Al Mart, inaugurate le mostre su Dürer e i maestri del XX sec, e sulla Nuova pittura cinese. In corso quelle su Bartolomeo Bezzi, Luca Scacchi Gracco, Gian Enzo Sperone.
L’inverno al Museo Mart si arricchisce di nuove proposte espositive, che si aggiungono a quelle tuttora in corso.
DÜRER
MATER ET MELANCHOLIA
Mart Rovereto 7 dicembre 2023 — 3 marzo 2024
Al Mart, la Madonna col Bambino e una serie di incisioni di Albrecht Dürer. Provenienti dalla Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo le opere del “Maestro di Norimberga” dialogano con quelle di grandi artisti del XX secolo come Boccioni, Casorati, de Chirico, Fontana, Segantini, Severini, Sironi, Wildt. Un viaggio attraverso il tempo che scorre lungo due binari tematici paralleli: maternità e melanconia.
LA MOSTRA
Il Mart di Rovereto dedica la tradizionale grande mostra dell’inverno, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a due tematiche universali: la maternità e la melanconia. Oggetto di studio e soggetto prediletto di filosofi, artisti, teologi, scrittori, medici e pensatori fin dalla notte dei tempi, i due leitmotiv vengono affrontati attraverso il confronto tra opere d’arte antica, moderna e contemporanea.
La ricognizione dei curatori attraverso la storia dell’arte muove da una preziosa raccolta di capolavori di Albrecht Dürer, presi a simbolo supremo e nel contempo punto di partenza dell’esposizione. Provenienti dalle prestigiose collezioni della Fondazione Magnani Rocca, giungono al Mart la celebre Madonna col bambino,eseguita alla fine del XV secolo nel corso di uno dei noti viaggi di formazione in Italia, e una serie di incisioni tra le quali spicca Melencolia I.
Se nella rappresentazione della maternità di Dürer sono facilmente ravvisabili i paradigmi di amore eterno e assoluto, i valori umani e spirituali della tradizione cristiana e una profonda conoscenza degli stilemi dell’arte italiana, Melencolia I, senza dubbio la più conosciuta tra le incisioni del maestro tedesco, è da sempre oggetto di interpretazioni per via dei numerosi riferimenti simbolici, come la clessidra, la bilancia, il quadrato magico, il compasso e il noto poliedro con due punte troncate.
Attorno a queste opere universali, si sviluppa ilpercorso di mostra a cura di Daniela Ferrari (Mart) e di Stefano Roffi (Fondazione Magnani Rocca). Articolato in cinque sezioni – Maternità, Malinconia, Malinconie della stanza e dalla partenza, Malinconie dell’artista, Opere al nero – è costituito da circa 70 opere provenienti da collezioni private e pubbliche, come il Museo Segantini di Saint Moritz, la Galleria dell’Incisione di Brescia, il Castello del Buonconsiglio di Trento, la collezione UniCredit, il Museo Morandi di Bologna e la Galleria d’Arte Moderna di Milano. I prestigiosi prestiti dialogano con una selezione di opere provenienti dalle Collezioni Mart.
I TESORI DELLA MOSTRA
Oltre alla possibilità di ammirare i capolavori di Dürer, in mostra sono esposte due preziose incisioni di Giorgio Morandi: Natura morta con pane e limone del 1921 e Grande natura morta scura, del 1934. Alla tecnica incisoria Morandi si avvicina fin dal primo decennio del Novecento. Morandi osservava la tecnica di Dürer e di Rembrandt. Da autodidatta raggiunge un’abilità tale da ottenere per chiara fama la cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
La mostra vanta inoltre la presentazione di un’altra opera straordinaria: l’Autoritratto con il fratello di Giorgio de Chirico, eseguito nel 1924. L’opera, che da decenni non viene esposta al pubblico, è recentemente entrata a far parte delle Collezioni del Mart a seguito di un’acquisizione della collezione tedesca VAF-Stiftung.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra, il cui progetto di allestimento è firmato dagli architetti Michelangelo Lupo e Giovanni Wegher, si sviluppa in sezioni tematiche.
Nella prima sezione, Maternità, il pubblico incontra la Madonna col Bambino di Dürer e una Madonna col Bambino in trono, proveniente dal Castello del Buonconsiglio, eseguita nella seconda metà del XV secolo da un non meglio identificato scultore sudtirolese. Queste maternità dialogano con i lavori di Giovanni Segantini, Max Klinger, Otto Greiner, Medardo Rosso, Adolfo Wildt, Umberto Boccioni, Gino Severini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Giannetto Fieschi, Jean-Pier Velly, Hubert Kostner e Andrea Mastrovito,che per la mostra ha realizzato un’opera site specific.
