50.000 presenze di pubblico, da tutta Italia e Europa. La vox populi conferma Mantova quale capitale mondiale della musica e dell’arte.

Bellezza: una parola ultra-sfruttata, ricorrente al punto da suscitare noia nei discorsi ufficiali, ma che a Mantova trova significato autentico. Qui la bellezza, quella vera, è di casa e il termine è l’unico appropriato per rendere giustizia al connubio tra magnificenze artistiche e splendori musicali che, durante Trame Sonore 2023, ha pervaso la città lombarda per l’undicesimo anno. “Cinque giorni al settimo cielo”, recitava il claim. Cinque giorni di pura estasi, premiati da 50.000 presenze che hanno affollato luoghi ricchi di storia: da Palazzo Ducale reggia dei Gonzaga, a Palazzo Te dove è “padrone di casa” Giulio Romano, dal settecentesco Teatro Bibiena in cui suonò Mozart, alla Rotonda di San Lorenzo chiesa medievale risalente all’anno mille. E poi Palazzo D’arco, il giardino di Palazzo Castiglioni, il Palazzo Vescovile, la chiesa palatina di Santa Barbara e l’omonima piazza, piazza Leon Battista Alberti, il Conservatorio e tante dimore nobiliari private hanno aperto le loro porte.  

[MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Sempre fedele a se stesso e sempre capace di rinnovarsi, il Mantova Chamber Music Festival già dal suo primo anno di vita si è ritagliato uno spazio significativo nel panorama italiano ed europeo, da entrambi i “lati del palcoscenico” lo si voglia analizzare. Infatti, alla nutrita schiera di artisti giunti da ogni parte del mondo, quest’anno, con il ritorno alla piena normalità dopo il covid e relativi strascichi, le file assiepate davanti agli ingressi erano formate da visitatori provenienti da ogni dove: non presenze casuali bensì qui attratte proprio dal festival. Anche la visibilità mediatica ha visto un espandersi di critici e giornalisti italiani, europei ed extraeuropei. Motore di tutto è l’indiscutibile qualità delle proposte assicurata da Oficina OCM e dal direttore artistico Carlo Fabiano: una qualità che parte dall’ottimo e si spinge fino all’eccellenza, toccando vertici stratosferici. È una carta vincente anche la varietà dei programmi e, perché no, la quantità dei concerti, oltre 150, distribuiti dalle 9 del mattino fino a oltre la mezzanotte, ininterrottamente.

350 sono stati in totale i musicisti, per la maggioranza nomi ai vertici del panorama internazionale. Tra le tante star, ogni anno arriva a Trame una stella che brilla più delle altre, destinata a “battezzare” la specifica edizione. Quest’anno, senza ombra di dubbio, è stata l’edizione di Martha Argerich.

[Martha Argerich e Dora Schwarzberg. Foto essa a disposizione da Ufficio Stampa Oficina OCM]

L’immensa pianista, leggenda vivente, ha tenuto a Mantova tre concerti nei quali è emersa un’altra caratteristica che rende speciale, anzi unico, Trame Sonore: l’amicizia. La formula della rassegna, infatti, si basa sul creare ensemble, spesso di solisti, che danno vita a gioiellini esecutivi irripetibili. Nel caso di Martha Argerich è stata forte la componente umana, personale e del cuore (elemento indispensabile anche dal punto di vista strettamente interpretativo) che l’ha spinta a invitare una cara amica con la quale in passato ha molte volte diviso il palcoscenico, anch’essa una stella del panorama internazionale: Dora Schwarzberg. La violinista cinque anni or sono, poco dopo essersi esibita a Mantova, era stata vittima di un brutto incidente alla spalla, che l’aveva costretta a una lunga pausa. A Mantova la sua carriera si era interrotta e da Mantova è ora ripartita. Perché, per entrambe queste primedonne, la musica non è un mestiere ma uno stile di vita. Questo, hanno significato i loro tre concerti, tutti dedicati a diverse pagine dell’amatissimo Schumann (la prima volta abbinato a Debussy), in cui le due regine si sono presentate in diverse formazioni, derogando alla “regola” di Trame e concedendo dei bis che hanno mandato in visibilio il pubblico, accorso numeroso come non mai (mai vista in coda tanta gente sprovvista di biglietto, che ha sperato fino all’ultimo di trovare posto).

