Una ricca offerta espositiva, che dall’estate arriva all’autunno inoltrato, nella sede principale del Museo. Galassia Mart si estende nel comune di Villa Lagarina e nel Parco Guerrieri Gonzaga.
LEONOR FINI | FABRIZIO CLERICI
INSOMNIA
Mart Rovereto 16 luglio — 5 novembre 2023
Pittori, illustratori, scenografi, costumisti, Leonor Fini e Fabrizio Clerici furono vivaci protagonisti degli ambienti intellettuali e borghesi del secondo Novecento. Al Mart la più grande mostra mai realizzata sulla lunga e profonda amicizia che li unì. Un vertiginoso racconto per immagini attraverso più di 400 opere provenienti da preziose collezioni pubbliche e private.
In anni recentissimi le figure dei surrealisti italiani e dei neoromantici, troppo a lungo messe da parte, stanno vivendo una felice riscoperta. In particolare la presenza dell’artista Leonor Fini all’ultima Biennale di Venezia ha acceso i riflettori su una delle protagoniste più originali del secondo Novecento.
Nata a Buenos Aires nel 1907, morta a Parigi nel 1996, cresciuta a Trieste, vissuta tra Milano, Roma, Parigi, Leonor Fini ha consacrato la propria vita all’arte ed è stata essa stessa opera d’arte. Ripercorrendone la biografia emerge come numerose relazioni siano inscindibili dalla sua storia e abbiano influenzato e definito la sua opera. Una di queste è certamente l’amicizia con l’artista Fabrizio Clerici, conosciuto negli anni Trenta a Parigi. Nato a Milano nel 1913 e morto a Roma nel 1993, architetto di formazione, si dedica alle arti visive e al teatro, sperimentando e innovando diversi linguaggi culturali.
Al lungo e profondo sodalizio tra Leonor Fini e Fabrizio Clerici è dedicata l’immensa mostra del Mart di Rovereto, curata da Denis Isaia e Giulia Tulino, in collaborazione con l’Archivio Fabrizio Clerici, da un’idea di Vittorio Sgarbi.
Pittori, illustratori, scenografi, costumisti, Leonor Fini e Fabrizio Clerici furono vivaci protagonisti degli ambienti intellettuali e borghesi del secondo Novecento. Accomunati dagli stessi riferimenti estetici e culturali, insieme frequentarono gli ambienti intellettuali europei e statunitensi. Nelle loro opere vive l’immaginario surreale, introspettivo e metafisico dell’arte fantastica italiana.
Al Mart la più grande mostra mai realizzata sulla lunga e profonda amicizia che li unì. Un vertiginoso racconto per immagini attraverso più di 400 opere provenienti da preziose collezioni pubbliche e private: dipinti, disegni, fotografie, video, documenti, bozzetti teatrali, costumi e oggetti. In un allestimento cronologico e filologico, intervallato da numerosi affondi tematici dedicati alle passioni condivise dai due artisti, il lavoro di Fini e Clerici si confronta con le opere dei loro maestri, come Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Arturo Nathan, Bruno Croatto, ma anche dei loro compagni di viaggio, come Stanislao Lepri, Eugène Berman, Pavel Tchelitchew e dei loro eredi, come Enrico d’Assia ed Eros Renzetti.
Pur frequentando i circoli culturali e le personalità più note del tempo, Fini e Clerici non appartengono a correnti, gruppi, movimenti: l’arte è un fatto privato, sublimazione e voce del sé. Coltissimi mescolano riferimenti letterari, mitologie classiche, scienze naturali, spunti religiosi e spirituali. Scevri da limiti e preconcetti guardano alle nuove scienze della mente, come la psicanalisi, giocano con l’alchimia e le simbologie dell’occulto. Un po’ surrealisti, un po’ metafisici, sicuramente fantastici, sfuggono a ogni definizione.
La mostra dà conto dell’intera carriera di entrambi, a partire dagli anni Venti, anni di formazione, prove e scoperte, fino alla maturità artistica; passando per opere, documenti, materiali d’archivio, costumi, oggetti di scena, libri illustrati, manufatti collezionati dai due artisti, video e fotografie per lo più inedite che li ritraggono insieme.
Nell’arte come nella vita − che rappresenta un tutt’uno indissolubile – Fini e Clerici esprimono un modo alternativo di vedere la realtà, che supera le categorizzazioni proprie del modello sociale patriarcale e che ancora oggi ispira le comunità queer. Praticando la libertà e l’emancipazione Fini e Clerici concretizzano una costante messa in discussione dei sistemi normativi della conoscenza. Con questo spirito vanno osservate le opere che inneggiano alla metamorfosi, le creature fantastiche, le bellezze ibride. Il cambiamento, il travestitismo, la performance come moltiplicatori delle possibilità.
