Un invito filantropico a riconoscersi nel senso d‘appartenenza al pensiero che si fa materia. Questo è il Museo Nicolis di Villafranca di Verona. Un incontrarsi con ruote, ingranaggi e leve, come in un abbraccio enciclopedico nell’evo e nelle idee che, nei secoli brevi, hanno lasciato segni indelebili nel vivere comune.
Un amore per una delle scienze esatte per eccellenza, la meccanica applicata, in alcune delle sue espressioni più apicali e raffinate. Un’esperienza immersiva nella storia e nella ricerca di soggetti significativi che hanno segnato e ancora segnano, il tempo, tanto da non essere dimenticati. E che sarebbe una grave perdita per il sapere e lo scibile, se fossero andati dispersi. Un viaggio evoluto, un continous aurei, che ha condotto un illuminato Luciano Nicolis, non solo a fondare un vivo esempio di modernità, ma a lanciare un messaggio di valore, per la conservazione di elementi chiave che appartengono al presente.
Punti centrali dell’immaginario collettivo, divenuti oggetti, si pongono a portata di sguardo e di conceptia vivis, al punto da colorare desideri e appuntamenti col sogno e la tangibilità. Auto, motori, macchine, carillon, orologi. “Macchine“, a guisa d’opere d’arte e ingegno che riportano a sfide epiche per il progresso comune, passando per la cruna della minuzia e dell’estetica. Trionfi del talento, del coraggio, della tenacia, della filosofia pro humanitate, tradotta in forma che, dall’empio metallo, si veste di armonia funzionale esatta, meglio detta “meccanica”.
Memorie di eventi leggendari, frutto di cognitio altrettanto leggendaria e cuore, trofei e apparenti giocattoli che radicano in sé volontà di crescita, innovazione e amore per la meccanica applicata.