Nel primo concerto al Teatro Bibiena, il pianoforte di Martha Argerich ha quasi, con affetto, supportato il violino di Dora Schwarzberg, dando forza all’amica in fase di ripartenza, in una esecuzione commovente. Il giorno seguente, nella Galleria degli Specchi di Palazzo Ducale, al loro si è aggiunta Nora Romanoff-Schwarzberg alla viola, il cui talento è favorito dall’essere la sua mamma anche una infaticabile docente, raggiungendo esiti esecutivi di eccellenza. Gli attesi vertici stratosferici sono stati toccati nell’ultimo concerto, di nuovo in Teatro, dove alla pianista, alla violinista e figlia, si sono aggiunti Lucy Hall al violino, dotata allieva della Schwarzberg, e il grande Giovanni Gnocchi al violoncello. Così le due leonesse hanno dato la zampata che ci si attendeva da loro. Da un lato, il tocco limpido e di squisita eleganza della pianista argentina naturalizzata svizzera Martha Argerich, il fraseggio scorrevole, l’uso fluido delle dinamiche e, soprattutto, la ben nota capacità di vedere oltre lo spartito.  Mentre la violinista austriaca Dora Schwarzberg ha ritrovato la voce di sempre del suo strumento, suadente e ammaliatrice, capace di incantare.

Dicevamo che, assieme alle due regine, era un altro fuoriclasse, il violoncellista Giovanni Gnocchi, assai attivo nel festival 2023. Tra le varie occasioni d’ascolto, si è presentato in sestetto con l’altro violoncellista Bartholomew LaFollette, assieme a Suyeon Kang e Nathan Amaral violini, Jennifer Stumm e Aline Saniter viole. Tutti impegnati nel “Souvenir de Florence” di Pëtr Il’ič Čajkovskij, con i suoi temi orecchiabili a cavallo tra spunti attinti al folclore russo e una propensione alla melodia tipicamente italiana che (e qui torna il tema dell’amicizia sul quale poggia le fondamenta Trame Sonore) evoca i giorni felici trascorsi dal compositore nella città toscana. Per descrivere i quali gli esecutori hanno evidenziato i crescendo e diminuendo dinamici, i passaggi più vivaci e i soffusi ‘pianissimo’, tra ritmi serrati e momenti di dolce delicatezza.

[Alfred Brendel. MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Un altro nome entrato nel mito è quello di Alfred Brendel, che da diversi anni assicura la sua presenza a Mantova in veste di Ospite d’Onore e che, nonostante l’età avanzata ne abbia affaticato il corpo, anche in questa edizione ha saldamente condotto una masterclass aperta al pubblico, che ha così potuto assaporare gli insegnamenti del Maestro unitamente alla sua concezione musicale, al suo illuminato pensiero interpretativo.  

È doveroso però fare un passo indietro e tornare alla serata inaugurale del 31 maggio, al momento di apertura con ingresso riservato a inviti affidato al Quatour Hermès. Una formazione di assoluta eccellenza (rimasta tale anche dopo un cambio rispetto al gruppo originario) e che vede Omer Bouchez ed Elise Liu violini, Lou Yung-Hsin Chang viola e Yan Levionnois violoncello. Dei quattro musicisti, strabilia ogni volta la sincronia degli attacchi fulminanti, la capacità di dare un respiro unico, ma veramente unico, agli archi. Per dare il via alla rassegna, il Quatour Hermès ha proposto il Quartetto per archi in mi minore op 121 di Gabriel Fauré. Brano che tesse un fitto dialogo tra gli strumenti, reso dagli interpreti interlocutorio, appassionato, dapprima austero, poi giostrato tra leggerezze e sussurri, infine ritrovando una sia pure incisiva pacatezza, in un susseguirsi di sfumature espressive magistrali.

[Quatour Hermès. Immagine messa a disposizione da Ufficio Stampa Oficina OCM]

Il Quatour Hermés è stato protagonista di altri momenti entusiasmanti, tra cui quello dedicato al Quartetto in fa maggiore di Maurice Ravel dove lo sviluppo dei temi e i continui mutamenti ritmici scritti dal compositore hanno richiesto chiaroscuri esecutivi, transitati da parentesi assorte ad aperture brillanti. Incomparabile, anche in questa occasione, la sincronia emersa soprattutto nel pizzicato del secondo movimento.

La serata inaugurale è poi proseguita en plein air nella suggestiva piazza Santa Barbara, dove ha scatenato l’entusiasmo della folla Javier Comesaña Barrera, violinista spagnolo classe 1999 che ha padroneggiato la tecnica con spiccata personalità nel concerto n.64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Il solista era attorniato dall’Orchestra da Camera di Mantova, diretta da Julio Garcìa Vico con gesto attento alle sfumature dinamiche e al bilanciamento tra le varie sezioni strumentali.