I due artisti sono entrati nell’immaginario surrealista. Il regista Mark Romanek chiamato da Madonna a dirigere il video del singolo Bedtime Story (1994) cita esplicitamente quadri di Leonor Fini e Fabrizio Clerici. In mostra Madonna condivide lo spazio con gli artisti Michel Henricot e Eros Renzetti.
FOCUS / OMAGGIO A PLINIO DE MARTIIS
INTRODUZIONE ALLE MOSTRE DI DI STASIO E BULZATTI
La mostra Stefano Di Stasio. Da genti e paesi lontani condivide una delle gallerie del primo piano del Mart con il progetto dedicato ad Aurelio Bulzatti (vedi qui di seguito). Entrambi si sviluppano a partire da una premessa espositiva comune: una sala-omaggio dedicata alla Galleria La Tartaruga diretta da Plinio De Martiis, tra i protagonisti della scena culturale romana della seconda metà del Novecento.
Attivo nel rilancio del Teatro dell’Arlecchino, luogo di sperimentazione e di incontro frequentato da Luchino Visconti, Anna Magnani, Monica Vitti, Franca Valeri, Mino Maccari, De Martiis è fotografo e reporter e collabora con importanti organi d’informazione quali L’Unità, Paese Sera, Noi donne, Il Mondo.
Nel 1952 è tra i fondatori della cooperativa Fotografi Associati che contribuisce in maniera significativa a definire il ruolo dell’immagine nella cultura italiana. In brevissimo tempo si impone come demiurgo di una vita culturale che passa alla storia per la pluralità e l’intensità degli apporti, anticipando la celebre stagione de La dolce vita.
Attivo come gallerista, editore, organizzatore di eventi, scopritore di talenti, curatore, intellettuale fuori dagli schemi, collega la propria attività in maniera particolare a La Tartaruga. La Galleria diviene sinonimo di ricchezza culturale, con una proposta espositiva capace di interpretare e precorrere i tempi, offrendo un primo approdo italiano agli artisti americani della Pop art e dell’Espressionismo astratto, da Cy Twombly a Robert Rauschemberg, Mark Rothko, Franz Kline, e occasioni espositive a molti dei protagonisti italiani della scena artistica internazionale degli anni a venire: Fabio Mauri, Mario Schifano, Jannis Kounellis, Piero Manzoni, Pino Pascali.
Con il focus che introduce alle mostre di Di Stasio e Bulzatti, il Mart rende omaggio a De Martiis ricordando l’ultima stagione di attività de La Tartaruga. Si tratta di uno dei periodi di maggiore impegno e soddisfazione per De Martiis che lancia nei primi anni Ottanta un numero rilevante di artisti, in parte autonomi, in parte riuniti da Maurizio Calvesi sotto l’etichetta di Anacronisti, tutti accomunati dalla necessità di tornare alla pittura e alla figurazione. Quella stagione, ricca di avvenimenti e di incontri, che trova il suo apice nella Biennale del 1984, viene evocata attraverso le opere di sei artisti che a vario titolo incrociarono le proprie strade con quella di de Martiis: oltre a Bulzatti e Di Stasio, Franco Piruca, Maurizio Ligas, Paola Gandolfi e Lino Frongia.
STEFANO DI STASIO
DA GENTI E PAESI LONTANI
Mart Rovereto 16 luglio — 22 ottobre 2023
Il Mart dedica una grande mostra monografica a Stefano Di Stasio (nato a Napoli nel 1948, ma la famiglia si trasferisce a Roma nel 1950), artista e intellettuale contemporaneo, attivo a Roma dagli anni Settanta. In un percorso di oltre cinquanta opere, di cui due appartenenti alle Collezioni del Mart, il progetto espositivo si concentra sugli approdi più recenti della ricerca dell’artista, anche grazie alla presenza di un nucleo rilevante di lavori inediti.
Dopo alcune sperimentazioni iniziali, Di Stasio consacra la sua carriera alla pittura figurativa, con dedizione e coerenza in anni in cui il mercato e la critica dell’arte prediligono altri linguaggi. A cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, dominati principalmente dalle neo-avanguardie, Di Stasio è quindi uno dei pionieri del ritorno alla pittura.
Nei suoi lavori mescola elementi di realismo, atmosfere enigmatiche e richiami alla classicità delle forme compositive. Guardare all’antico, recuperare iconografie e temi dal passato risulta in quel periodo quasi provocatorio; Di Stasio e i pochi artisti che nello stesso periodo tornano alla figurazione vengono definiti da Maurizio Calvesi Anacronistici.
