A Palazzo Buontalenti è in corso la grande mostra che presenta 70 opere dei maggiori esponenti, in Italia, di questo fenomeno artistico.

Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi, Enrico Baj, Valerio Adami, Emilio Tadini, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Piero Gilardi, Concetto Pozzati, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi: sono alcuni degli artisti presenti nella rassegna, curata da Walter Guadagnini, che attraverso 70 opere ricostruisce le vicende della Pop Art in Italia e di un periodo straordinariamente vivace e creativo.

La grande mostra ’60 Pop Art Italia è aperta a Pistoia, a Palazzo Buontalenti dal 16 marzo al 14 luglio 2024, ed èrealizzata da Fondazione Pistoia Musei e promossa da Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Il percorso espositivo si configura come un viaggio nei principali centri d’irradiazione italiani di questo fenomeno prettamente metropolitano, nato a Londra nel 1956 e sviluppatosi in contemporanea nei grandi centri urbani dove la moderna società dei consumi e delle comunicazioni di massa si manifesta in maniera più evidente, da New York a Los Angeles e quindi in Europa, al punto da divenire la principale espressione artistica degli anni Sessanta del secolo scorso.

Un itinerario tra città – come Roma, Milano, Torino, Venezia, Palermo e Pistoia – che hanno recepito i temi e i linguaggi della moderna società dei consumi e della comunicazione di massa creando un terreno fertile per la diffusione della Pop Art.

Prestigiosi i prestiti, provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici Fiorentini, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da collezioni private di statura istituzionale come quella di Intesa Sanpaolo o da gallerie e collezionisti.
Catalogo edito da Electa

APPROFONDIMENTO: IL VIAGGIO ESPOSITIVO

VENEZIA: LA BIENNALE E IL MITO AMERICANO
Il viaggio prende avvio dalla città lagunare con la Biennale d’Arte del 1964, dove furono ospitati quattro artisti americani che anticiparono la Pop Art: Jasper Johns, Jim Dine e Claes Oldenburg e Robert Rauschenberg che vinse il Gran premio per la pittura segnando l’affermazione della Pop Art e dell’arte americana sulla scena mondiale.

Il percorso si apre proprio con tre lavori di Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Roy Lichtenstein invitato alla Biennale del 1966; opere di autori che generarono immediate reazioni negli artisti italiani che si appropriarono del loro stile e delle icone della società statunitense.

Mimmo Rotella, ad esempio, usa un manifesto relativo alla visita in Italia del 1963 di John Fitzgerald Kennedy per comporre il ritratto del presidente americano con la tecnica del décollage; Ettore Innocente cita le opere di Jasper Johns e allude con ironia a Lyndon Johnson, appena incaricato di succedere a Kennedy assassinato alla fine del 1963; Roberto Crippa si concentra sul mito hollywoodiano di Marilyn Monroe.

ROMA: UNA NUOVA GENERAZIONE
La Capitale fu il principale centro artistico nazionale di quegli anni con la “Scuola di Piazza del Popolo” così chiamata in onore del Caffè Rosati e della Galleria La Tartaruga situati nei pressi della piazza.

Il gruppo di artisti – sostenuti da galleristi quali Plinio de Martiis e Giuseppe Liverani, o da intellettuali quali Alberto Moravia e Goffredo Parise -si caratterizza per varietà di stili e linguaggi. Si va dalle soluzioni liriche, come la nave di Jannis Kounellis, o il cielo americano vagheggiato da Tano Festa, all’analisi della politica del presente e del passato che emerge nei simboli imperiali della lupa capitolina e dell’aquila americana ripresi da Franco Angeli, dal profilo del Segretario della Difesa americano Robert McNamara di Sergio Lombardo al chepì, un copricapo militare francese imbiancato da Gianfranco Baruchello per ricordare la lotta di liberazione dell’Algeria dal dominio coloniale della Francia.

Nelle opere pop i riferimenti all’arte del passato dialogano con le allusioni alla cultura e alla società contemporanea. Se Giosetta Fioroni e Mario Ceroli rivisitano, trasformandola, la Venere di Botticelli, Renato Mambor crea rebus visivi accostando i monumenti romani come il Colosseo a silhouette di animali.

Le opere di Laura Grisi e Pino Pascali alludono alla civiltà dei consumi e alle sue diverse manifestazioni scegliendo soggetti e materiali sorprendenti; Cesare Tacchi sfrutta invece un elemento tipico dell’arredo borghese, la stoffa trapuntata, per rappresentare scene di vita domestica.

