Torna esposta alla Pinacoteca Civica la Deposizione del 1521 di Rosso Fiorentino, dopo il restauro di 2 anni finanziato da Friends of Florence.
Si è concluso il restauro della Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino, caposaldo della storia dell’arte mondiale conservata presso la Pinacoteca Civica di Volterra. L’intervento è stato interamente finanziato dalla Fondazione Friends of Florence grazie alle donazioni di John e Kathe Dyson e della Alexander Bodini Foundation.
A seguito dell’esposizione del dipinto alla mostra del 2017 a Palazzo Strozzi “Il Cinquecento a Firenze”, nacque una riflessione fra lo storico dell’Arte Andrea Muzzi, allora Soprintendente di Pisa e Livorno, il restauratore Daniele Rossi, la Diocesi e il Comune di Volterra e Friends of Florence sullo stato di conservazione del capolavoro. Riflessione che portò di lì a breve proprio il restauratore che aveva già operato su La Deposizione di Pontormo (anch’essa sostenuta da Friends of Florence ed esposta nella medesima mostra) a presentare alla fondazione americana il progetto di intervento con l’alta sorveglianza della Soprintendenza e l’accordo degli enti proprietari.
Il restauro iniziato in pandemia nel settembre 2021 (vedi notizia DeArtes qui) è stato eseguito, direttamente in Pinacoteca Civica a Volterra, dai restauratori Daniele Rossi per la parte pittorica e Roberto Buda per il supporto ligneo. Il “cantiere aperto” ha consentito al museo di non sottrarre completamente l’opera ai visitatori e di mostrarne il complesso lavoro di restauro.
Il delicato intervento si è reso necessario per affrontare due aspetti critici che la tavola presentava: la situazione di sofferenza della struttura lignea, dovuta in primo luogo alle traverse ormai bloccate, che si riverberava sulla pellicola pittorica sotto forma di deadesioni del colore e gli interventi di ritocco pittorico ormai alterati attribuibili a restauri precedenti.
L’occasione è stata inoltre un’opportunità molto preziosa per lo studio approfondito dell’opera: oggi infatti, a restauro ultimato, è maggiore la conoscenza sul modo di lavorare di Rosso Fiorentino, sui significati del dipinto e su come l’artista ha scelto di rappresentare la Deposizione di Cristo dalla Croce, giungendo a una sintesi unica fra spiritualità, dolore e compassione.
Terminato il restauro, il dipinto è stato ricollocato nella Sala 11 della Pinacoteca Civica di Volterra appositamente allestita anche grazie a una partnership fra Comune di Volterra e Iren.
L’intervento è stato compiuto sotto la guida del Comitato tecnico scientifico per lo studio, il monitoraggio e il restauro della Deposizione di Rosso Fiorentino – Pinacoteca e Museo Civico di Volterra, coordinato dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno, con la partecipazione del Comune di Volterra (Pinacoteca e Museo Civico / Ufficio Cultura, Turismo ed Eventi), della Diocesi Vescovile di Volterra (Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici), della Fondazione Friends of Florence e di Andrea Muzzi.
L’OPERA: CENNI STORICO ARTISTICI
E I CAMBIAMENTI DELL’ARTISTA DURANTE LA REALIZZAZIONE DEL DIPINTO
Firmata e datata 1521, la Deposizione è stata realizzata da Rosso Fiorentino durante il suo soggiorno a Volterra durato probabilmente circa un anno e concluso fra la fine del 1521 e l’inizio del 1522, periodo nel quale dipinse anche la Pala di Villamagna, oggi conservata nel Museo Diocesano della città.
La Deposizione fu collocata originariamente nella cappella della Compagnia della Croce di Giorno, committente dell’opera, presso la chiesa di San Francesco a Volterra e in questa sede rimase fino a tutto il Settecento. Fu poi sistemata nella cappella di San Carlo all’interno della Cattedrale di Volterra e nel 1905 passò alla Pinacoteca Civica, dove ancora oggi è esposta.
DALLE INDAGINI DIAGNOSTICHE ALLE INFORMAZIONI SULLA PREPARAZIONE E SULLA REALIZZAZIONE DEL DIPINTO
Le indagini diagnostiche hanno consentito di individuare la preparazione degli strati pittorici, i leganti e i colori originali della tavolozza di Rosso Fiorentino, che è risultata ricca di pigmenti preziosi, quali le lacche (lacca di garanza e verderame), l’orpimento, il giallo di Pb-Sn, il cinabro e l’azzurrite /malachite. Si è potuto accertare anche l’utilizzo dell’allume di rocca, proveniente dalle cave di Volterra, e di polvere vetrosa (materiale usato spesso nell’ambito dei pittori veneti del Cinquecento, per dare maggior lucentezza e trasparenza alle stesure pittoriche).
Le riflettografie hanno fornito indicazioni straordinarie sul disegno sottostante la pellicola pittorica. Si sono scoperte le ‘correzioni’, o i ‘pentimenti’, che l’artista ha apportato in corso d’opera e che documentano ad esempio il modo in cui Rosso aveva delineato in un primo momento le figure delle Marie. Il cambiamento nella redazione finale dell’opera testimonia la sensibilità del Rosso ai problemi spirituali sollevati anche dai teologi, tradotta nel caso delle Marie, in una partecipata rappresentazione dello stato d’animo della Madonna, sottilmente sospeso fra sofferenza e difficile controllo delle emozioni.
