A Palazzo Vendramin Grimani è aperta la mostra dedicata al ‘Marco Polo dell’India’. Per la prima volta riunita la sua intera opera sulla corte Moghul nel XVII secolo.
La mostra racconta la vita e i viaggi di Nicolò Manucci (1638-1720), veneziano di umili origini che, spinto dal desiderio di esplorare il mondo, si imbarcò a Venezia nel novembre 1653 alla volta dell’Oriente, nascosto nella stiva di una tartana, senza fare più ritorno. È il più importante progetto espositivo a lui mai dedicato e vede per la prima volta riunita la sua intera opera e il suo viaggio straordinario da Venezia alla corte Moghul.
La Fondazione dell’Albero d’Oro presenta, dal 29 aprile al 26 novembre 2023, Nicolò Manucci, il Marco Polo deIl’India. Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo, progetto espositivo diretto da Béatrice de Reyniès, curato da Antonio Martinelli e Marco Moneta, con allestimento di Daniela Ferretti e consulenza scientifica di Piero Falchetta.
Per raccontare l’avventura umana e l’atipico viaggio di Manucci viene eccezionalmente e per la prima volta riunito ed esposto a Palazzo Vendramin Grimani l’intero suo lascito, costituito, oltre che dal Libro Rosso e dal Libro Nero, dai due manoscritti che compongono la versione originale della Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni. Operazione resa possibile dalla collaborazione tra la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Staatsbibliothek di Berlino e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
La mostra ripercorre le tappe salienti della vita del viaggiatore veneziano attraverso un percorso che riunisce manufatti ed elementi decorativi di diverse epoche e una selezione di riproduzioni digitali dei manoscritti che permette di scoprire tutte le pagine dei testi e la ricchezza dei colori e delle illustrazioni di un mondo scomparso. Il percorso di visita, nelle sale del primo piano nobile di Palazzo Vendramin Grimani, ripercorre cronologicamente le diverse esperienze del giovane veneziano, contestualizzate dalla presenza di mappe e documenti, oggetti d’arredo, miniature, armi ed elementi bellici.
Non mancano momenti di scoperta e gioco che chiamano il visitatore interagire con le installazioni. Per ridare vita al personaggio e alla storia di Nicolò Manucci, l’artista designer e architetto veneziano Guido Fuga ha realizzato inoltre una serie di acquerelli che rappresentano le tappe della vita del viaggiatore.
In occasione della mostra viene pubblicato il volume I libri indiani di Nicolò Manucci (1638-1720), il secondo approfondimento della collana I Quaderni dell’Albero d’Oro, edito da Fondazione dell’Albero d’Oro Edizioni.
Il sabato e la domenica sono previste visite guidate della mostra in italiano (in inglese su richiesta) senza sovrapprezzo.
APPROFONDIMENTO: LA VITA DI NICOLÒ MANUCCI
L’avventura di Manucci iniziò nel 1653 a soli 14 anni quando incontrò, a bordo della tartana in viaggio da Venezia all’Oriente, Sir Henry Bard, Visconte di Bellomont, segretamente inviato in Persia da Carlo II d’Inghilterra per chiedere un sostegno finanziario a Shah Abbas II contro il repubblicano Oliver Cromwell. In compagnia e sotto la protezione di questo personaggio, il giovane Nicolò Manucci, diventatone l’assistente, attraversò gli immensi territori dell’impero ottomano e persiano fino ad approdare nel 1656 a Surat, a quel tempo il principale accesso marittimo all’India.
Finalmente Manucci raggiunse Delhi e la corte dell’imperatore Shah Jahan, il committente del Taj Mahal. Ebbe così inizio il suo lungo soggiorno in India, durante il quale ricoprì i più svariati impieghi, diventando artigliere dell’esercito imperiale, medico alla corte moghul, commerciante di farmaci e unguenti di sua produzione. Di grande rilievo è inoltre il ruolo di traduttore e intermediario culturale che Manucci svolse tra i Moghul e i rappresentanti degli insediamenti portoghesi, inglesi e francesi in India che lo portò a trasferirsi dalla corte del Gran Moghul alle colonie europee di Goa, Madras e Pondicherry.
In età avanzata Nicolò decise di narrare la propria storia e quella dell’Impero Moghul, della quale fu testimone e attore, ovvero il lungo regno di Aurangzeb (1618-1707), contemporaneo a quello di Luigi XIV, durante il quale l’Impero Moghul raggiunse l’apice della sua espansione, potenza e influenza.
Tale impresa non si dimostrò meno coraggiosa delle precedenti: pur parlando molte lingue, Manucci non era in grado di scriverne quasi nessuna e così decise di dettare le sue memorie a scrivani italiani, francesi e portoghesi. Nacque in questo modo la sua Storia del Mogol, imponente opera letteraria che racconta gli eventi salienti della storia indiana dell’epoca in tre lingue: italiano, francese e portoghese. La narrazione risponde al desiderio di Nicolò Manucci di lasciare traccia della propria avventurosa esperienza di vita e della cultura indiana, di cui divenne raffinato conoscitore, allo scopo di farne giungere notizia in patria. Contestualmente, Manucci commissionò ad artisti indiani un vasto corpus di miniature da inviare in Europa come accompagnamento visivo dei suoi manoscritti, illustrazioni raccolte in due libri, il Libro Rosso e il Libro Nero.
IN CORSO A PALAZZO VENDRAMIN GRIMANI
La mostra fotografica Nikos Aliagas. Regards Vénitiens è allestita al piano terra del Palazzo fino al 26 novembre 2023 (vedi notizia DeArtes qui).
C.S.m.
Ufficio Stampa aprile 2023
Immagine di copertina: Figura di Nicolò Manucci giovane
nel Libro rosso della Bibliothèque nationale de France
NICOLÒ MANUCCI, IL MARCO POLO DELL’INDIA
UN VENEZIANO ALLA CORTE MOGHUL NEL XVII SECOLO
29 aprile – 26 novembre 2023
Fondazione dell’Albero d’Oro
Palazzo Vendramin Grimani
San Polo, 2033 – 30122 Venezia
T +39 041 8727 750
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