A cavallo tra Realismo e Simbolismo quella di Di Stasio è un’arte visionaria, misteriosa che descrive il reale solo in apparenza, fissando sulla tela una verità inesistente, lontana, allegorica. Nella complessità narrativa emerge uno dei grandi temi del presente: quasi psicanalitico, quello di un’umanità turbata, a tratti cupa e alla ricerca di certezze, «tanto che ogni opera appare come rebus da decifrare» spiega Vittorio Sgarbi in catalogo. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, il lavoro di Di Stasio sa essere leggero, poetico, libero.
Quindici tra le cinquanta opere esposte nella mostra a cura di Gabriele Lorenzoni da un’idea di Vittorio Sgarbi, sono state realizzate negli ultimi anni, a cui si aggiungono quattro dipinti dei primi anni Duemila. Presentati anche una serie di sedici disegni a matita, raramente esibiti, prodotti tra il 1991 e oggi.
Salvo due grandi dipinti appartenenti alle raccolte del Mart, precisamente alla Collezione VAF-Stiftung, tutte le opere provengono da gallerie o collezioni private, a riprova dell’originalità del linguaggio dell’artista, non ancora musealizzato, e del progetto espositivo.
AURELIO BULZATTI
IL TEMPO SOSPESO
Mart Rovereto 16 luglio — 22 ottobre 2023
Il Mart dedica una grande mostra monografica a Aurelio Bulzatti (Argenta, Ferrara, 1954) tra gli interpreti della nuova stagione della figurazione dei primi anni Ottanta. Un percorso cronologico, a cura di Gabriele Lorenzoni, da un’idea di Vittorio Sgarbi, costituito da cinquanta opere ripercorre l’intera carriera dell’artista.
Di origini ferraresi e attivo fra Bologna e Roma, Bulzatti è tra coloro che sperimentano e teorizzano il ritorno alla pittura, l’interesse per l’immagine evocata e lo studio delle tecniche tradizionali. La mostra mette in luce la continua evoluzione linguistica e stilistica di Bulzatti, pur nella rigorosa coerenza con le premesse figurative degli esordi. Un nucleo rilevante di opere inedite, immaginate e realizzate appositamente per le sale del Mart, testimoniano la continuità e anticipano traiettorie future.
Percorrendo la mostra, appaiono evidenti tanto le evoluzioni stilistiche e tematiche di Bulzatti, quanto quella atmosfera pacata che caratterizza l’intera opera, una sorta di sobria ritrosia, una pittura di silenzi. Le luci soffuse, le ombre nebbiose, gli scenari crepuscolari campeggiano sulle tele, divenendone il tratto distintivo.
Come sottolinea Vittorio Sgarbi nel testo in catalogo: «Non c’è spazio per i grandi temi, per la propaganda, per l’ideologia. […] È l’antiretorica». Questo non significa che Bulzatti non si occupi di temi sociali, tutt’altro. Soprattutto negli ultimi anni descrive il mondo contemporaneo, le sue contraddizioni, le solitudini. E lo fa con infinita pietas, raccontando con semplicità e rispetto gli ultimi, gli umiliati, le periferie, gli spazi vuoti o abbandonati, le notti. La città diventa protagonista di dipinti nei quali il rapporto tra le figure e lo spazio è centrale. Anche la tecnica cambia. Se nei primi lavori la pittura è più cremosa, con il passare del tempo diventa più vibrante, i contorni sfocati, i giochi compositivi più audaci.
MARIO REVIGLIONE. L’AMOROSA INQUIETUDINE
Mart Rovereto 16 luglio — 5 novembre 2023
Il Mart dedica una mostra a Mario Reviglione, pittore, incisore e disegnatore attivo nel primo Novecento. 60 opere, allestite lungo un percorso cronologico, costituiscono la retrospettiva più completa mai dedicata all’artista negli ultimi cinquant’anni.
L’ultima grande monografica dedicata a Mario Reviglione, a cura di Italo Cremona, è stata organizzata dalla Galleria Fogliato di Torino nel 1966, un anno dopo la sua morte. Da allora, complice l’isolamento in cui Reviglione stesso si era chiuso negli ultimi anni, la sua opera è caduta in un lungo oblio. La riscoperta in anni recenti si deve all’entusiasmo e all’intuito di alcuni appassionati, tra cui Vittorio Sgarbi, che hanno riportato all’attenzione della critica e del pubblico il nome di un pittore raffinato, il cui stile sfugge alle definizioni.