Sebbene già si conoscessero alcune scritte, tracciate con inchiostro normalmente utilizzato nei disegni su carta, come quelle sotto al colore del nastro sulla testa della Maddalena o sulla veste della pia donna, inserite come promemoria per il pittore stesso sulla posa del colore definitivo, altre sono emerse durante la pulitura, come la scritta (biffo) sulla veste del ragazzo che tiene la scala e che si riferisce al colore viola descritto da Cennino Cennini nel suo trattato, o la scritta (biffo ciara) sul perizoma di Cristo. L’artista in alcuni casi mantiene il colore indicato dalle scritte, in altri cambia totalmente il colore segnato nella fase di preparazione.
IL RESTAURO DELLA SUPERFICIE PITTORICA
La pulitura della superficie pittorica è stata effettuata mediante solventi e supportanti differenziati, per consentire un graduale alleggerimento delle vernici di restauro stese in precedenza sulle policromie. In particolare, sulle lacche organiche rosse e verdi, ma anche sui manti giallo arancio a base di orpimento l’intervento è stato calibrato, in modo da conservare alcuni residui di vernici più antiche, anche se non originali, mentre i ritocchi in corrispondenza delle lacune e delle fenditure sono stati rimossi puntualmente
Sul cielo, la rimozione delle verniciature alterate ha consentito il recupero del colore celeste, a base di azzurrite e biacca, ancora pienamente apprezzabile, evidenziando però la presenza di macchie diffuse simili all’effetto di schizzi, probabilmente attribuibili a vecchi fissativi alterati e inglobati nello strato pittorico in maniera tale da rendere preferibile il loro mantenimento per non rischiare di intaccare il colore originale.
La rimozione delle stuccature di restauro presenti in corrispondenza delle mancanze e dei fori dei tarli è stata eseguita principalmente con mezzi meccanici e in parte con solvent gel sulle fenditure: si è inoltre ritenuto opportuno che alcune stuccature fossero mantenute, in modo da evitare l’indebolimento del colore circostante la lacuna.
Sono stati eseguiti fissaggi a base di resina acrilica in prossimità delle spaccature, riempite in passato con colla e segatura di legno, materiali questi che sono stati rimossi totalmente dove possibile, durante l’operazione di allineamento delle assi. Gran parte della superficie e dei fori di tarlo è stata ripulita, poi stuccata nuovamente prima della stuccatura finale, a base di gesso e colla e, dopo una rasatura mediante bisturi, si è proceduto all’imitazione strutturale delle pennellate in rilievo con passaggi a pennello di gesso e colla. Limitatamente alle lacune più ampie è seguita una brunitura con pietra d’agata.
Particolare attenzione è stata posta alla fase della reintegrazione pittorica, eseguita a tratteggi sulle lacune interpretabili, già colmate in precedenza a tratti grossolani e seguendo la medesima tecnica, mentre su alcune abrasioni si è proceduto con abbassamento di tono. Le lacune più piccole e i fori di tarlo sono stati ritoccati con tempera.
Al termine dell’intervento di restauro il dipinto è stato verniciato a pennello e tramite nebulizzazione.
IL SUPPORTO LIGNEO: LO STATO DI CONSERVAZIONE E IL RESTAURO
Il tavolato originario fu preparato da Rosso Fiorentino con cinque assi in legno di pioppo, unite a spigolo vivo con colla a freddo a base di caseina e sostenute da quattro traverse a coda di rondine. Lungo le linee di giunzione erano stati applicati dei tasselli a farfalla, di ampie dimensioni, preparati in legno di pioppo e inseriti contro fibra per rinforzare l’unione. La scelta delle assi ricavate dalle piante di origine con tagli intermedi radiali, ha garantito nel tempo una deformazione da imbarcamento complessivamente contenuta. La qualità del legno risultava in linea generale buona, fatta eccezione per la prima asse a sinistra sul cui verso è presente un grande nodo, elemento che nel tempo fisiologicamente ha determinato fessurazioni passanti.
Nel corso degli ultimi due secoli, il supporto ha subìto interventi che hanno modificato la costruzione originale con l’inserimento di nuovi elementi, per ovviare ai problemi conservativi del tavolato, secondo metodologie di intervento in uso al tempo. Infatti un restauro è già documentato nella seconda metà dell’Ottocento, un altro negli anni trenta del Novecento ma è con il successivo restauro degli anni Settanta che il supporto diviene estremamente rigido, determinando compressioni sulla superficie pittorica che, negli anni prima del restauro, ha presentato sollevamenti e sofferenze diffuse.
L’attuale intervento di restauro del supporto ligneo è stato dunque realizzato proprio per ridurre la sofferenza della tavola e della superficie pittorica. Sono state pertanto rimosse le traverse di alluminio, i relativi ponticelli di ancoraggio, le farfalle di legno e i cunei impiegati nell’intervento del XX secolo e sostituiti, dopo un’accurata pulitura delle sedi, con tasselli in legno di pioppo invecchiato. Si è proceduto alla liberazione del tavolato dalle traverse in metallo e alla sostituzione di queste ultime con traverse in legno di castagno collocate in corrispondenza delle sedi delle traverse originali. Una volta concluso il risanamento è stato eseguito l’intervento di disinfestazione anossica in atmosfera modificata con azoto e il successivo trattamento con biocida antitarlo.
C.S.m.
Ufficio Stampa, 16 novembre 2023
Tutte le immagini sono realizzate da Antonio Quattrone
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