In Malinconia l’incisione di Dürer è messa in relazione con l’opera seicentesca di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto e con lavori di Achille Funi, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Giovanni Colacicchi, Arturo Martini oltre al già menzionato Boccioni.
La sezione Malinconie della stanza e della partenza ospita Alberto Savinio, Felice Casorati, Emanuele Cavalli e ancora di de Chirico e Wildt. In Malinconia dell’artista sono raccolte opere di Lino Frongia, Carlo Maria Mariani, Fabrizio Clerici, Carlo Guarienti, Stanislao Lepri e nuovamenteAlberto Martini.
Il percorso si conclude con la preziosa sezione dedicata alle Opere al nero. Qui le incisioni di Dürer dialogano con quelle straordinarie di Rembrandt, Giorgio Morandi e Giovanni Segantini. Chiudono la mostra due dipinti di Gaetano Previati e Michele Parisi.
Catalogo edito da Sagep.
GLOBAL PAINTING
LA NUOVA PITTURA CINESE
Mart Rovereto 7 dicembre 2023 — 14 aprile 2024
Al Mart, la prima tappa di Global Painting, una mostra internazionale e itinerante sui pittori emergenti provenienti dalla Cina. Ventiquattro giovani interpreti di un paesaggio storico e sociale in cambiamento, i cui lavori non sono mai stati presentati in Italia.
A dieci anni esatti dalla presentazione di Passage to History: 20 Years of La Biennale di Venezia and Chinese Contemporary Art alla 55. Biennale d’Arte, una nuova generazione di artisti cinesi si presenta all’Europa con una mostra itinerante, a cura Lü Peng e Paolo De Grandis, con Carlotta Scarpa e Li Guohua, in collaborazione con Moca Yinchuan e PDG Arte Communications. Il Mart di Rovereto, da un’idea di Vittorio Sgarbi e Silvio Cattani, ospita la prima tappa del progetto che, nel corso del 2024, sarà presentato a Belgrado, Praga e Londra.
Attraverso il lavoro di 24 giovani artisti, Global Painting. La Nuova pittura cinese restituisce una delle ultime tendenze artistiche del paese, che segna un importante passaggio storico. Esponenti di un movimento artistico identificato nel contesto cinese come Nuova pittura, i protagonisti di questo orientamento professano il ritorno alla pittura come linguaggio artistico privilegiato.
La mostra presenta una preziosa selezione di opere di artisti poco noti in occidente, tutti nati tra il 1980 e il 1995 in un contesto caratterizzato dalla globalizzazione e da continui cambiamenti, sociali, economici, geografici e sanitari:
Bi Jianye, Chen Xuanrong, Chi Ming, Feng Zhijia, Fu Meijun, Ge Hui, Ge Yan, Huang Qiyou, Lin Wen, Liu Yuanyuan, Meng Site, Meng Xiaoyang, Meng Yangyang, Qi Wenzhang, Qiao Xiangwei, Shen Muyang, Tang Dayao, Wang Yilong, Wu Qian, Xiong Taom, Xu Dawei, Zhai Liang, Zhang Zhaoying, Zheng Mengqiang.
Cresciuti nella Cina del nuovo millennio questi artisti non si collocano in categorie particolari o universalmente identificabili. È difficile, se non fuorviante, inquadrarli o classificare le loro opere in base a uno stile o un genere consolidato, le loro pratiche sembrano negare ogni definizione. In questa non appartenenza a gruppi o movimenti differiscono decisamente dalle generazioni precedenti di pittori cinesi.
Certamente tutti sono accomunati da una esuberante vitalità: insieme, pur nelle differenze e nel coerente legame con la fertile tradizione cinese, rappresentano una stagione di rinnovamento. In ognuno di loro si coglie la graduale scomparsa del nazionalismo: la ricerca artistica non è più legata a un determinato paese o a una regione specifica, al contrario vive nella contemporaneità, osserva i cambiamenti socioeconomici e le tendenze sistemiche.
La Nuova pittura cinese favorisce le espressioni dell’individuo, osserva le differenze e il particolare, vive nel presente e nell’immediato. I curatori della mostra sottolineano come questa nuova corrente non agisca all’interno di un contesto puramente cinese, ma piuttosto in uno scenario globale in cui, pur toccando temi tipicamente cinesi, li reinterpreta alla luce di valori universali e condivisi. In questo contesto, il rapporto tra individuo e collettività evolve, influenzato dalla globalizzazione, dalle interconnessioni e dalle rivoluzioni tecnologiche.
