Al Real Bosco di Capodimonte, l’installazione di Marisa Albanese, vincitrice del PAC 2020. L’opera è creata con i resti dei bombardamenti del ’43.

A quasi due anni dalla scomparsa dell’artista Marisa Albanese (Napoli 1947 – 2021) il Museo e Real Bosco di Capodimonte presenta al pubblico l’ultima opera a cui l’artista stava lavorando: Massi erratici”, il progetto site-specific a cura del direttore Sylvain Bellenger, vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Un’opera di dimensioni ambientali che ha ricevuto il sostegno generoso e affettuoso di Gianfranco D’Amato.

Laureata all’Accademia di Belle Arti di Napoli e in Lettere Moderne a indirizzo artistico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’artista ha esposto le sue opere in numerose istituzioni italiane e internazionali.

Massi erratici è stata inaugurata mercoledì 12 luglio 2023sulle praterie nei pressi di Porta Caccetta, nel luogo dove amici, parenti, colleghi ed esponenti del mondo dell’arte contemporanea le tributarono l’ultimo commovente saluto laico, come lei aveva desiderato.

Galleria immagini dell’opera Massi erratici: https://capodimonte.cultura.gov.it/nel-real-bosco-di-capodimonte-lopera-massi-erratici-di-marisa-albanese/

LA GENESI DELL’OPERA
Il progetto “Massi erratici” è nato dal ritrovamento di circa cinquecento elementi lapidei, resti dei bombardamenti subiti dalla città di Napoli nel 1943, emersi all’interno del Bosco durante i lavori di restauro del giardino storico. Attraverso il recupero, lo studio e la catalogazione di questi materiali, l’artista ha colto l’invito del direttore Sylvain Bellenger a realizzare un’opera dall’aspetto apparentemente monumentale con la quale integrare memoria e ambiente, funzione simbolica, politica ed etica.

Da questi “scarti della storia” è nato un “totem” dal titolo “Massi erratici” nel quale sono inserite due opere iconiche: “Le Combattenti”, una in marmo di Carrara e una in marmo bardiglio. Il progetto è stato realizzato anche grazie al coinvolgimento della Fonderia Nolana della famiglia Del Giudice e all’impegno dell’ing. Giampiero Martuscielli.

Partendo dall’analisi delle rovine, l’opera di Marisa Albanese si sviluppa nella direzione di una rigenerazione con molteplici implicazioni espressive, dalla rielaborazione della memoria, al recupero dei frammenti, tra reinvenzione artistica e mimesi. L’opera diventa immagine-esperienza del continuo processo di distruzione e di rinascita della cultura e dell’arte che accompagna da sempre la dimensione umana e l’ambiente naturale.

LE PAROLE DELL’ARTISTA
Scriveva l’artista nei suoi appunti di lavoro: «Le pietre ritrovate recentemente alle spalle della chiesa di San Gennaro nel Bosco di Capodimonte, erano sfuggite allo sguardo contemporaneo perché coperte dalla vegetazione […] oggi sappiamo che sono portatrici di una memoria dolorosa, le distruzioni della Seconda guerra mondiale. Quello che stiamo vivendo ora con la pandemia mi porta ad accettare la sfida di utilizzare queste pietre, ognuna carica di memorie, e far rivivere quelle masse in forma contemporanea in modo che respirino, leggere, nello spazio». 

Nella scelta del titolo assegnato all’opera, Marisa Albanese scriveva: «Massi erratici o trovantigrandi blocchi di roccia che sono stati trasportati dagli scioglimenti dei ghiacciai lontano dal loro luogo di origine. Mi piace pensare alle pietre ritrovate nel Bosco di Capodimonte, come pietre erranti che sono giunte a noi da luoghi lontani e poi utilizzate per costruire i grandi palazzi nel centro di Napoli. Architetture contenenti vuoti vissuti e attraversati da persone che hanno assistito nel loro quotidiano agli eventi straordinari e banali della vita».

I DISEGNI PREPARATORI ENTRATI IN COLLEZIONE
Marisa Albanese era solita riportare su carta le sue idee progettuali, ogni sopralluogo era accompagnato da un disegno, da uno schizzo, da possibili soluzioni di allestimento. Documenti preziosi, propedeutici alla realizzazione dell’opera, che il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha acquisito e che ora sono parte delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe del Museo.

Marisa Albanese aveva continuato a lavorare sul progetto Massi erratici anche dopo la candidatura del progetto al PAC, prevedendo la realizzazione di una fontana inserita al centro di un’area circolare, un luogo che l’artista aveva definito nei suoi appunti un «giardino della memoria».

IL PIANO DI VALORIZZAZIONE DEL REAL BOSCO DI CAPODIMONTE
Massi erratici si inserisce in un ampio piano di valorizzazione del Real Bosco di Capodimonte, giardino storico oggetto negli ultimi anni di importanti lavori di restauro, al fine di sottolineare la dimensione culturale del Bosco.

Poco distante dall’opera di Albanese si trova la chiesa di San Gennaro, riaperta dopo oltre 50 anni di chiusura grazie a un intervento decorativo dell’artista Santiago Calatrava. In due edifici troveranno ospitalità altre opere di arte contemporanea: la Palazzina dei Principi è destinata ad accogliere la prestigiosa donazione della “Collezione Lia e Marcello Rumma” mentre nell’edificio Cataneo sorgerà la Casa della Fotografia dedicata a Mimmo Jodice, un centro di studio, produzione e ricerca, nel quale saranno esposte anche le serie fotografiche donate dall’artista e le altre di proprietà di Capodimonte e dove sarà allestita la sua camera oscura.

C.S.M.
Ufficio Stampa, 11 luglio 2023
Galleria immagini dell’opera Massi erratici:
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