A Palazzo Ducale, riuniti oltre 50 capolavori sparsi in tutta Europa e negli Stati Uniti, dell’artista tra le più celebri al mondo.
Per la prima volta a Genova, una grande mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi (1593 – post 1654), una delle artiste più amate di sempre. Prima donna ad essere ammessa nella prestigiosa Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, bambina prodigio, donna di incredibile coraggio e determinazione, Artemisia è la pittrice che fa della passione per l’arte la sua ragione di vita. Violentata a 17 anni da Agostino Tassi, un amico e collega del padre, diventa la protagonista di uno dei primi processi mediatici della storia, da cui uscirà vincitrice, ma segnata per sempre nell’anima.
La storia, le opere e il talento di Artemisia sono raccontati attraverso grandi capolavori e rivelazioni sorprendenti nella mostra dal titolo “Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione” che ha aperto al pubblico il 16 novembre 2023 e resterà visibile fino al 1 aprile 2024, nei saloni dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale di Genova, dove sfilano alcuni tra i maggiori capolavori di una delle artiste più potenti della storia, dalla vita appassionante, ricca di colpi di scena, fallimenti e successi straordinari.
È Artemisia Gentileschi, iconico esempio di tenacia e genialità, donna dalla vita tutt’altro che facile, segnata dalla prematura scomparsa della madre, dal contesto sociale che non le permette di affermarsi come pittrice, fino al traumatico stupro. Ma, nonostante ciò, Artemisia è capace di emergere attraverso il suo indiscutibile talento artistico e il suo coraggio trasmettendo, attraverso le eroine protagoniste dei suoi quadri, il suo desiderio di riscatto e di affermazione all’interno di una società in cui le donne hanno un ruolo sottomesso e dove la pittura è una pratica raramente concessa al sesso femminile. La sua figura e i suoi dipinti hanno segnato così profondamente la storia dell’arte italiana che risuonano ancora prepotenti nel nostro tempo.
La mostra, a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio, propone un percorso suddiviso in 10 sezioni, tra vicende familiari appassionanti, soluzioni artistiche rivoluzionarie, immagini drammatiche e trionfi femminili e offre l’opportunità di vedere raccolti oltre 50 capolavori sparsi in tutta Europa e negli Stati Uniti, opere che permettono di delineare un ritratto preciso della personalità complessa di una delle artiste più celebri al mondo.
La mostra è promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria e rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023. La mostra inoltre rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia: una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso verrà devoluta per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.
Catalogo edito da Skira.
LA MOSTRA: PREMESSE STORICHE
Nella prima metà del Seicento, quando il mondo dell’arte è ancora dominato dagli uomini, Artemisia Gentileschi è stata la protagonista di una carriera eccezionale, che l’ha portata a lavorare per alcune delle corti più prestigiose d’Europa: Firenze, Napoli e Londra, solo per citarne alcune. È stata omaggiata da medaglie, ritratti dipinti da pittori illustri, poemi e incisioni. Eppure la sua fama oggi è dovuta soprattutto alla violenza carnale che ha subito nel 1611, ad opera di un pittore senza legge, Agostino Tassi. Sarà soltanto grazie al suo talento e alla sua eccezionale personalità che Artemisia riuscirà a scrollarsi di dosso i pregiudizi nei suoi confronti e dedicarsi a costruire un percorso artistico eccezionale.
Questa mostra vuole ricostruire le vicende che hanno funestato la vita di Artemisia, ma anche restituirle il merito di aver contribuito in maniera profonda al rinnovamento della pittura, sulle orme di Caravaggio.
Oltre a Roma, la Superba è la città che accomuna i principali artisti di questa esposizione: esattamente quattrocento anni fa Orazio Gentileschi si trovava a Genova, dove lasciò alcune tra le sue opere più significative, mentre Agostino lavorò qui nel 1605 per alcuni mesi, lasciando un segno indelebile nella costruzione di formidabili prospettive. Anche se non esistono documenti che possano confermare un soggiorno di Artemisia a Genova, l’eco del suo lavoro e alcune sue opere giunsero nella Superba, così come i dipinti realizzati da suo padre in città saranno copiati successivamente dalla figlia.