BARTOLOMEO BEZZI
IL SENTIMENTO DEL TEMPO
Mart Rovereto 7 dicembre 2023 — 3 marzo 2024
In mostra 17 opere di grandi dimensioni grazie alle quali l’artista trentino fu conosciuto e amato dai collezionisti e dai critici d’arte del suo tempo. Nel corso del 2023 Mart, Castello del Buonconsiglio, Comune di Cles e Comune di Ossana hanno dato vita a un progetto culturale per celebrare Bartolomeo Bezzi, tra i più importanti pittori trentini dell’Ottocento, di cui ricorre quest’anno il centenario della morte.
Dopo una mostra a Castel Caldes organizzata dal Castello del Buonconsiglio e una seconda al Palazzo Assessorile del Comune di Cles, il progetto arriva al Mart con un ultimo appuntamento espositivo. Le tre mostre sono accompagnate da un unico catalogo, che riproduce in ordine cronologico e con una scheda critica tutte le opere presentate.
A cura di Margherita de Pilati, da un’idea di Vittorio Sgarbi, la rassegna ospitata al Mart presenta 17 opere di grandi dimensioni con cui Bezzi si fece conoscere e amare dai collezionisti e dai critici d’arte del suo tempo, grazie al forte impianto compositivo di paesaggi e vedute. Si tratta di quei dipinti che hanno decretato la fortuna e la fama dell’autore all’estero e in Italia, aggiudicandosi premi prestigiosi nelle più importanti competizioni artistiche dell’epoca.
“Considerato da più di un critico il ‘poeta del pennello’, egli è capace di realizzare dipinti di grande vivacità di composizione e colore” scrive la curatrice Margherita de Pilati. “L’idea non è solo quella di poter ‘vedere’ la natura, ma di poterla anche ‘sentire’, percepirla nella sua pienezza, riscoprirla nella sua forma più autentica per poterla così trascrivere sulla tela”.
Tra i celebri paesaggi che hanno contribuito alla fama di Bartolomeo Bezzi, sono presenti in mostra il dipinto con cui l’artista si affacciò sulla scena artistica nazionaleLa valle di Rabbi (1878), l’opera dal tocco leggerissimo e dal vasto impianto spaziale Sulle rive dell’Adige (1885) e tre dipinti dedicati alla rappresentazione del cielo, Raggio di luna (1899 c.), Amori dell’aria (1899 c.) e Fantasie dell’aria (1905).
Nel percorso espositivo si incontra anche uno dei lavori veneziani più celebri e meglio riusciti della produzione bezziana: Giorno di magro (1895), acquistato alla Biennale di Venezia da re Umberto I e premiato con medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi. Il dipinto raffigura le donne al mercato del pesce in Campo Santa Margherita e rappresenta una delle sporadiche testimonianze di opere dell’artista legate alla vita quotidiana della città lagunare.
LUCA SCACCHI GRACCO
ARTISTA E AVVENTURIERO
Mart Rovereto 7 dicembre 2023 — 3 marzo 2024
Figlio di un’importante famiglia della borghesia comasca, dai primi anni Cinquanta Luca Scacchi Gracco (1930-2014) inizia un’inarrestabile carriera di viaggiatore e avventuriero che lo porta a conoscere l’arte europea, ma anche a scoprire le terre del Medioriente e dell’Africa.
Fare la spola tra l’Italia e il mondo lo rende un fine conoscitore dell’arte popolare e gli consente di promuovere nel nostro paese alcuni tra i più importanti artisti europei. Parallelamente si impegna nell’attività di pittore, guardando inizialmente alle ricerche informali del secondo dopoguerra e divenendo, ben presto, un originale interprete dell’arte astratta.
Il progetto espositivo che il Mart di Rovereto – da un’idea di Vittorio Sgarbi e Sergio Restelli,a cura di Denis Isaia e Manuela Vallicelli -dedica alla sua opera raccoglie documenti relativi alla sua attività di mercante d’arte, precoce mediatore per l’Italia delle opere di Francis Bacon, Gustav Klimt, Egon Schiele, George Groz, Emil Nolde e Otto Dix, nonché di titolare dello Studio d’Arte Contemporanea a Milano.
Accompagna i documenti una selezione di quadri. Le grandi tele di Scacchi Gracco sono testimoni di una ricerca articolata su un complesso intreccio di piani e di forme che astraggono alfabeti antichissimi – forse memoria delle esperienze mediorientali – e allo stesso tempo evocano modelli futuribili.
