A Palazzo Pisani Revedin, le stupefacenti e virtuosistiche nature morte del pittore, definito il ‘Caravaggio del XX secolo’ da Federico Zeri.
La pittura stupefacente di Luciano Ventrone – per taluni iperrealistica, quasi “metafisica”, più vera del vero – giunge aVenezia nella mostra dal titolo “La natura è morta la pittura è viva”.A due anni dalla scomparsa dell’artista romano (1948 – 2021), tra i più importanti artisti figurativi italiani degli ultimi decenni,le sue famose nature morte, ma non solo, sono esposte a Palazzo Pisani Revedin (Campo Manin) dal 13 maggio al 16 luglio 2023.
«Spesso complicata dall’esercizio dell’anamorfosi più difficile e più spericolata (ma perfettamente svolta e calibrata) la pittura di Luciano Ventrone è una continua scoperta ottica, un incessante recupero della realtà oggettiva, che riemerge dopo l’alluvione di forme astratte, di cerebrali logogrifi, di grumi materici e di scritture gestuali». Così Federico Zeri scriveva dell’artista che aveva attirato la sua attenzione alla fine degli anni Ottanta, e che lo stesso storico dell’arte volle definire“Il Caravaggio del XX secolo”.
Un’intuizione sicuramente illuminante che ha indotto la critica a un confronto tra nature morte di ieri e di oggi e a un’analisi delle affinità tra la pittura del grande seicentesco e le prodezze di Ventrone, ma anche a comprendere gli elementi della modernità e dell’attualità dell’artista e le ragioni ultime della sua arte: la resa particolarissima della luce, la riproduzione virtuosistica dell’oggetto idealizzato, l’analisi quasi microscopica della realtà a cogliere quello che sfugge all’occhio nudo, grazie alla mediazione della fotografia, la ricerca della forma pura e l’esaltazione della tecnica.
Accanto a Zeri, su Ventrone si sono dibattuti, tra gli altri, intellettuali ed esperti comePaolo Portoghesi, Duccio Trombadori, Cesare Biasini Selvaggi, Marco Di Capua, Vittorio Sgarbi, Edward Lucie-Smith, Victoria Noel-Johnson.
A Venezia sono esposte 35 tele dell’artista, comprese tre “eccezioni” al genere della natura morta come “Alice”, nudo di donna ritratta di schiena del 2015, e due marine del 2011 e del 2021.
Secondo il curatore Luca Beatrice, Ventrone «raffredda, anzi congela» il soggetto scelto: «lo viviseziona portandolo sull’orlo del baratro, oltre non c’è più nulla e neppure un’immagine riprodotta tecnicamente può varcare questo limite. Se si chiama morta questa natura un motivo ci sarà – invita a riflettere Beatrice – Ventrone prende alla lettera la sfida restituendone un sentimento obitoriale. Non c’è più niente di vivo nel suo quadro, tranne la pittura. La natura è morta, la pittura è viva».
Non ci può essere sintesi più efficace per esprimere la vitalità intrinseca nella pittura di questo rabdomante del pennello che definiva se stesso “un astrattista alle prese con la realtà”, “un metafisico costretto a misurarsi con la caducità della natura” quasi a intendere che la sua era una lotta contro la decomposizione, contro la morte.
La mostra è promossa dalla Venice International University e dalla Fondazione Ventrone Gibilisco, con l’organizzazione de il Cigno GG Edizioni e Villaggio Globale International.
C.S.M.
Ufficio Stampa, 4 maggio 2023
VENTRONE. LA NATURA È MORTA LA PITTURA È VIVA
13 maggio – 16 luglio 2023.
Palazzo Pisani Revedin
Sestiere San Marco 4013/A, Venezia
Telefono: +39 041 564 9547
Email: info@palazzopisanirevedin.it
www.palazzopisanirevedin.it