Mario Schifano inizia la sua ricerca con opere monocrome che rimandano all’essenzialità delle forme degli schermi e della segnaletica stradale, ma che già nel 1963 introducono i simboli più riconoscibili del consumismo e dell’influenza americana sugli stili di vita. Se Schifano evoca le merci in forma di loghi e icone accompagnandoli con la scritta “tutta propaganda”, Titina Maselli le presenta per quello che sono.

Anche il corpo, frammentato e riprodotto all’infinito dal cinema e dai media, diventa merce. Umberto Bignardi ritaglia la bocca di Sofia Loren da una rivista, mentre Claudio Cintoli probabilmente riproduce nel suo dipinto quella dell’attrice Ursula Andress, che divenne modello per il murale realizzato all’interno del Piper club a Roma, locale iconico della capitale che diede un impulso decisivo all’affermazione della musica Beat in Italia.

LA SCUOLA DI PISTOIA
Proseguendo verso nord, le sale dedicate alla città toscana presentano le opere di Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi, collettivamente denominati “Scuola di Pistoia”. Quello di Pistoia è un caso unico nel panorama artistico degli anni Sessanta. Muovendo dal piccolo capoluogo di provincia questi artisti sono in grado di dialogare, ciascuno usando un proprio linguaggio, con le forze più innovative della ricerca artistica del periodo.

VIAGGIO IN ITALIA: TORINO, MILANO, FIRENZE, BOLOGNA, GENOVA, PALERMO
A Torino le gallerie Il Punto e Sperone, in collaborazione con la galleria Sonnanbend di New York e Parigi, introducono in Italia i lavori di Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Rauschenberg. In questo clima espongono autori come Michelangelo Pistoletto con i suoi quadri specchianti e Piero Gilardi con i tappeti-natura, due personalità che saranno presto protagoniste del fenomeno artistico dell’Arte povera nato proprio a Torino, oltre ad Aldo Mondino e Ugo Nespolo che rappresentano invece una versione ironica e giocosa del linguaggio pop, che mischia riferimenti alla tradizione artistica moderna con giochi enigmistici e puzzle. Si aggiungono nomi più defilati come Pietro Gallina o Anna Comba.

Milano, punto di riferimento per la modernizzazione del Paese, anche in ambito artistico, vede affermarsi una versione della Pop Art più prossima al Nouveau Réalisme francese, e in seguito, anche per l’azione della Galleria Milano e dello Studio Marconi, un’altra d’ispirazione londinese, con autori quali Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini. A questi si aggiunge Enrico Baj che, unendo gusto kitsch a raffinate citazioni, riesce a creare un collegamento tra dadaismo, surrealismo e Pop Art.

Il tour lungo la Penisola tocca anche Firenze, Bologna e Genova, con autori come Alberto Moretti, Roberto Malquori, Elio Marchegiani, Concetto Pozzati, Plinio Mesciulam, e giunge infine a Palermo dove, a fronte di una situazione sociale complessa, si assiste alla formazione di una scena culturale vivacissima, animata dal musicologo Antonio Titone che per alcuni anni si dedica alla pittura con opere dal linguaggio pop.

LA CONCLUSIONE DEL VIAGGIO
La rassegna si completa con l’ultima sezione dove s’incontrano due figure icone della Pop Art inglese e statunitense: Richard Hamilton e Andy Warhol. Del primo si presenta una delle sue opere più conosciute, Swingeing London, che ritrae il musicista Mick Jagger e il gallerista Robert Fraser durante il loro arresto per droga nel 1967; del secondo, una serigrafia della serie Flowers, che racconta un immaginario psichedelico che segnerà a sua volta gli anni Settanta ormai alle porte.

Le opere di Fabio Mauri e Franco Angeli, ancora pop nello stile, ma ben diverse nei contenuti, registrano la crisi della fase del “boom economico” tra contestazioni politiche e sociali.

M.F.C.S.
Fonte: comunicato stampa del 15 marzo 2024
Immagini: Installation view ’60 Pop Art Italia, Ela Bialkowska, Okno Studio

’60 POP ART ITALIA
16 marzo – 14 luglio 2024

Palazzo Buontalenti
via de’ Rossi 7 Pistoia
Tel. 0573 974267
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www.pistoiamusei.it