Questa mostra, a cura di Costantino D’Orazio, intreccia vicende umane, rivoluzioni pittoriche, aneddoti e pensieri di una vivace ed intraprendente comunità artistica, che nel primo Seicento ha attraversato l’Italia e si è avventurata in Europa, diffondendo le novità caravaggesche, lo spirito della Controriforma e uno sguardo sulla realtà del tutto inedito. Ne hanno giovato molti pittori genovesi, come Domenico Fiasella – che conosce e lavora con Orazio – Gioacchino Assereto e Bernardo Strozzi, che in questa mostra, grazie al lavoro di Anna Orlando, aprono una interessante finestra sul panorama genovese dell’epoca, in perfetta corrispondenza con le novità che stanno esplodendo a Roma.
ALCUNI DEI CAPOLAVORI IN MOSTRA
Nel percorso suddiviso in undici sezioni, incontriamo innanzitutto, nella parte intitolata “Giovinezza e maturità di Artemisia”, il confronto fra Susanna e i vecchioni (1610) delle Kunstsammlungen Graf von Schönborn di Pommersfelden, prima opera documentata, datata e firmata da Artemisia, dove si può rintracciare ancora l’intervento di suo padre Orazio, e la Susanna e i vecchioni (1649 circa) della Moravská Galerie di Brno in Repubblica Ceca, dipinto dalla sola Artemisia 30 anni dopo. Nella seconda sezione, dedicata a “Il talento delle donne tra ‘500 e ‘700”, spiccano i richiami a Properzia de’ Rossi, Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana, ma anche a Rosalba Carriera e Sofonisba, quest’ultima presente in mostra con l’Autoritratto alla spinetta del Museo di Capodimonte.
In “Artemisia alla bottega del padre” troviamo descritto un rapporto ossessivo, controverso, simbiotico e ambiguo ma comunque fonte di ispirazione reciproca, come dimostrano i numerosi capolavori che Orazio Gentileschi ha dipinto usando Artemisia come modella: tra gli altri, la Madonna con bambino dormiente in un paesaggio dei Musei di Strada Nuova – Palazzo Rosso di Genova, dove vediamo Artemisia neonata; la Santa Cecilia suona la spinetta e un angelo della Galleria Nazionale dell’Umbria, dove Orazio ricorda il volto di Artemisia a circa dieci anni; e la Sibilla del Museum of Fine Arts di Houston, dove Artemisia è una ragazza ormai matura.
La quarta sala offre ai visitatori un’esperienza inedita: la ricostruzione virtuale e immersiva di un raro gioiello d’arte, mai aperto al pubblico. Un luogo segreto di Roma, una dimora ancora oggi privata: il Casino delle Muse di Palazzo Pallavicini Rospigliosi, voluto sul Quirinale dal Cardinal Scipione Borghese nel 1611. Affrescato a quattro mani da Orazio Gentileschi e Agostino Tassi, vede la presenza speciale e insospettabile di Artemisia. In “Le donne minacciate di Artemisia” si possono ammirare tre marine che si stagliano dietro splendide architetture, dipinte da Agostino Tassi. Le donne di Artemisia meritarono numerose repliche nei secoli successivi, come nel caso dell’arazzo degli Uffizi, realizzato dieci anni dopo la morte della pittrice e restaurato in occasione della mostra. Il percorso prosegue attraverso una sala dove il visitatore trova esposti gli Atti originali del processo per stupro del 1612, eccezionalmente concessi dall’Archivio di Stato di Roma.
La quinta sezione è dedicata a “La vendetta di Artemisia” sono esposti due dei capolavori della pittrice, Giuditta e Oloferne, della Fondazione Carit di Terni, e Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne, del Museo di Capodimonte, accostati e messi a confronto con la famosa Giuditta e Oloferne del padre Orazio Gentileschi, proveniente dai Musei Vaticani.