L’OCM è tornata protagonista anche la sera di venerdì, con un programma inusuale che ha abbinato la Trama Wunderkammer al focus compositore, sotto la direzione di Michele Gamba. Infatti, prima della sinfonia “Scozzese” di Felix Mendelssohn-Bartholdy, autore sul quale questa edizione del festival ha tessuto un percorso specifico, è stata proposta “Swell piece n.2” di J. Fenney (1936 – 2006), che ha visto i maestri dell’orchestra girovagare tra il pubblico, impegnati in quelli che sembravano riverberi acustici, esplorazioni della sonorità del luogo, accompagnati da assistenti che mostravano loro il minutaggio del tempo. Poi, come si diceva, il netto balzo stilistico con la “Scozzese”, dove la sensibilità romantica del compositore assume risvolti paesaggistici basati su atmosfere, sensazioni ed emozioni, e dove la varietà cromatica è stata assoggettata allo sviluppo formale, all’unitarietà dell’insieme. Qualche dispettosa goccia di pioggia ha costretto a interrompere l’esecuzione a poche battute dalla fine, determinando, nei giorni seguenti, prudenziali cambi di location.

Nel pomeriggio di giovedì, tra i suoi vari interventi, il Quartetto Klimt, formato da Duccio Ceccanti al violino, Edoardo Rosadini alla viola, Jacopo Di Tonno al violoncello e Matteo Fossi al pianoforte, cui si sono aggiunti Margherita di Giovanni alla viola e Amerigo Bernardi al contrabbasso, ha nuovamente immerso il pubblico del mondo di Mendelssohn-Bartholdy. Il Sestetto op.110 è apparso nella sua sfolgorante brillantezza, e l’esecuzione ha avuto la capacità di compendiare le due anime conniventi dell’autore, ossia classicismo e romanticismo.

[MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Tra le molte occasioni d’ascolto incentrate sul compositore focus di Trame 2023, l’Ottetto op.20 è stato affidato alla scatenata, e scatenante entusiasmo di pubblico, esecuzione dei violini Marco Rizzi, Anush Nikogosyan, Nathan Amaral, Suyeon Kang, delle viole di Jennifer Stumm e Anna Serova, dei violoncelli di Christopher Franzius e Barthollomew LaFollette. Questo capolavoro giovanile presenta una propensione sinfonica che i solisti hanno evidenziato proponendosi come fossero una mini orchestra, collocandosi tutti sullo stesso piano e concentrandosi sulle morbidezze ma ancora più sui ‘rubati’, sui vigorosi e allegri impeti espressivi.

Il focus Mendelssohn ha interessato pure la Sinfonia n.1 in do minore op 11: una “chicca” offerta dal festival in quanto la si è potuta ascoltare nella raramente eseguita trascrizione dell’autore per pianoforte a quattro mani, violino e violoncello, suonati rispettivamente da Roberto Prosseda ed Enrico Pompili, Anuch Nikogosyan, Gregorio Buti. Una esecuzione scorrevole, improntata alla cantabilità, all’eleganza del duplice tocco al pianoforte, in una sintesi romantica di grande efficacia.

[I violoncelli del Mozarteum. MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Tra le formazioni giovanili, tutte scelte tra quelle di comprovato talento e maturità artistica, il pubblico ha molto apprezzato I violoncelli del Mozarteum, impegnati in una serie di brevi composizioni nella piazza Leon battista Alberti molto affollata e festante.

La palma d’oro della simpatia va alla star internazionale del pianoforte, il partenopeo doc Michele Campanella presentatosi al pubblico con una maglietta del Napoli, squadra di calcio del cuore, scatenando un applauso presto convogliato verso il Quartetto Indaco formato da Eleonora Matsuno violino, Ida Di Vita violino, Jamiang Santi viola, Cosimo Carovani violoncello. L’autore prescelto è stato Giuseppe Martucci, anch’egli napoletano vissuto tra otto e novecento il cui nome oggigiorno non appare frequentemente nei programmi. Il suo Quintetto op.45 risente degli influssi romantici tedeschi, che il celebre pianista ha reso con tocco nobile e colori cangianti, di perlacea raffinatezza e di una morbidezza condivisa con l’ensemble.

