Nella chiesa di San Fantin, riflessione scultorea sulla condizione umana dell’artista britannico-iraniano, in occasione della Biennale di Venezia.

Il corpus di opere in marmo realizzate a Carrara da Reza Aramesh è una riflessione sulla condizione umana, che accende i riflettori sull’uso del potere e della brutalità in un confronto cruciale con la storia dell’arte europea.

Il MUNTREF – Museo de la Inmigración di Buenos Aires e l’Institute of Contemporary Art di Miami annunciano la mostra Number 207 alla chiesa di San Fantin a Venezia dal 16 aprile al 2 ottobre 2024. L’artista britannico di origine iraniana Reza Aramesh torna a Venezia – dopo aver preso parte al padiglione iraniano della 56º Biennale – con la sua prima esposizione personale, presentata dal curatore newyorkese Serubiri Moses. In concomitanza con la 60º Biennale d’Arte di Venezia Foreigners everywhere (vedi qui), la retrospettiva è realizzata in collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia, la Dastan Gallery di Teheran e Stjarna.art.
La mostra è accompagnata da due pubblicazioni di Skira Editore.

LA MOSTRA
Number 207 presenta un corpus di tre serie scultoree realizzate appositamente in marmo di Carrara, estratto dalla Cava Polvaccio, la stessa da cui Michelangelo Buonarroti sceglieva il materiale per i suoi capolavori. Allestita in conversazione con l’ambiente architettonico della chiesa di San Fantin, l’esposizione trova il suo punto focale nella serie Study of sweatcloth, che si compone di 207 pezzi di biancheria intima maschile a grandezza naturale, scolpiti in marmo di Carrara e disseminati sul pavimento della chiesa. Spogliato del corpo, l’umile indumento rappresenta l’ultimo brandello materiale di dignità e autonomia corporea del prigioniero, come testimonianza della sua identità e come simbolo della sua successiva perdita. Nel sottolineare la graduale assenza della corporeità, la biancheria intima attira efficacemente l’attenzione sul corpo come luogo politico.

Scolpendo il marmo – un mezzo tipicamente riservato ai soggetti di venerazione o di potere – Aramesh impartisce un senso di permanenza materiale e di integrità alle vite invisibili andate perse nei moderni atti di guerra e di terrore, trasformando la materialità di questi soggetti storici in forme scultoree basate sulla storia dell’arte europea e sull’egemonia della bellezza al servizio del potere.

Ogni opera di Aramesh fa riferimento a immagini di archivio e reportage di guerra provenienti da centri di detenzione dalla metà del XX secolo ad oggi; la curatela e l’allestimento della mostra rispondono alla storia del sito stesso, sede dell’Ordine di San Fantin, un ordine ecclesiastico post-medievale che ospitava e amministrava i condannati in attesa dell’esecuzione.

L’immaginario moderno dell’artista è reso universale dalla realtà travolgente della guerra e del conflitto, qui intesi come un aspetto persistente della condizione umana. In Number 207, il contesto storico secolare di punizione e riforma intrinseco nella storia della chiesa di San Fantin incontra l’immaginario di Aramesh, in riferimento ai prigionieri di oggi e alla loro tortura, in un intenso appello all’umanità e al suo precario equilibrio tra empatia e crudeltà

L’ORDINE DI SAN FANTIN
L’Ordine di San Fantin operò all’interno della chiesa nel periodo post-medievale. Come avveniva comunemente a quel tempo, le società cristiane e coloniali condannavano i detenuti a morte. Prima di portare i condannati alla loro esecuzione – che, ci dicono gli storici, veniva effettuata in diversi punti di Venezia – l’Ordine di San Fantin li confortava e li ospitava all’interno della chiesa. Dalle fonti di quell’epoca, l’Ordine indossava abiti neri e aveva, in generale, un aspetto cupo. Questo contesto storico fornisce molta rilevanza e risonanza in relazione alle sculture di Reza Aramesh, che indagano la brutalità della condizione umana.

BIOGRAFIE

Reza Aramesh Nato in Iran, vive e lavora tra Londra e New York. Ha conseguito un master in Belle Arti presso la Goldsmiths University di Londra. Il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive come la 14 Bienal de la Habana; Asia Society Museum di New York; The Metropolitan Museum of Art Breuer di New York; SCAD Museum di Atlanta, Georgia; Akademie der Kunste Berlin; la 56. Biennale di Venezia; Art Basel Parcours; Frieze Sculpture Park di Londra; Sculpture in the City di Londra; l’Armory Show Off-Site al Collect Pond Park di New York e al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, tra gli altri. Aramesh ha orchestrato una serie di spettacoli e situazioni in spazi come The Barbican Centre, la Tate Britain e l’ICA di Londra. Le sue opere sono entrate in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, tra cui Argentina, Germania, Lituania, Polonia, USA, Belgio, Israele, Francia, Iran, Libano, Italia e Regno Unito.

Serubiri Moses è uno critico e curatore con sede a New York. È autore di diversi capitoli di libri tradotti in cinque lingue ed è l’editore di Forces of Art: Perspectives from a Changing World (Valiz, 2021). Attualmente è docente di Storia dell’Arte presso l’Hunter College, CUNY. In precedenza ha insegnato presso la New York University, il Center for Curatorial Studies, il Bard College e il New Centre for Research and Practice, Dark Study e Digital Earth Fellowship. Come curatore, ha organizzato mostre presso musei tra cui MoMA PS1, Long Island City; Kunst-Werke Institute for Contemporary Art, Berlino; e il Museo Hessel, Bard College, NY. Fa parte della redazione di e-flux journal.

C.S.M.
Fonte: comunicato stampa del 18 marzo 2024

REZA ARAMESH: NUMBER 207
16 aprile – 2 ottobre 2024

Chiesa di San Fantin
San Marco 3090, Calle dei Orbi, 30124, Venezia
www.number207venice.com