1861-1945), il budriese Augusto Majani (1867-1959), Alfredo Savini (1868-1924) e altri. La sezione è composta da numerosi capolavori che ben illustrano l’agio, le possibilità e la spensieratezza di un’epoca. Tra questi spicca un “cammeo”: il dipinto ad olio del triestino Marcello Dudovich (1878-1972) che si ritrasse nello studio di fronte a piazza San Domenico insieme alla futura moglie Elisa Bucchi.

Un altro tema interessante è quello dell’Orientalismo, che ebbe importanti echi sia nell’arredamento che nella moda del tempo. Tra gli artisti che ben intercettarono la tendenza ci furono Alberto Pasini (1826-1899), Fausto Zonaro (1854-1929) e i fratelli Alberto (1858-1906) e Fabio Fabbi (1861-1945) che mutuarono la propria passione dai frequenti viaggi in luoghi esotici. 

La sezione dedicata al Simbolismo comprende opere fondamentali per lo sviluppo della corrente a livello nazionale. Apre la sezione L’alunna, di Mario De Maria (che fu tra i fondatori della Biennale di Venezia), opera che rappresenta visivamente una poesia di Gabriele D’Annunzio, mentre un’altra tela è ispirata a un poema del simbolista Stéphane Mallarmé.

Un altro importante autore è Augusto Sezanne (1856-1935) che ideò, nel 1888, l’effige dell’Università in occasione dell’VIII Centenario dell’Alma Mater, e di cui sono esposti tre capolavori.

Una rappresentanza della Secessione (termine che indicava una “rottura” con il passato) si può rintracciare nel lavoro di Carlo Corsi (1879-1966), Alfredo Protti (1882-1949), Guglielmo Pizzirani (1886-1971), Garzia Fioresi (1888-1968), Giovanni Romagnoli (1893-1976). Emma Bonazzi (1881-1959) fu tra le artiste più importanti del “Déco bolognese” e la sua arte fu influenzata da Egon Schiele e Gustav Klimt.

Trovano posto nel percorso di mostra anche alcune opere a sfondo religioso, come l’Ecce Homo di Fabio Fabbi, e la sezione dedicata alla ritrattistica, inaugurata dal Ritratto della moglie di Alessandro Scorzoni (1858-1933). Degno di nota è anche Alberto Fabbi (1858-1906), un artista che si specializzò in ritrattistica celebrativa, come nella serie dei Ritratti dei Bolognesi illustri (1896-1900). La sezione è arricchita da numerose altre opere di Antonio Maria Nardi (1897-1973) o la serie dedicata ai personaggi dell’arte di Gino Marzocchi (1895-1981).

M.C.S.
Ufficio Stampa, 29 marzo 2023

Museo Ottocento Bologna
Via San Michele 4/C Bologna
Aperto dal 20 aprile 2023 (martedì-domenica ore 10-19)
info@mobologna.it
mobologna.it
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