Torna a Villa Albani Torlonia la testa della scultura dell’Idrofora recuperata dai ‘Carabinieri dell’Arte’. Restituiti 19 beni sottratti a chiese in Italia, rinvenuti dal Nucleo di Torino.

Grazie al Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri l’opera, sottratta il 20 novembre 1978 (unitamente ad altre quattro opere), torna a far parte di una delle collezioni archeologiche più importanti al mondo e del patrimonio della storica villa romana. Il Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Brigata Vincenzo Molinese, ha effettuato la restituzione il 31 maggio 2023, a Roma presso Villa Albani-Torlonia, alla presenza del Presidente della “Fondazione Torlonia” Alessandro Poma Murialdo.

[Fondazione Torlonia, Testa di Idrofora MFV 521. Villa Albani Torlonia_Credits Fondazione Toronia_Foto Marino Paoloni]

Villa Albani Torlonia a Roma è una sublime testimonianza di unità di ragione e natura: con i suoi busti, bassorilievi, statue, vasi, colonne e capitelli disposti, secondo un preciso progetto d’arredo, nei raffinati interni e negli otto ettari di parco, preserva intatto il sogno di classicismo del cardinale Alessandro Albani (1692-1779) promotore, con il “Cenacolo di Villa  Albani”  (tra cui i talenti di Giovanni Battista Nolli, Giovanni Battista Piranesi e Johann Joachim Winckelmann) del movimento neoclassico, grazie alla Famiglia Torlonia che acquista la Villa nel 1866, ampliando la collezione e il giardino, restaurando la più importante dimora cardinalizia del Settecento.

Una costante e scrupolosa attività di conservazione che ha ottenuto molti importanti risultati: ed è in questo ambito che la Fondazione Torlonia accoglie con gratitudine l’annuncio del ritrovamento e la restituzione da parte dell’Arma dei CarabinieriReparto Operativo Sezione Archeologia del Comando Tutela Patrimonio Culturale, di una testa sottratta negli anni Settanta dal corpo della scultura dell’Idrofora, parte delle collezioni di Villa Albani Torlonia.

Nel febbraio 2015, il Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale era stato informato, dalla Fondazione, che uno studioso tedesco aveva riconosciuto in una pubblicazione d’arte, una testa in marmo, parte di una collezione privata di Zurigo, che sembrava corrispondere a quella asportata dalla statua nel parco di Villa Albani Torlonia. La testa coincideva effettivamente con l’opera identificata nell’inventario n. 521 di Morcelli Fea Visconti. Le indagini condotte dai Carabinieri dell’Arte, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno permesso di accertare che l’immagine raffigurava una testa che faceva parte di una collezione privata di Zurigo (Svizzera).

[Don Giulio Torlonia, Donna Francesca Torlonia, Donna Paola, Generale Vincenzo Molinese, Dott.ssa Daniela Porro, Presidete Fond. Torlonia Alessandro Poma Murialdo]

Le ulteriori indagini del TPC, condotte unitamente alla magistratura svizzera, hanno permesso di dimostrare che l’opera era stata ereditata in buona fede dalla moglie del collezionista, nel frattempo deceduto, e che, a seguito dell’expertise curata dalla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma del Ministero della Cultura che ne ha accertato la corrispondenza con l’opera trafugata, si era dichiarata disponibile alla restituzione. L’opera è stata rimpatriata nell’aprile 2022 e restituita alla Fondazione Torlonia, comodataria della Villa Albani-Torlonia, che ne ha curato il restauro e il riallestimento nella sua sede originaria.

Alessandro Poma Murialdo, Presidente Fondazione Torlonia: «È con soddisfazione e riconoscenza che la Fondazione Torlonia saluta questo importante ritrovamento, da parte del Reparto Operativo- Sezione Archeologia del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La conservazione del patrimonio è infatti il fondamento che orienta tutta la nostra attività. Il ritorno della testa dell’Idrofora acquisisce dunque un valore simbolico rispetto a questo impegno, che trova riscontro anche nei restauri che presentiamo oggi».

[Teutsche Akademie di J. Sandrart, vol.II,2 (1675-79)]

L’ATTIVITÀ DI RESTAURO PORTATA AVANTI DALLA FONDAZIONE TORLONIA
La Fondazione Torlonia, nata per volere del Principe Alessandro Torlonia, porta avanti una scrupolosa attività di tutela, restauro e promozione che ha portato non solo all’apertura dei Laboratori Torlonia per lo studio e il restauro degli oltre 600 marmi della sua collezione, ma anche allo sviluppo di un innovativo programma di conservazione della Villa, un vero laboratorio a cielo aperto che promuove la fruibilità di questo patrimonio e la collaborazione con Università e importanti istituzioni attraverso studi, ricerche e borse di studio, nel solco di una tradizione innovativa caratteristica della vita della Villa sin dalla sua fondazione. 

