Mantova, Festivaletteratura: due scrittori umoristici a confronto.
Un americano dalla lingua tagliente e dall’aplomb inglese, e un italiano che unisce umorismo a profondità. Uno scrittore (ma non solo) e un attore/scrittore (ma non solo), entrambi nati nel 1956, entrambi votati alla risata che per loro è il solo modo di guardare alla vita. David Sedaris e Giacomo Poretti sono stati protagonisti, a Mantova, di due appuntamenti nella prima giornata di Festivaletteratura 2023, nella Piazza Castello affollata per l’uno e straripante per l’altro.
David Raymond Sedaris da qualche anno vive in Inghilterra ma è nato vicino a New York da padre greco e da madre angloamericana. «Sono mezzo greco, ma mezzo è sufficiente» si è “giustificato” scatenando la prima risata.
Tra i lavori svolti per vivere ha menzionato quello di elfo natalizio per una catena di grandi magazzini. È poi approdato ai microfoni radiofonici ed è autore di libri di successo e di qualche testo teatrale. Ha confessato di aver abbandonato gli studi al liceo. Oggi è considerato tra i più importante scrittori umoristici a livello globale, fa parte dell’American Academy of Arts and Letters e ha ricevuto un dottorato onorario dalla Binghamton University.
Anche Giacomo Poretti da Busto Garolfo, piccolo comune nel legnanese ora inglobato nella città metropolitana di Milano, ha svolto vari lavori prima di diventare comico in quella straordinaria fucina che è lo Zelig. Dopo di che ha costituito una “ditta” in trio con Aldo e Giovanni.
È attore (candidato a un nastro d’argento) sceneggiatore e regista (candidato a un David di Donatello) e impegnato attivamente in ambito religioso. A Festivaletteratura non poteva che presentarsi nelle vesti di scrittore.
Nell’incontro dal titolo “Tutto porta a una risata” David Sedaris, salito sul palco al pomeriggio per parlare della sua ultima pubblicazione “Cuor contento il ciel l’aiuta”, ha pagato lo scotto della lingua inglese la cui traduzione, pur fatta con ammirevole zelo, ha giocoforza interferito con i tempi comici e con la tempestività della battuta.
Al suo fianco era Marco Archetti, che ha analizzato l’opera dell’autore. Sedaris si definisce un “uomo ordinario” e «usa la propria ordinarietà per trasformala nella straordinarietà di un evento letterario» ha premesso Archetti.
Alle domande prolisse dell’intervistatore italiano, lo scrittore newyorkese ha dato concise risposte al fulmicotone: poche parole aventi la stessa immediatezza dei suoi lavori letterari, che si rivolgono in maniera diretta al lettore e si ispirano, nel concatenare frasi brevi, allo stile di Raymond Carver, come egli stesso ha spiegato. Sull’importanza del rapporto diretto con i lettori Sedaris è tornato spesso, raccontando che i suoi libri non vengono creati a tavolino ma sono conseguenza dei tanti reading tenuti negli States: le sue idee nascono dalle poche parole scambiate durante i firmacopie. Mentre svolge gli incontri prende appunti, così, dopo le diverse date del tour, si ritrova con una pila di fogli. Quando la pila diventa abbastanza alta, ecco che c’è un nuovo libro pronto.
Sedaris ha citato episodi comicamente scabrosi raccontatigli da medici o infermieri. Poi ha parlato di una signora di Atlanta che, porgendogli una copia del suo libro da firmare, gli ha raccontato che, arrivata a casa, si era messa comoda togliendosi il reggiseno e poi lo aveva nuovamente indossato per andare all’appuntamento letterario: «pensate a quante volte si suona alla porta di qualcuna che apre tenendosi le braccia conserte sul petto», è stata la considerazione dello scrittore. Il quale ha ribadito l’importanza di queste occasioni perché il confronto con il pubblico, il testarne le reazioni, risulta fondamentale nei suoi libri, «anche se quando si è scrittori umoristici non ci si può mettere a discutere su cosa faccia ridere e cosa no. Se è comico, il pubblico ride. Altrimenti tossicchia». Ha citato poi l’influenza che ha esercitato su di lui la celebre attrice newyorkese Woopi Goldberg, la quale lo ringraziò per un bell’articolo da lui scritto su di lei, inviandogli fino in Inghilterra una «colossale» scatola di biscotti.
Alla domanda sulla differenza tra umorismo e satira Sedaris ha risposto facendo propria l’affermazione secondo cui «fare satira è prendere in giro gli altri, fare umorismo è prendere in giro se stessi. Ho 66 anni e, invecchiando, mi succedono cose che prendono in giro tutto». Detesta lo snork, ossia chi deride gli altri facendo lo str… «allora scrivo un paio di paginette e mi prendo in giro da solo».
Cosa la offende? «Delle battute sui gay, sugli americani, su mia sorella non me ne frega niente. L’unica cosa che mi offende sono gli animali con gli occhiali da sole». Trump? Risponde Sedaris: «Lo abbiamo eletto noi: è un uomo orrendo. È un animale con gli occhiali da sole».
All’incontro serale dal titolo “I libri sono il mio pane quotidiano”, Giacomo Poretti si è presentato assieme a un altro idolo del pubblico, Bruno Gambarotta, un interlocutore incisivo e discreto, elegante nei suoi interventi. Per prima cosa Gambarotta ha invitato la folla, che da subito ha dimostrato un entusiasmo incontenibile, a non nutrire aspettative sbagliate perché il libro “Un allegro sconcerto” inanella pagine profonde, affronta temi come la morte, chiedendosi cosa accadrebbe se venisse abolita, o la depressione, o ancora il difficile rapporto padre-figlio. E poi, cosa succederebbe se ci si dimenticasse di fabbricare l’aggancio per le lampadine? E cosa, se gli uomini diventassero migliori? È un inno all’immaginazione questa serie di racconti ironici, alcuni surreali, altri seriamente indagatori.
L’umorismo è usato da Poretti come lente di ingrandimento per osservare e scandagliare la quotidianità, rimanendo sconcertati dalla sua comica tragicità. L’attore scrittore ha parlato dello stupore generato dalla scoperta che le cose non sono quelle che sembrano ma sono altre, diverse da ciò che credevamo, e che niente e nessuno è una cosa sola ma tante. Un caso di «pirandellismo cronico» è stato spiegato al pubblico che continuava a ridere nonostante i contenuti dell’analisi. Per gli spettatori mantovani Giacomo il comico ha prevalso su Poretti lo scrittore.
«Ridere è uno sforzo titanico per vincere la paura degli altri. Se riesci a farli ridere, tutto quello che di minaccioso avverti svanisce». «La comicità – ha continuato Poretti – porta in un’altra dimensione, quella del gioco, dove vivono Buster Keaton e Beep Beep. Io sono finito in un dizionario: sono diventato immortale» ha detto tra il divertito e lo stupito. «Ho avuto la fortuna di poter giocare con Giovanni e Giacomo, un analfabeta palermitano e un fancazzista milanese, con mia moglie Daniela, e di entrare in un’altra dimensione che non è la nostra quotidianità. Alla fine, anche stasera, qui, cosa facciamo? Ci stiamo interrogando su cosa sia la meraviglia della vita». Ha concluso Gambarotta scatenando l’ultima risata: «è bravo, ma può fare di più».
Report di Maria Luisa Abate
Visto a Mantova, Festivaletteratura, 6 settembre 2023
Foto: MiLùMediA for DeArtes