Completato il bio restauro del capolavoro di Sansovino nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, condotto con un metodo sperimentale.
Un intervento all’insegna di tecniche sostenibili e all’avanguardia ha permesso di restituire la leggibilità al capolavoro di Jacopo Tatti, detto il Sansovino (1518-1521): la Madonna con il Bambino, nota con il nome di Madonna del parto, custodita nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma. Commissionato nel 1516, il gruppo scultoreo viene ultimato da Sansovino nel 1521. Nell’opera coesistono influenze classiche e contemporanee e non mancano fascinazioni e influenze di Michelangelo e di Raffaello.
Promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, il restauro è stato realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo nell’ambito di Restituzioni, il programma della Banca per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese.
La scultura, raffigurante la Madonna con il bambino Gesù, è scolpita in un unico blocco di marmo di Carrara bianco cristallino, a grana fine e caratterizzato da venature tendenti al grigio. Si sviluppa nel complesso per circa 181 centimetri in altezza, per 115 in spessore e circa 100 in larghezza.
L’intervento, condotto dalla restauratrice Anna Borzomati, è durato sei mesi e ha visto l’impiego congiunto di metodologie e indagini non tradizionali: un vero e proprio bio restauro, rispettoso della materia su cui agisce, dell’ambiente e della salute sia del restauratore sia del fruitore dell’opera all’interno di uno spazio chiuso come quello di una chiesa.
La delicata fase di rimozione dal gruppo scultoreo dei depositi di olii, cere, proteine e resine sintetiche, che deturpavano il marmo bianco con evidenti macchie di colore bruno, è avvenuta con l’utilizzo di batteri, un metodo sperimentale nel campo del restauro. Il progetto è stato corredato dall’impiego di una dettagliata fase di documentazione grafica realizzata grazie alla creazione di un modello 3D.
La Madonna del parto è una delle poche opere del Rinascimento italiano capace di conservare, ancora nel XXI secolo, un forte carattere devozionale, per il suo legame con l’esperienza della maternità. Non è raro assistere all’omaggio di fedeli che, inginocchiati, pregano e depositano ex voto.
CONDIZIONI DELL’OPERA
Al momento del restauro l’opera si presentava talmente deteriorata da richiedere un intervento conservativo immediato. L’intero monumento, compresi i due stemmi laterali della famiglia Martelli, mostrava un pesante imbrunimento, esteso a macchia sulla superficie marmorea, dovuto alla consuetudine dei fedeli di toccare la superficie con l’olio sacro presente nei lumini posti lì accanto. Una pratica devozionale resa lecita dalla bolla papale di Pio VII che, nel 1822, accordò l’indulgenza a chi avesse baciato le due sacre immagini. Una consuetudine che, nel tempo, ha causato l’usura e la perdita di parte del marmo del piede della Madonna, reintegrato nella prima metà del ‘900 con una lamina d’argento tutt’ora presente.
Durante gli interventi ottocenteschi, che hanno visto la Basilica riempirsi delle ricche e articolate decorazioni parietali di Pietro Gagliardi, vennero realizzati in marmi policromi l’attuale basamento e il panchetto ai piedi del monumento. A quest’epoca sembrano risalire anche le finiture in foglia d’oro di tutto l’apparato architettonico che accoglie il gruppo scultoreo della Madonna con il bambino, che presentavano evidenti segni di degrado.
Le abrasioni e i numerosissimi graffi presenti sulla superficie marmorea sono stati, invece, causati da un’altra, diffusa, pratica devozionale che, come documentato dalle foto storiche, si svolgeva in occasione di particolari eventi liturgici e consisteva nel “vestire” le due figure con corone, collane, bracciali e pendenti, alcuni fissati a ganci metallici sul retro delle statue.
Infine, sempre nel ‘900 sono stati applicati, rispettivamente sulla veste della Madonna e sul Bambino, una cinta e un gonnellino, entrambi in lamina d’argento che, in accordo con la direzione scientifica del restauro, è stato deciso di rimuovere definitivamente per restituire una immagine del gruppo scultoreo il più possibile coerente con le intenzioni del suo creatore.
C.S.m.
Ufficio Stampa, 4 maggio 2023
Immagini: Ufficio Stampa Intesa Sanpaolo
Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio
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