A Palazzo dei Diamanti e al Castello Estense, tre mostra aperte in agosto, a ferragosto e oltre: fotografia, pittura, scultura.
Ferrara è centro d’arte anche per tutto il mese di agosto. Palazzo dei Diamanti ospita due rassegne: “Incontri. 50 anni di fotografie e racconti”, con oltre 300 scatti di Guido Harari, il fotografo dei grandi della musica (e non solo), e “Thesauros” del pittore onirico Agostino Arrivabene. Mentre al Castello Estense è visitabile la prima grande retrospettiva dedicata ad Arrigo Minerbi, scultore prediletto di Gabriele d’Annunzio.
A PALAZZO DEI DIAMANTI
Palazzo dei Diamanti, il cui edificio è stato recentemente restaurato e riqualificato, ospita due rassegne, entrambe visitabili con un unico biglietto d’ingresso. Apertura fino al 1 ottobre, ogni giorno dalle 11 alle 20 (compreso il 15 agosto).
INCONTRI. 50 ANNI DI FOTOGRAFIE E RACCONTI
16 luglio – 1 ottobre 2023
La mostra racchiude oltre 300 scatti di Guido Harari, il fotografo dei grandi della musica (e non solo). Dopo oltre 40 anni la grande fotografia torna a Palazzo dei Diamanti con un percorso espositivo che riunisce fotografie, installazioni e filmati originali, proiezioni e incursioni musicali, dagli esordi di Harari in ambito musicale come fotografo e giornalista, alle numerose copertine di dischi per artisti famosi – tra cui Fabrizio De André, Bob Dylan, Lou Reed – fino ai ritratti, vissuti come racconto intimo degli incontri con le maggiori personalità del suo tempo.
«Mick Jagger rappresenta l’indistruttibilità del rock: è un extraterrestre, un highlander. Come Keith Richards, più va avanti più diventa inossidabile», ha affermato Guido Harari nel giorno dell’ottantesimo compleanno della star. Ad aprire la mostra, infatti, è un video che raccoglie alcune fotografie del cantante e ha per colonna sonora anche brani suonati dai Rolling Stones. «Tra le immagini che ho scelto ce n’è una che lo rappresenta appieno. È una foto scattata a Parigi nell’82, anno storico e memorabile in cui l’Italia vinse i mondiali. Quella è stata l’unica occasione che ho avuto di immortalare gli Stones. Ero lì sul palco, ad appena pochi metri da Mick Jagger e dal resto del gruppo. Incredibile vederlo ancora in forma smagliante l’anno passato allo stadio Meazza a Milano malgrado l’avvicinarsi dei suoi magici 80 anni».
«Sia che lo si colga lontano dai riflettori e dal suo stesso mito, sia che lo si osservi su un palco, capace come pochi di ‘suonare’ il suo pubblico, di Vasco colpiscono sempre gli occhi. Sono loro a parlare per lui, senza mediazioni, come certe sue massime fulminanti». Vasco Rossi sceglie di descriversi con le parole di Guido Harari, che espone a Palazzo dei Diamanti nella mostra che è simboleggiata su locandine e manifesti (e anche sulla ‘lunetta’ posta all’ingresso del celebre palazzo rinascimentale) proprio dal volto del Blasco. Lo ha fatto con un post sui social (la sua pagina Facebook conta 4,3 milioni di follower), con alcuni scatti a firma di Harari. La foto scelta per la mostra a Palazzo dei Diamanti è un primissimo piano del cantante, del 1990. È lo stesso Harari a raccontare, nel catalogo (pubblicato da Rizzoli Lizard), il ‘dietro le quinte’ di quell’immagine: «Vasco varcò per la prima volta la soglia del mio studio nell’estate del 1985. Con lui l’inseparabile produttore e art director Guido Elmi. Collaborammo spesso fino ai primi anni novanta. Per nulla incline al presenzialismo da star, proteggeva bene la sua vita privata. Lo fotografai anche nella sua terra, nella campagna di Zocca. Dopo i primi ritratti piuttosto leccati per la copertina di ‘C’è chi dice no’, Elmi aveva preferito un tocco di autenticità lontano dai set di studio. Per Vasco comunque l’imperativo era non annoiarsi: le foto, come qualunque altra cosa, non dovevano diventare un lavoro! Mi stupisce e mi onora che questo ritratto sia stato trasformato in tatuaggio da diversi suoi fan».
Con parole toccanti parole Guido Harari ricorda Sinéad O’ Connor, tra le voci più affascinanti degli anni ottanta e novanta, scomparsa da pochi giorni, all’età di 56 anni.