Tra i fuoriclasse ai vertici del panorama mondiale, ha fatto ritorno a Mantova Nicolas Altstaedt, nella duplice veste di violoncellista, in incontri andati subito sold out, e simultaneamente di direttore nel concerto di sabato sera, spostato repentinamente al chiuso causa meteo avverso (con dimostrazione di efficienza organizzativa dello staff di Oficina OCM che va lodata in toto). Altstaedt ha guidato l’Orchestra da Camera di Mantova attraverso il Concerto op 107 di Dmitrij Šostakovič, il cui esordio presenta un tema declinato in diverse variazioni, cosicché il violoncellista ha potuto far emergere tutto il proprio estro esecutivo e svilupparlo in  pagine cantabili affrontate con suono avvolgente e spiccata melodiosità; poi il dialogo contrappuntistico tra arco solista e orchestra; infine il cambio di registro verso un’atmosfera densa di lirismo, e lunghi momenti dove il violoncello si è prodotto in spericolate acrobazie virtuosistiche e impervie difficoltà tecniche, per concludere in un tripudio di vigore ritmico. Una scelta ideale, per far risaltare la spiccata personalità di Altstaedt e la duttilità dell’OCM.

Non poteva mancare la musica antica, che ha visto “scendere in campo” un bene inestimabile di cui Mantova si fa vanto: l’organo Graziadio Antegnati del 1565 custodito nella chiesa della corte dei Gonzaga, la basilica di Santa Barbara. La straordinarietà dello strumento a canne, la cui voce si è fatta udire in numerosi concerti, è stata sottolineata anche nella conversazione tenuta nel giardino di Palazzo Castiglioni da Carla Moreni e Giuseppe Clericetti, con la partecipazione di Walter Testolin, chiacchierata che ha anticipato il Vespro di Monteverdi che di lì a poco sarebbe stato eseguito in basilica.

Tra i momenti colloquiali non può non menzionarsi Giovanni Bietti, anch’egli amico di lunga data di Oficina OCM, che, tra i suoi interventi divulgativi, ne ha tenuto uno particolarmente interessante per l’argomento insolito, riguardante l’abbinamento che si faceva un tempo tra l’ascolto musicale e la degustazione di vino, riproposto in questa occasione. II momento parlato, conviviale e musicale è stato condotto assieme all’Open Trios, che ha visto lo stesso Bietti alla tastiera, oltre che alla narrazione, Pasquale Laino al saxofono e Luca Caponi alle percussioni.

[Alfredo Bernardini – Ensemble Zefiro. MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Tra le presenze importanti per la musica antica, Ensemble Zefiro, uno dei punti di riferimento internazionali del barocco. Alfredo Bernardini al corno inglese si è anche fatto carico di una introduzione all’ascolto troppo breve! Udire le sue spiegazioni è infatti una delizia pari all’ascolto musicale. Con lui, in brani di autori sei-settecenteschi quali Mancini, Platti, Händel, erano Alberto Grazzi fagotto, Arianna Radaelli clavicembalo e il soprano Carlotta Colombo, a donare un concerto prezioso e raffinato nella Sala dei Fiumi.

Tra le occasioni di ascolto inusuali è spiccata quella offerta dal soprano Gemma Bertagnolli, che a Mantova ha splendidamente spinto cronologicamente in avanti il repertorio da lei maggiormente frequentato, inanellando una sequenza di brevi arie di Guastavino e di Montsalvatge, compositori che condividono il medesimo anno di nascita, il 1912, e di morte, il 2002. A questi autori, Gemma Bertagnolli ha donato una voce capace di mutare non solo nella gamma coloristica ma anche, così è incredibilmente sembrato all’orecchio, nel timbro, magistralmente divenuto elemento espressivo di una interpretazione sempre studiata, sempre consapevole, sempre vivace e accattivante.

[Alessandra Ammara e Roberto Prosseda con Coro Ricercare Ensemble. MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

Discorso a parte meritano i ‘Round midnight, che hanno riscosso inscalfibile travolgente successo, grazie anche all’elisir della buona notte offerto al pubblico per scambiarsi gli ultimi commenti e darsi l’arrivederci alla giornata successiva. Nella suggestiva Rotonda di San Lorenzo, che ha accolto concerti anche durante il giorno, la varietà delle proposte è stata la carta vincente. Qui, la prima notte di festival è stata riservata alla Verklärte Nacht op 4, Notte trasfigurata, un poema sinfonico che Arnold Schönberg compose basandosi sulla poesia di Richard Dehmel. I solisti della NDR Elbphilarmonie hanno padroneggiato il complesso intreccio melodico e contrappuntistico, ponendo in risalto la funzione narrativa e descrittiva della costruzione musicale e guarnendola, con ampio sfoggio cromatico, di suggestioni figurative apparse come fossero mediate dalla sensibilità dell’osservatore.