Vicino al simbolismo, anticipatore del gusto déco, Reviglione recupera la lezione dei maestri antichi e può essere ascritto al Realismo magico. Due i generi prediletti: la pittura di paesaggio e il ritratto. Se nel dipingere la natura Reviglione attinge maggiormente alle tendenze simboliste di matrice belga e francese, evidenti nelle vedute di laghi nelle suggestive ore dell’alba e del tramonto, è nei ritratti che l’artista si distingue per totale originalità. Si tratta di opere evocative, eleganti, anticipatrici e, secondo alcuni critici, sottilmente ironiche.
La mostra, a cura di Beatrice Avanzi e Adriano Olivieri da un’idea di Vittorio Sgarbi, restituisce la doverosa centralità a uno degli artisti più interessanti e meno conosciuti del secolo scorso. L’esposizione si sviluppa lungo un percorso cronologico che raccoglie tutte le 60 opere oggi note alla critica, a cui si aggiungono preziosi materiali di archivio. Per la prima volta dopo il 1966, il percorso di Reviglione viene presentato nella sua completezza.
I dipinti provengono principalmente da collezioni private, fatta eccezione per alcuni prestiti pubblici tra cui spiccano le tre opere del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica e le tre opere della GAM di Torino. Si tratta di opere entrate a far parte dei patrimoni pubblici tra gli anni Dieci e Quaranta, periodo in cui Reviglione muove i primi passi nella Torino di inizio secolo.
Di temperamento schivo, l’artista prende rapidamente le distanze dai linguaggi accademici, che considera superati, ed entra in contatto con gli ambienti modernisti che orbitano intorno alla figura di Leonardo Bistolfi. Vicino al simbolismo, di cui raccoglie le atmosfere sospese e fantastiche, definisce un proprio linguaggio artistico originale, distante dalle mode e sostenuto da numerosi critici.
Ottiene riconoscimenti e premi, partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia, e all’Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione di Roma, nel 1913. Dopo il primo conflitto mondiale, lo sguardo controcorrente, il carattere riservato e il lutto per la perdita della moglie Giuseppina Morganti, portano Reviglione a ritirarsi a vita privata e a condurre un’esistenza via via più appartata.
Focus | ALCIDE TICÒ
UN RITORNO
Mart Rovereto 16 luglio — 22 ottobre 2023
La vita e l’opera di Alcide Ticò (Trento, 1911 – Ortisei, 1991) presentano infiniti punti di contatto con la grande storia del XX secolo. La sua vicenda biografica e la sua attività artistica si intrecciano infatti con quelle di personalità quali Adolfo Wildt, Gino Pancheri, Carlo Belli, Arturo Martini, Manzù, Edoardo Persico.
Aviatore nel corso della seconda Guerra Mondiale, è uno dei protagonisti della fioritura artistica di via Margutta a Roma nell’immediato dopoguerra. Il suo studio, crocevia di artisti, collezionisti, mercanti e critici, viene scelto per le riprese del capolavoro cinematografico che meglio descrive il fermento sociale e culturale nella capitale in quegli anni, Vacanze romane.
Protagonista di varie edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma, presta inoltre servizio come docente di materie plastiche in importanti istituzioni, fra cui la Scuola di Scultura di Ortisei e l’Accademia di Belle Arti di Carrara ed è membro dell’Accademia degli Agiati di Rovereto.
Grazie alla generosa donazione degli eredi, una parte consistente della sua produzione appartiene alla Collezioni del Mart che questo focus, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Gabriele Lorenzoni e Alessandra Tiddia, intende valorizzare e riportare al centro del dibattito artistico nazionale.
Proprio l’evidenza delle opere di Ticò conservate nelle Collezioni del Museo impone una duplice riflessione interpretativa sulla sua attività: in mostra si fronteggiano infatti le due anime della sua ricerca plastica. Da un lato il versante figurativo, che accompagna Ticò dagli esordi fino ai primi anni Sessanta, si manifesta in una ricerca ritrattistica che abbina una marcata sintesi formale ad una studiata analisi psicologica dell’effigiato. Dall’altro lato il linguaggio astratto, che si impone gradualmente a partire dai primi anni Settanta, per divenire esclusivo negli ultimi anni di vita, nutrendosi di ispirazioni derivate dalle forme geometriche pure e dai corpi astrali.
ANCORA POCHI GIORNI DI APERTURA PER:
Klimt e l’arte italiana 16 marzo – 27 agosto 2023 Vedi notizia DeArtes qui
Focus | Chiara Dynys. L’ombra della luce 22 aprile – 27 agosto 2023
LA BELLA ESTATE DEL MART NEL TERRITORIO TRENTINO
Nell’ambito del progetto culturale Galassia Mart, con il quale il museo di Rovereto supporta progetti espositivi sul territorio trentino, si inserisce la Bella Estate del Mart, in collaborazione con il Comune di Villa Lagarina e con il Parco Guerrieri Gonzaga. Tre mostre in tre sedi.
ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI: PORTRAITS
Mart, Rovereto 17 giugno − 27 agosto 2023
Palazzo Libera, Villa Lagarina, 17 giugno − 8 ottobre 2023
Divisa su due sedi, la mostra è un omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli, tra i più grandi pianisti del XX secolo, nato a Brescia nel 1920 e morto a Lugano nel 1995.
È esposta una serie di ritratti dedicati al musicista: 26 immagini scattate tra il 1949 e il 1963 da Enrico e Luca Pedrotti costituiscono il corpus più significativo di ritratti direttamente commissionati e autorizzati dall’artista. 38 sono invece i quadri, i bozzetti, i disegni e le sculture che Livio Conta ha realizzato nel corso degli anni, su espressa richiesta di Benedetti Michelangeli di cui fu confidente e amico.
Arricchita da eventi e approfondimenti, la mostra accompagna il pubblico attraverso concerti, dibattiti e ascolti ragionati alla scoperta di un artista controverso il cui contributo rappresenta ancor oggi motivo di plauso da parte della critica musicale.
Profondamente legato al Trentino e all’Alto-Adige/Südtirol, Michelangeli è stato docente al Conservatorio Monteverdi di Bolzano. Alla passione per la musica classica si aggiunge anche il suo interesse per i cori di montagna a cui ha donato diverse rielaborazioni dedicate principalmente al coro della SAT di Trento.
In occasione delle mostre, il Conservatorio di Bolzano e l’Associazione Musica in Aulis organizzano Ritratti sonori, una rassegna estiva di concerti negli spazi del Mart e di Palazzo Libera. La rassegna prevede un appuntamento ogni venerdì alle 18.00 dal 23 giugno al 4 agosto e dal 25 agosto al 15 settembre. Programma disponibile sul sito del Mart.
Un progetto di Sonya Beretta, Giorgio Conta, Giacomo Fornari, Luca Pedrotti. A cura di Denis Isaia. Prodotto da: Associazione Musica in aulis, Mart, Conservatorio Monteverdi di Bolzano, Comune di Villa Lagarina.
PIETRO WEBER. I GUERRIERI DEL PARCO
Parco Guerrieri Gonzaga Villa Lagarina, 17 giugno-29 ottobre
Forme, colori, rimandi alla cultura alta e popolare e alla tradizione della terracotta caratterizzano il lavoro di Pietro Weber, artista che sin dagli anni Novanta sperimenta con valori formali e cromatici la scultura in ceramica. Nei suoi lavori si possono individuare suggestioni esotiche insieme a rimandi espliciti ai linguaggi artistici del XX secolo, periodo in cui la ceramica in Italia ritrova centralità all’interno della fluidità dei media che caratterizza l’epoca contemporanea, in particolare grazie all’opera di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo.
Nella mostra, da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Gabriele Lorenzoni, un nucleo rilevante di sculture totemiche da esterno dialoga con le piante secolari del parco, nelle radure e nelle aiuole. Completa il percorso un’installazione site-specific che si pone in dialogo con lo specchio d’acqua e con la grotta artificiale che occupano la porzione centrale del parco. Architettura e natura, spazio antropizzato e spazio animale, simbolo e oggetto divengono un tutt’uno in un’esposizione che pare germogliare spontaneamente dalla terra del parco.
CARLOS SOLITO. UMANITÀ, I VOLTI NEL TEMPO
Villa Guerrieri Gonzaga, Sala delle botti Villa Lagarina, 17 giugno − 29 ottobre 2023
Carlos Solito è scrittore, fotografo, giornalista e regista. La personale che il Mart, da un’idea di Vittorio Sgarbi, gli dedica presso il Parco Guerrieri Gonzaga è costituita da 33 fotografie di grande formato dedicate a volti di gente comune che l’autore ha colto in stretta connessione con i propri luoghi: paesi, chiese, semplici vie, sulle rive del mare, sul ciglio di una scogliera.
Nato a Grottaglie, in provincia di Taranto, Solito gira il mondo da giovanissimo e collabora con numerosi magazine e quotidiani nazionali, realizzando reportage di viaggi. Dirige cortometraggi e documentari. Le sue fotografie sono state esposte in diversi paesi e ha pubblicato oltre una ventina di volumi illustrati per i più importanti editori italiani
C.S.M.
Area stampa, luglio agosto 2023
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