Anche la 75a edizione del Festival Shakespeariano si è inaugurata. L’importante traguardo di longevità della rassegna, uno dei fiori all’occhiello dell’Estate Teatrale Veronese, è stato festeggiato con una serata dai contorni speciali.
A iniziare dalla presenza della Banda Nazionale dell’Esercito italiano, diretta dal Maestro Maggiore Filippo Cangiamila, nel pomeriggio resasi protagonista di un percorso musicale a tappe nelle vie del centro storico di Verona. La formazione orchestrale militare si è poi schierata sul palcoscenico del Teatro Romano per eseguire due brani a tema shakespeariano e un omaggio a Ennio Morricone, di cui in quello stesso giorno ricorreva il terzo anniversario della scomparsa. La carriera del compositore è stata ripercorsa in forma di medley dalle sonorità inusuali in quanto, ovviamente, arrangiato per il peculiare organico che contraddistingue ogni complesso bandistico. Un momento dall’alto valore istituzionale, per il quale, nei discorsi introduttivi, è stato arditamente azzardato un paragone con il sorvolo delle Frecce Tricolori avvenuto pochi giorni prima all’Arena di Verona (vedi recensione DeArtes qui).
Con la Banda dell’Esercito ancora schierata sul palco, ai piedi dello stesso, si è svolta la duplice cerimonia di premiazione prevista prima dello spettacolo, introdotta dal direttore artistico Carlo Mangolini, dal Sindaco Damiano Tommasi e dall’assessora alla cultura Marta Ugolini.
Il Premio ‘Renato Simoni’ è stato tributato all’immenso Franco Branciaroli, che vanta una autenticamente lunga e prestigiosa frequentazione con il teatro italiano nonché con il Romano di Verona dove, tra i molti allestimenti che nel corso degli anni lo hanno visto acclamato protagonista, la scorsa estate ha debuttato un meraviglioso Mercante di Venezia (vedi recensione DeArtes qui). Branciaroli si è dimostrato anche molto simpatico, dapprima dando il “la” alle autorità che gli stavano consegnando la targa, poi promettendo al pubblico di “risparmiarlo” dalla solita lettura di qualche poesiola. Branciaroli infatti aveva in serbo di donare ai presenti una emozione più unica che rara. Ha così estratto dalla tasca una lettera che gli aveva scritto l’amico e collega Carmelo Bene dal letto d’ospedale, prima di cedere alla malattia. Una missiva ironica e toccante che ha aperto una finestra sulla vita privata di questi due giganti del teatro e che, sotto un certo punto di vista, ha costituito il momento più elevato dell’intera serata.
È seguito un altro intervento denso di ricordi impareggiabili. Il Premio ‘Simoni’ – Una vita per il teatro è andato al visibilmente commosso Gianpaolo Savorelli, che è stato direttore artistico del Festival per ben 45 anni su 75 totali. Una presenza di prim’ordine e sostanziale, a cui si debbono un numero incalcolabile di produzioni al debutto, memorabili e che hanno scritto la storia del teatro di prosa non solo veronese ma italiano. Savorelli infatti era riuscito a portare il Festival Shakespeariano ai vertici del panorama nazionale, fino a ritagliare per la rassegna un posto di prestigio in Europa, dove si collocava seconda solo a quella di Stratford-on-Avon. A Savorelli, un grazie di cuore al quale ci associamo.
Dopo tali premesse, ossia dopo aver evocato un passato più che glorioso e il “dono” di Branciaroli di non voler leggere qualche verso frammentario, lo spettacolo è iniziato con tale impegnativo carico di paragone sulle spalle. Il titolo era “Letti d’amore”, dove “letti” era voce del verbo leggere, mentre “amore” era una specifica derogabile. Dopo il medley musicale della Banda, è pertanto seguito un medley shakespeariano su drammaturgia di Fausto Costantini e Raffaello Fusaro. Una lettura a leggio di alcune tra le più celebri pagine del Bardo che ha lasciato la voglia di liriche meno note e più ricercate, visto il contesto shakespeariano doc del festival. Risparmiamo ai nostri lettori l’elenco delle opere da cui provenivano gli stralci, anche perché il pubblico era stato indirizzato in tal senso dall’esaustivo programma di sala e ha inoltre beneficiato delle appropriate, e belle, introduzioni del narratore Andrea Bellacicco, al quale va un “bravo” speciale per le doti attoriali: secondo il modesto giudizio di chi scrive, il migliore in scena.
Ad alternarsi nei “letti”, un poker di attrici e attori dai nomi di spicco che uniscono notorietà a un bagaglio artistico di qualità: Giuliana De Sio e Laura Morante, Francesco Montanari e Filippo Dini. Alle loro voci, alle loro espressività verbali, è stata affidata quasi interamente la capacità evocativa di personaggi e poetiche shakespeariane.
La regia di Raffaello Fusaro, quanto mai minimale, si è avvalsa di pochi spezzoni filmati in bianco e nero e di qualche verso scritto proiettato sul fondale, accompagnati da musiche contemporanee. Una carrellata “riassuntiva” del drammaturgo cinque-seicentesco, condensato in aforismi, monologhi e duetti e, sul finire, napoletanizzato nel tentativo di sottolinearne l’universalità. A completare l’ambientazione appagando anche lo sguardo, i danzatori di ResExtensa Dance Company – Porta D’Oriente diretta da Elisa Barucchieri, i quali si sono saputi ritagliare un meritato apprezzamento di pubblico dando volti (e bei costumi) ai personaggi e producendosi in numeri acrobatici.
Uno spettacolo di indubbia qualità, con interpreti di indiscutibile valore, che tuttavia ha lasciato perplessità circa la calendarizzazione. Inutile negare che per la serata inaugurale del festival Shakespeariano ci si sarebbe aspettati qualcosa di più strutturato, stante anche la varietà e la qualità dei titoli presenti nel cartellone 2023, che, sommandosi a quello dell’Estate Teatrale Veronese (vedi notizia DeArtes qui) proseguirà fino a settembre inoltrato.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto al Teatro Romano di Verona – Festival Shakespeariano, il 6 luglio 2023
Immagini ETV