Il presidente Mattarella alla prima romana del ‘Caso Kaufmann’ che sta per inaugurare la Stagione del Nuovo di Verona.
Una storia vera avvenuta nella Germania nazista e durata otto anni, dal 1933 al 1941, che culmina nella condanna a morte di un anziano ebreo accusato di “inquinamento razziale”. È “Il caso Kaufmann” di Giovanni Grasso che inaugurerà, al Teatro Nuovo di Verona dal 7 al 12 novembre, l’edizione 2023-24 del “Grande Teatro”, rassegna organizzata dal Comune di Verona e dal Teatro Stabile di Verona. Lo spettacolo, prodotto dal Centro Teatrale Bresciano, dal Teatro Stabile di Torino, dal Teatro Stabile di Verona e da Il Parioli, è stato in scena la scorsa settimana con grande successo al Parioli di Roma.
Alla prima, affollatissima, erano presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e altri componenti del governo tra cui il sottosegretario Gianmarco Mazzi.
A fine spettacolo il Presidente della Repubblica si è recato dietro le quinte dove si è intrattenuto e complimentato con gli attori Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin e Andrea Bonella, e con il regista Piero Maccarinelli.
Dopo le sei rappresentazioni romane, lo spettacolo è andato in scena al Carignano di Torino per poi giungere a Verona da martedì 7 novembre.
IL CASO KAUFMANN
1941, Monaco di Baviera, carcere di Stadelheim, cella di massima sicurezza: sono le ultime ore di Leo Kaufmann, condannato a morte per aver commesso il reato di “inquinamento razziale”. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente, la Corte di Norimberga ha infatti stabilito l’esistenza di una relazione di carattere sessuale tra l’anziano ebreo e la poco più che ventenne “ariana” Irene Seidel. È la vigilia dell’esecuzione e Kaufmann chiede di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte, ma per far recapitare a Irene un ultimo messaggio… Davanti al prete cattolico, nelle ultime e angoscianti ore prima della fine, Kaufmann ripercorrerà la sua drammatica vicenda, sconvolgente scontro tra odio e ingiustizia.
Ispirato a una storia vera, quella di Leo Katzenberger e di Irene Seidel, “Il caso Kaufmann” è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Giovanni Grasso del 2019 che ha ricevuto molti riconoscimenti tra cui il premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa italiana e il premio Capalbio per il romanzo storico.
Dice il regista Piero Maccarinelli: «Nel saggio “Come si diventa nazisti” William Sheridan Allen sostiene che il primo sintomo è l’indifferenza, o meglio, il non voler vedere piccoli torti subiti da altri. “Il caso Kaufmann” prende in esame una singola vita e una singola morte. Ci troviamo di fronte all’orrore delle leggi razziali, ma non ancora di fronte al male assoluto della Shoah.
Kaufmann è un commerciante ebreo che riceve l’incarico da un amico ariano di occuparsi della sua giovane figlia a Norimberga. Da questo atto di generosità prende inizio il suo calvario. Quello che mi affascina del testo di Giovanni Grasso è proprio l’iniziale indifferenza e poi la demenziale insensatezza della costruzione di indizi contro di lui da parte della sua piccola comunità di quartiere. Tutto si svolge infatti in un quartiere di una città di provincia, Norimberga. I due processi contro Kaufmann testimoniano come le parole possano assumere valori diversi a seconda dell’uso e della contestualizzazione che ne viene fatta.
Testimone esterno di tutte le narrazioni è un prete cattolico a cui Kaufmann vorrà ricostruire la sua oggettiva verità. Ma sul plot principale si inseriscono, interagendo, anche dati personali, sentimenti che si confondono fra una posizione paterna e un desiderio inevitabile della bella Irene. Eppure, tutto è affrontato con grande pudore e, insieme, con una inesorabile denuncia della mediocrità della calunnia che porterà all’esecuzione di Kaufmann per disonore razziale. Rappresentare questa storia – conclude Maccarinelli – è per me un piacere e un dovere civile».
Lo spettacolo si avvale delle scene di Domenico Franchi, delle luci di Cesare Agoni, delle musiche di Antonio Di Pofi e dei costumi di Gianluca Sbicca.
GLI INCONTRI PRE SPETTACOLO
Mercoledì 8 al Nuovo alle 18.00 è in programma un incontro con Franco Branciaroli che, insieme a Piermario Vescovo (direttore artistico del Teatro Stabile di Verona), parlerà di Giovanni Testori (1923-1993) in occasione del centenario della nascita e nel trentennale della morte. “In piena luce, in piena ombra” il titolo dell’incontro che verterà su quelle opere teatrali scritte da Testori non “per” ma “addosso” a Branciaroli. «Senza di lui, attore grande e unicissimo, quelle opere – diceva Testori – non sarebbero neppur iniziate».
Giovedì 9, sempre al Nuovo, alle 18.00, gli attori incontreranno il pubblico.
RASSEGNA IL GRANDE TEATRO 2023 – 2024: “TEMPO D’AMORE”
Giunta alla sua trentasettesima edizione, la rassegna Il Grande Teatro 2023-24 programma otto spettacoli nell’arco di cinque mesi, proponendo il meglio della produzione 2023-24: tre “classici” (Gogol, Goldoni e Rostand), un omaggio a Italo Svevo e ben quattro spettacoli su testi di autori contemporanei, tutti e quattro viventi. Mai nella storia del Grande Teatro il baricentro si era spostato così in avanti verso i giorni nostri.