Le opere della Collezione Torlonia e di Villa Albani Torlonia sono da sempre conservate grazie al lavoro di un gruppo di restauratori e tecnici di fiducia, sotto l’alta sorveglianza del Ministero della Cultura con cui vengono condivisi i criteri di conduzione dei progetti: la Fondazione Torlonia ha così portato a compimento il restauro dell’affresco Il Parnaso di Anton Raphael Mengs, nel salone principale della Villa, considerato il manifesto pittorico del Neoclassicismo, gli affreschi della Sala degli Arazzi e quello, durato tre anni, delle oltre 100 sculture del Kaffeehaus

Recentemente il team della dott.ssa Annamaria Carruba ha restaurato il complesso scultoreo della Fontana di Nettuno, realizzato grazie al contributo dei Cavalieri del Lavoro, mentre il conservatore di Villa Albani Torlonia, dott. Edoardo Filippo Capasso, ha condotto, grazie a un progetto biennale di supporto dello Studio Chiomenti al programma di conservazione, che ha consentito un estensiva campagna di indagini scientifiche sulle opere, quelli dell’Anfitrite e dell’Atleta di Stephanosallievo di Prassitele sul quale sono state ritrovate importanti tracce di colore.

Appena concluso, grazie al contributo della maison Gucci e al lavoro dell’impresa Fratelli Navarra, è anche il restauro del Tempio diruto, una finta rovina realizzata assemblando frammenti antichi, un tipico divertissement che diventerà un modello per le altre grandi ville romane di epoca neoclassica.

Il restauro contemporaneo è un momento di conoscenza in cui si getta nuova luce sulla storia delle opere: per ogni opera restaurata la Fondazione Torlonia pubblica un libro che ne racconta, attraverso schede, disegni e documentazione, la storia conservativa: una fondamentale opera di studio di cui la Fondazione si fa promotrice per favorire non solo la condivisione del suo lavoro ma anche la realizzazione di approfondimenti, ricerche e iniziative in uno scenario di costante evoluzione.

M.C.S.
Comunicati da Sala Stampa Carabinieri TPC e Ufficio Stampa Facco P&C, 31 maggio 2023
Immagine di copertina: Fondazione Torlonia, Testa di Idrofora MFV 521, Villa Albani Torlonia


CARABINIERI TPC TORINO
INDAGINE “PRO ECCLESIA”
RESTITUITE DICIANNOVE OPERE D’ARTE TRAFUGATE DA CHIESE ITALIANE

Diciassette dipinti e due sculture sono stati recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino nel corso dell’indagine convenzionalmente denominata “Pro Ecclesia”. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, era iniziata nell’ottobre del 2021, con il rinvenimento, su una piattaforma online specializzata nella vendita di beni antiquariali, di quattro dipinti rubati il 3 agosto del 1983 dalla chiesa di San Bortolo di Rovigo (RO). Si trattava di quattro opere pittoriche del XVII secolo attribuite al maestro veneto Giovanni Battista Cromer, raffiguranti i santi Ambrogio, Benedetto, Agostino e Gregorio Magno, in vendita a prezzi compresi tra tremila e cinquemila euro.

La ricostruzione della filiera possessoria di quei dipinti ha condotto i Carabinieri a individuare, nel torinese, un deposito di proprietà di un collezionista ormai deceduto che, nel corso di molti anni, aveva acquistato e poi rivenduto numerose altre opere illecite.

L’analisi della documentazione rinvenuta nel magazzino scoperto dai Carabinieri ha permesso di sviluppare ulteriori indagini e scoprire altri beni culturali rubati tra il 1980 e il 1990 alle parrocchie di Rovigo (RO), Longare (VI), Casaleone (VR), San Martino in Este (PD), Bozzolo (MN), Cazzago San Martino (BS), e Montagnana (PD). Quasi tutte le opere erano state vendute più volte sul mercato antiquariale, circolando per anni all’insaputa di venditori e acquirenti ingannati dalle false documentazioni sulla loro provenienza.

In un caso, il riciclaggio delle opere ha portato a una scellerata manipolazione dell’opera come quella rivelata dal rinvenimento di un frammento raffigurante “tre putti” ritagliato da una pala d’altare del XVII secolo attribuito a Francesco Zanella, rubata nel 1981 dalla Chiesa di San Martino in Este (PD).

Il recupero delle numerose opere è stato possibile attraverso un corale impegno di tutte le articolazioni dell’Arma a livello nazionale che hanno consentito di rinvenire e sequestrare le opere a Torino, Milano, Genova, Firenze, Perugia, Ascoli Piceno e Padova. Uno straordinario aiuto nella conduzione delle attività investigative dei Carabinieri è derivato dalla “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

C.S.m.
Sala Stampa TPC, 30 maggio 2023