L’UOMO SENZA QUALITÀ
GIAN ENZO SPERONE COLLEZIONISTA
Mart Rovereto, 26 ottobre 2023 — 3 marzo 2024
Gian Enzo Sperone è stato per sessant’anni una delle personalità più influenti dell’arte contemporanea internazionale. Mercante e talent scout ha mosso i primi passi nella Torino degli anni Sessanta, per poi sbarcare negli anni Settanta a New York. Da allora ha comprato, venduto, scambiato e acquistato migliaia di opere.
Il Mart presenta, per la prima volta tutte insieme, 400 opere provenienti dalla collezione privata di Gian Enzo Sperone. Una raccolta unica che affianca i grandi maestri del Novecento, come Giacomo Balla, Lucio Fontana, Andy Warhol, a capolavori dell’arte antica, dall’archeologia romana ai fondi oro del XIV secolo, passando per i lavori di Iacopino del Conte, Sofonisba Anguissola, Bernardo Strozzi, Anton Raphael Mengs, Francesco Hayez.
È stato a lungo uno dei 10 galleristi più importanti del mondo, l’attuale sede newyorkese, la Sperone Westwater Gallery, è stata progettata dall’archistar Norman Foster, alla sua storia sono stati dedicati cataloghi e articoli di giornali. Classe 1939, Gian Enzo Sperone apre la sua prima galleria a Torino nel 1964, porta in Italia la nuova grande arte statunitense, lavora con i poveristi e i concettuali. Fiancheggia, fin da subito, le avanguardie più innovative, slegate dal passato, preferendo i linguaggi e le tendenze contemporanee. Frequenta i circoli degli intellettuali europei e americani. Con Konrad Fischer inaugura sedi a Roma e a New York, collabora con Ileana e Michael Sonnabend (a cui il Mart di Rovereto dedicherà una grande mostra nel 2005). Dagli anni Settanta Sperone fa la spola tra l’Italia e gli States, contribuendo agli scambi culturali e commerciali, promuovendo gli artisti più interessanti e collaborando con le maggiori istituzioni, gallerie, fondazioni. È tra i fautori del successo internazionale dell’Arte Povera e della Transavanguardia.
LA MOSTRA
Parallelamente all’attività di gallerista d’arte contemporanea, Sperone si dedica con febbrile passione al collezionismo. Senza limiti, né di tempo né geografici. Con curiosità e gusto non scontati, dà vita a una collezione sterminata e contradditoria, in cui figurano opere e manufatti di epoche diverse, a partire dal XIV secolo sino ai giorni nostri, e provenienti da numerosi paesi, dall’Europa all’Asia.
È su questa collezione che si concentra la mostra del Mart, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Denis Isaia con Tania Pistone. Attraverso 400 opere, alcune delle quali mai presentate nei musei italiani, la raccolta di Sperone racconta una passione senza confini per l’arte in ogni sua forma.
Con l’intenzione di stupire e divertire il pubblico, ma anche di sovvertire le regole della museografia contemporanea come già successo più volte al Mart, il percorso espositivo mescola stili, tempi, materiali, forme. Si comincia con una selezione di opere delle avanguardie storiche alla cui riscoperta Gian Enzo Sperone, seppur legato indubbiamente alle seconde avanguardie, contribuisce. In mostra quindi i padri del novecento, come Balla, Boccioni, de Chirico.Si prosegue incontrando una raccolta di capolavori che lascia senza fiato. Da Andy Warhol, a Sofonisba Anguissola, Mimmo Paladino, Alighiero Boetti, Wim Delvoye, Julian Schnabel.
Sui confronti tra antico e moderno, tra scuole, movimenti e tecniche si gioca la mostra. Partendo dal presupposto che “tutta l’arte sia contemporanea” e che il contesto in cui un’opera viene fruita ne modifica la percezione, il Mart attraversa le epoche e riposiziona al centro del discorso culturale l’arte in quanto tale.
Dai fondi d’oro del XIV secolo al video di Gino De Dominicis, attraverso stampe antiche e tele colorate di Peter Halley, sculture di Mike Kelley e Tom Sachs la narrazione si sviluppa. Tra gli “antichi” spiccano una Madonna di Zanobi Strozzi del XV secolo e un fondo oro di Defendente Ferrari, eseguito nella prima metà del millecinquecento. Ma anche opere di Francesco Cairo, Luca Giordano, Jacopino del Conte.
Coerentemente con la collezione di Gian Enzo Sperone, la mostra è onnivora, racconta un esercizio di gusto nel quale soggiacciono apparenti contraddizioni. Come un campo magnetico, attira e stordisce. Ideato dall’architetto Remoto Atelier, l’allestimento è scenografico, teatrale, magnificente.
Catalogo pubblicato da Silvana Editoriale.
M.C.S.
Uffici Stampa, novembre e dicembre 2023
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