Dal 7 novembre 2023 al 17 marzo 2024 – per complessive quarantotto rappresentazioni – va quindi in scena al Teatro Nuovo di Verona la rassegna organizzata dal Comune di Verona in collaborazione col Teatro Stabile di Verona – Centro di Produzione Teatrale. A curare la stagione, il direttore artistico spettacolo del Comune di Verona Carlo Mangolini e Piermario Vescovo, direttore artistico del Teatro Stabile di Verona.
Dopo l’inaugurazione con “Il caso Kaufmann”, la rassegna prosegue, dal 21 al 26 novembre, con “La coscienza di Zeno”, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Friuli – Venezia Giulia e da Goldenart Production con la regia di Paolo Valerio e con Alessandro Haber come protagonista. In scena altri nove attori, per fare rivivere in teatro gli episodi salienti della vita di Zeno Cosini che per smettere di fumare ricorre alla psicanalisi.
Il terzo spettacolo in cartellone, “L’ispettore generale” di Nikolaj Gogol, è in programma dal 5 al 12 dicembre. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e dal TSV Teatro Nazionale, ha per protagonista Rocco Papaleo, oltre a un nutrito cast, e si avvale della regia di Leo Muscato. Commedia satirica fra le più divertenti del repertorio teatrale, scritta nel 1836, “L’ispettore generale” si prende gioco della piccolezza morale di chi detiene il potere e si ritiene intoccabile.
La quarta opera in cartellone (la prima del 2024) è “Sani! – Teatro tra parentesi” di e con Marco Paolini su musiche originali composte ed eseguite da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi. Prodotto da Jolefilm è in programma dal 9 al 14 gennaio. Lo spettacolo ha un filo conduttore autobiografico con storie che raccontano momenti di crisi piccoli e grandi, personali e collettivi che hanno cambiato il corso delle cose. Punto di partenza sono i temi di fondo della crisi climatica e della transizione ecologica.
La rassegna prosegue dal 23 al 28 gennaio con “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese che cura anche la regia. Lo spettacolo, prodotto da Nuovo Teatro, Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e Lotus Production vede in scena Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Anna Ferzetti e Valeria Solarino. Il film “Perfetti sconosciuti” con la regia di Genovese è uscito nel 2016, ha incassato oltre diciassette milioni di euro e ha collezionato un’infinità di premi: tra questi, due David di Donatello, tre Nastri d’argento, un Globo d’oro e quattro Ciak d’oro. È poi entrato nel Guinness dei primati per via dei remake. Mai, nella storia del cinema, un film ne aveva avuti tanti.
A sette anni dall’uscita può vantare ben venticinque adattamenti usciti in Grecia, Spagna, Turchia, India, Belgio, Francia, Corea del Sud, Ungheria, Messico, Cina, Russia, Armenia, Polonia, Germania, Vietnam, Giappone, Romania, Paesi Bassi, Israele, Repubblica Ceca, Slovacchia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libano, Norvegia, Indonesia, Azerbaigian, Islanda e Danimarca. Con questo spettacolo Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale. Come nel film, durante una cena un gruppo di amici decide di fare un gioco della verità mettendo i propri cellulari sul tavolo per condividere pubblicamente messaggi e telefonate. Verranno così alla luce i loro segreti più profondi… con immancabili e divertenti colpi di scena.
Il sesto appuntamento del Grande Teatro è dal 30 gennaio al 4 febbraio con “Gl’innamorati” di Carlo Goldoni con la regia di Andrea Chiodi. Prodotto dal TSV Teatro Nazionale, lo spettacolo vede in scena Gaspare Del Vecchio, Elisa Grilli, Ottavia Sanfilippo, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini, Gianluca Bozzale, Alessia Spinelli e Riccardo Gamba. Il regista offre nuove chiavi di lettura di questo classico goldoniano. I protagonisti sono infatti due giovani molto più vicini al nostro tempo di quel che pensiamo.
In programma dal 27 febbraio al 3 marzo il penultimo appuntamento della rassegna: “L’uomo piú crudele del mondo” di Davide Sacco che cura anche la regia. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Bellini, da LVF e dal Teatro Manini di Narni, vede in scena Lino Guanciale e Francesco Montanari. Cosa mai può spingere due uomini diversissimi per indole, professione, moralità, a incontrarsi, scontrarsi, rivelarsi a vicenda, prima riottosi, poi sempre più complici, quindi di nuovo diffidenti e, ancora, acconsenzienti alla posta in palio messa sul tavolo? Ce lo rivelerà la sequenza finale, improvvisa e inaspettata, che arriva come un autentico pugno allo stomaco.
A chiudere Il Grande Teatro dal 12 al 17 marzo è “Cyrano di Bergerac” di Edmond Rostand nell’adattamento e con regia di Arturo Cirillo, pure tra i protagonisti in scena. Lo spettacolo è prodotto da Marche Teatro, dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, dal Teatro Nazionale di Genova e da ERT – Teatro Nazionale. «Lo spettacolo che porto in scena – spiega Cirillo – è […] una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuandone più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica […] con rielaborazioni di musiche, da Èdith Piaf a Fiorenzo Carpi».
Nei giovedì di spettacolo, alle ore 18.00, gli attori incontreranno il pubblico.
C.S.m.
Ufficio Stampa 31 ottobre e sito
Immagine di copertina: (c) Massimiliano Fusco
Il Presidente Mattarella con la compagnia di attori, Roma, Teatro Parioli
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