“Il caravaggismo a Genova” narra la scena genovese dei primi del Seicento. Qui troviamo, fra gli altri, il San Giovannino di Strozzi e le varie versioni, più o meno cruente, dell’iconografia di Giuditta e Oloferne. Troviamo anche citazioni ai pittori Domenico Fiasella, l’unico genovese a conoscere Caravaggio in vita; il figlio di Orazio Gentileschi, Francesco; Giovanni Battista Casoni; Bernardo Strozzi; Gioacchino Assereto; oltre al fratello maggiore di Orazio, Aurelio Lomi.
La settima sezione “Orazio Gentileschi e Roma criminale” espone quadri che sono fulgida testimonianza dello straordinario talento di Orazio Gentileschi, che fu coinvolto in alcuni processi a fianco di Caravaggio. Esiti della loro collaborazione ritroviamo, ad esempio, in San Francesco e l’Angelo o nella Salita al Calvario.
L’ottava tappa conduce nel periodo “Dopo Roma, Artemisia a Firenze”. Nel capoluogo toscano dipinse per il Granduca Cosimo II e per alcuni tra i più influenti personaggi della città, come Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del celebre maestro, aprendo una piccola bottega e firmando i suoi dipinti ‘Artemisia Lomi’. Alla fine del 1620 partì alla volta di Roma. Per oltre quarant’anni dipinse, spesso con le sue fattezze, soprattutto figure femminili forti e indipendenti quali Giuditta, Cleopatra, Minerva, Maddalena, Dalila, Susanna.
Un’altra vicenda che mostra un uomo forte soggiogato dall’astuzia di una donna è indagata nella sezione “Sansone e Dalila”. Gesti delicati ed espressione concentrata, la Dalila di Artemisia è ben diversa dalle versioni più concitate dipinte dai suoi colleghi contemporanei, come Domenico Fiasella e Gioacchino Assereto.
La decima sezione parla de “L’eredità di Artemisia”: datata 1630 e firmata su un cartiglio ‘Artemisia Gentilescha’, l’Annunciazione è la prima sua commissione napoletana superstite e, senza dubbio, resta uno dei suoi dipinti più potenti.
Il percorso così introduce alla undicesima e ultima sezione della mostra, “Artemisia a Napoli”, città dove si trasferì nel 1630 e dove produsse una grande quantità di tele con l’aiuto del fratello Francesco, dipingendo anche le uniche opere pubbliche della sua carriera per la Cattedrale di Pozzuoli.
Morì intorno al 1653, in una data ancora non confermata: la sua tomba nella Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini è andata perduta negli anni ’50 del Novecento, quando l’edificio fu abbattuto per fare spazio ad un moderno condominio.
IL DIPINTO ECCEZIONALMENTE ESPOSTO DA GENNAIO 2024
Un evento straordinario sarà l’esposizione dell’Allegoria dell’Inclinazione, che Artemisia dipinse per Casa Buonarroti di Firenze (in mostra dall’8 gennaio 2024): un autoritratto senza veli – che solo successivamente verrà coperto da un drappo dipinto – in cui la pittrice si rappresenta come l’ispirazione che ha guidato l’intera opera di Michelangelo. La tela, esposta dal 1616 sul soffitto di una delle sale di Casa Buonarroti, sarà esposta per la prima volta in una mostra fuori dalla sua sede naturale, grazie ad un prestito eccezionale.
M.F.C.S.
Ufficio Stampa, 8 novembre 2023
ARTEMISIA GENTILESCHI. CORAGGIO E PASSIONE
16 novembre 2023 – 1 aprile 2024
Palazzo Ducale
Piazza Giacomo Matteotti, 9 – 16123 Genova
Informazioni e prenotazioni T. +39 010 8171600
www.palazzoducale.genova.it
www.arthemisia.it
#ArtemisiaGentileschiGenova
@arthemisiaarte
@palazzoducalegenova