«Addio Musa inquieta e dirompente, incontrata e fotografata all’inizio di quello che sarebbe presto diventato per lei un insopportabile calvario. Che peccato». La foto che rappresenta la cantautrice irlandese nella mostra a Ferrara fu scattata a Milano, nel 1988. «Quando arrivò nel mio studio all’epoca del suo album d’esordio The lion and the cobra, risultò subito fiera e intransigente, apparendo però meno sicura di sé di quanto avrebbe voluto far credere. L’aspettava una vita drammatica e travagliata», sono le parole che Harari, ricordando quell’incontro, riporta nel catalogo della mostra, edito da Rizzoli Lizard. La fotografia di Sinéad O’ Connor, vicina ad altre grandi cantanti come Skin ed Annie Lennox, è tra quelle presenti nella sezione della rassegna intitolata “Remain in light”, che raccoglie i grandi della musica.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con Rjma Progetti culturali e Wall Of Sound Gallery, con il contributo del Comune di Ancona.
THESAUROS
16 luglio – 1 ottobre 2023
L’antologica dedicata ad Agostino Arrivabene raccoglie quaranta opere fra dipinti, disegni e sculture, realizzate dall’artista lombardo dal 1985 a oggi. L’autore intende le sue creazioni come doni votivi e la pratica artistica come tensione verso il divino: da qui il titolo Thesauros, nella Grecia antica i piccoli edifici che venivano offerti da città e popoli alle divinità nei santuari.
Nei dipinti, eseguiti con tecniche tradizionali e materiali preziosi, si colgono gli echi dei grandi maestri studiati de visu sin dalla prima formazione: Jan van Eyck, Leonardo, Michelangelo, Albrecht Dürer, Rembrandt; padri nobili, come il geniale ferrarese Ercole de’ Roberti, che lo hanno guidato, e confortato, nella ricerca di una personalissima figurazione connotata da una forte carica visionaria e riferimenti simbolici ed esoterici.
Pittore e disegnatore colto e raffinato, dotato di una fantasia inesauribile e di una straordinaria intelligenza compositiva, Arrivabene percorre da sempre, con convinzione e coraggio, la strada della retroguardia, senza cadere mai nella citazione. Nei suoi lavori, sostenuti da una tecnica impeccabile, c’è semmai continuità, oltre che armonia, rigore, intensità. Lo dimostrano anche le preziose sculture e le pietre dipinte, che evocano naturalia e artificialia (rarità scoperte in natura o sapientemente create dall’uomo) o mirabilia (cose insolite, magiche, inquietanti) custodite nelle Wunderkammer assemblate da sofisticati collezionisti. Arrivabene rinnova temi mitologici, sacri e letterari, sfrutta le potenzialità dell’allegoria, scandaglia il mistero della natura, della vita terrena e di quella oltre la morte, eccede i limiti della conoscenza sensibile per conseguire un altrove, una realtà nuova, potente, mutevole, che esiste prima di concretizzarsi.
L’allestimento è studiato in relazione all’asse prospettico che si crea nelle sale dell’ala Tisi di Palazzo dei Diamanti tra il monumentale dipinto in apertura Erotomachia infera (2023), dove è rappresentata la bufera alla quale sono condannati i lussuriosi nel secondo cerchio dell’Inferno, e l’opera che conclude la mostra, tra le più iconiche dell’artista, Lucifero (1997), che presenta il principe degli angeli divenuto capo dei demoni con il volto svanito in un nero profondo che richiama gli abissi oscuri dell’Ade.
L’indagine dell’aldilà procede nel dittico dedicato ad Ade, il dio dei morti dell’antichità greca, e alla sua sposa Persefone, ritratti in Du mal II° (2011) e Ctesia Panax (2012), e in Ea – exit (2016), dove Persefone, in volo, ritorna sulla terra dopo il lungo soggiorno negli inferi.
Opere giovanili nelle quali Arrivabene manifesta la sua passione per la pittura lenticolare e raffinata dei Primitivi fiamminghi e per i miti dell’antica Grecia sono gli straordinari I sette giorni di Orfeo (1996) e Atena (1996), mentre i più recenti dipinti su legni fossili del cretaceo provenienti dai giacimenti in Arizona e in Madagascar documentano il recupero di tecniche antiche cadute in disuso.