La seconda notte alla Rotonda ha visto il ritorno dell’iper attivo Giovanni Gnocchi al violoncello, assieme a Alexandra Soumm al violino e Sergey Malov alla viola, nelle famose variazioni Goldberg di Bach che, nella trascrizione per trio d’archi, hanno acquisito particolare fascino.

Il terzo e ultimo ‘round midnight ha visto protagonista una eccellenza mantovana che ha saputo ritagliarsi una posizione di spicco nel panorama italiano ed europeo: il Coro da camera Ricercare Ensemble diretto da Romano Adami, con le voci soliste di Karin Selva e Anna Simboli. La scelta è caduta sul Sogno di una notte di mezza estate op.61. Si tratta delle musiche di scena composte da Mendelssohn-Bartholdy per l’omonima commedia di Shakespeare: un brano quindi destinato ad avere breve vita teatrale e che invece è entrato nell’olimpo dell’immortalità poiché contiene la celeberrima Marcia nuziale. Nel loggiato superiore della chiesa medievale ha preso posto il coro, le cui voci sono quindi ‘cadute a poggia’ aumentando la suggestione, mentre il tessuto musicale è stato affidato al pianoforte, suonato a quattro mani da Alessandra Ammara e Roberto Prosseda. La misura, l’attenzione alle dinamiche, il bilanciamento del dialogo tra voci e strumento, la capacità di passarsi l’un l’altro il testimone narrativo, sono sfociate in una esecuzione di spiccata eleganza stilistica e raffinatezza interpretativa.

[Lonquich, Soumm, Gnocchi. Immagine messa a disposizione da Ufficio Stampa Oficina OCM]

Troppe sono state le Trame per poterle seguire e riferire tutte. Il nostro ultimo ricordo, unito a un ringraziamento di cuore, va a colui che ha contribuito alla nascita di Trame Sonore e al suo straordinario sviluppo durante questi undici anni: l’instancabile, generoso, indispensabile Alexander Lonquich, artista in residence e autentica colonna portante del festival, quest’anno dimostratosi particolarmente in forma, e le sue esecuzioni più del solito appassionate. Tra i tanti momenti entusiasmanti che lo hanno visto seduto al pianoforte, ci limitiamo a segnalare il trio formato assieme ad altri due fuoriclasse: Alexandra Soumm violino e di nuovo Giovanni Gnocchi violoncello. L’autore era Ravel, nel Trio op 67, un brano dalla forma strutturale ben costruita eppure propenso a all’inventiva melodica e armonica, alla quale gli interpreti hanno donato varietà timbrica e colori rilucenti, divenuti sgargianti nel finale.

[Lonquich e Orchestra da Camera di Mantova. MiLùMediA for DeArtes –Trame Sonore 2023]

A Lonquich è spettato anche, come di consueto, dare l’arrivederci al prossimo anno, nel concerto conclusivo della rassegna che avrebbe dovuto svolgersi sotto le stelle e invece è stato traghettato all’interno del Teatro Sociale stante i neri nuvoloni che si stavano addensando. In questa occasione Lonquich, pianista e direttore dell’Orchestra da Camera di Mantova ha proposto l’ouverture da Le nozze di Figaro e il Concerto per pianoforte e orchestra n.25 in do maggiore K 503 di Mozart. Un Lonquich come dicevamo particolarmente ispirato, dal tocco come sempre limpido e pulito, brillante e smaltato, perfettamente tarato nelle dinamiche, attento alle finalità decorative mozartiane estese pariteticamente dal pianoforte all’orchestra in un unicum espressivo, improntato alla raffinatezza non solo esecutiva ma anche di pensiero. Davvero una magnifica serata per concludere la rassegna 2023.

Il Mantova Chamber Music Festival è finito, ma non la sensazione di “sentirsi bene” che questa full immersion musicale lascia in maniera perdurante in chi ha avuto la fortuna di percorrere le sue Trame Sonore in lungo e in largo. La dodicesima edizione è fissata dal 29 maggio al 2 giugno 2024 e nell’attesa i tanti fan potranno rivivere i momenti più significativi del 2023 su Medici TV.

Racconto/recensione di Maria Luisa Abate
Trame Sonore, Mantova 31 maggio – 4 giugno 2023
Immagine di copertina: Martha Argerich e Dora Schwarzberg
Foto messa a disposizione da Ufficio Stampa Oficina OCM