Un esplicito omaggio all’Officina ferrarese è offerto infine in due lavori ispirati allo splendido paesaggio inquadrato dai pilastri del trono nella celebre pala Portuense di Ercole de’ Roberti, attentamente studiata dall’artista negli anni della formazione all’Accademia di Brera: La grande opera (2016), dove l’alchimista compie la trasmutazione della materia davanti a una veduta con città immaginarie che evocano le architetture di Étienne-Louis Boullée, e Il sogno di Asclepio (2015), eseguito su una tavola del Seicento, nel quale l’interpretazione del paesaggio si arricchisce della citazione del sogno tratto da uno dei Discorsi sacri di Elio Aristide.
La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, è organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara.
AL CASTELLO ESTENSE
ARRIGO MINERBI: IL ‘VERO IDEALE’ TRA LIBERTY E CLASSICISMO
8 luglio – 26 dicembre 2023
Scultore prediletto da Gabriele d’Annunzio, «spirito nervoso, agile, moderno» capace di farsi interprete delle tendenze liberty e del classicismo novecentesco, il ferrarese Arrigo Minerbi ha conosciuto negli anni Venti e Trenta del Novecento una grande notorietà, tanto da essere annoverato dalla critica «tra i maggiori del nostro tempo», «per altezza d’ispirazione, potenza creativa e sapienza tecnica». Nella seconda metà del Novecento il classicismo idealizzato e antimoderno della sua produzione matura ha perso però di interesse e la sua fortuna si è eclissata confinando nell’ombra la sua produzione. Questa mostra ripercorre per la prima volta l’intero arco della produzione di Minerbi ricollocandolo nel contesto artistico italiano di primo Novecento.
L’opera dello scultore ferrarese testimonia un temperamento originale ma perfettamente radicato nel dibattito artistico che ha accompagnato il passaggio dal modernismo con declinazioni simboliste di inizio secolo al ritorno alla tradizione maturato dopo la prima guerra mondiale, fino al classicismo monumentale dominante negli anni Trenta. Questa parabola viene evocata attraverso una ricca selezione di sculture a cui sono accostate opere pittoriche e plastiche di maestri italiani tra simbolismo, realismo magico e classicismo – tra i quali Gaetano Previati, Leonardo Bistolfi, Adolfo Wildt, Galileo Chini, Ercole Drei, Felice Casorati, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, Antonio Maraini, Achille Funi.
L’esposizione si sviluppa in capitoli tematici che rileggono alcuni temi della stagione artistica di primo Novecento: le arti decorative, il mito dell’eroe, il modello antico, l’arte pubblica, il ritratto tra spontaneità e idealizzazione, il rinnovamento dell’iconografia del sacro.
Grazie ai prestiti concessi da importanti musei e collezioni private, la mostra riunisce in Castello Estense circa 80 opere pittoriche e scultoree di formato anche monumentale. La presenza di lavori in gesso, marmo, pietra, bronzo e terracotta, e il confronto tra bozzetti, modelli, opere finite e calchi consente al visitatore di accostarsi al modus operandi dell’autore e al trattamento virtuosistico dei materiali capace di farsi interprete della sintesi lineare delle secessioni, o di emulare il nitore formale dei maestri del Rinascimento con un originale naturalismo purista.
La mostra consente al pubblico di ammirare una selezione del vasto fondo di opere di Minerbi custodito nelle raccolte civiche museali – in parte inedito – costituitosi con la donazione dell’artista nel 1953 e altri lasciti, che è stato al centro di un’estesa campagna di studio e restauro grazie al patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
La mostra è infine un’occasione per riscoprire gli interventi minerbiani disseminati per la città di Ferrara, tra le quali si ricordano opere pubbliche come la Vittoria del Piave nella Torre della Vittoria (1924) e il gruppo allegorico Il Po e i suoi affluenti della fontana dell’Acquedotto (1932), o le affascinanti testimonianze della produzione legata alla committenza privata, da villa Melchiorri in viale Cavour (1904), al monumento funebre di Pico Cavalieri presso il Cimitero Ebraico (1923) che è stato appena restaurato a cura del Comune di Ferrara in collaborazione con il Ministero della Cultura-Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio e la Comunità Ebraica.
La mostra, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Chiara Vorrasi, è organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara
C.S.M.
Ufficio Stampa, luglio e agosto 2023
Immagini messe a disposizione da Comunicazione Fondazione Ferrara Arte
Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este, 21 – 44121 Ferrara
Informazioni e prenotazioni gruppi 0532 244949
diamanti@comune.fe.it
Prenotazioni ingressi singoli e gruppi ai musei di Ferrara
https://comune.fe.it/prenotazionemusei
www.palazzodiamanti.it
Castello Estense
L.go Castello, 1 – 44121 Ferrara
Biglietteria Tel. +39 0532 419180
email: castelloestense@comune.fe.it
www.castelloestense.it.
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