Alla Fondazione Bevilacqua La Masa, mostra di Betsabeé Romero, evento collaterale ufficiale della Biennale. Nel 2005 la mostra sarà in California al MOLAA.
L’esposizione esplora il percorso dell’artista messicana attraverso opere commissionate e nuove installazioni, ed è il risultato della lunga relazione tra l’artista e il Museo californiano MOLAA, della cui collezione permanente fa parte il suo lavoro.
Tra gli eventi collaterali ufficiali della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (vedi qui) la mostra personale e progetto di ricerca dell’artista Betsabeé Romero (nata in Messico nel 1963) dal titolo “The endless spiral”, è organizzata dal Museum of Latin American Art (MOLAA) di Long Beach CA e curata da Gabriela Urtiaga, storica dell’arte e ricercatrice argentina, Chief curator del museo stesso. Al termine del periodo a Venezia, dove è visibile a ingresso gratuito dal 20 aprile al 1 settembre 2024, la mostra sarà allestita nel 2025 al MOLAA a Long Beach, Califonia USA.
La mostra è realizzata con il sostegno di William S. & Michelle Ciccarelli Lerach e Santiago García Galván. Una pubblicazione e una brochure sono disponibile per i visitatori.
Una conversazione aperta al pubblico tra Betsabeé Romero e la curatrice Gabriela Urtiaga è in programma domenica 21 aprile alle ore 14; a seguire alle ore 16 una loro visita guidata.
LA RICERCA ARTISTICA DI BETSABEÉ ROMERO
Le linee e i concetti curatoriali si diramano lungo le sale degli spazi espositivi della Fondazione Bevilacqua La Masa, in Piazza San Marco a Venezia, con l’implicita premessa di indagare il tema “Stranieri ovunque” titolo della Biennale 2024. La mostra presenta diverse sezioni che creano un approccio differente a questo cruciale argomento, facendo emergere idee e concetti dal corpus delle opere evidenziando dualità, tensioni, conflitti e fratture nella nostra cultura e storia.
L’artista ha sviluppato inizialmente una forte narrativa ponendo l’accento sull’esperienza di essere straniero nel mondo, dal punto di vista dei molti a cui manca un territorio dove trovare rifugio e sopravvivere. Parla di chi nella fuga si scontra con confini politici ed economici, sempre estranei ed escludenti; dallo specchio che non ci riconosce, che dubita, osserva, ignora e distorce. Da specchi che non includono identità e generi, al di là delle classificazioni e discriminazioni obsolete. Dalle case in cui prevale la violenza, esercitata da coloro che ne hanno raccolto il testimone, come un pugnale che segna arbitrariamente confini che definiscono il loro potere di piccoli patriarchi, a scapito della vita delle donne e dei bambini, vulnerabili e indifesi. Dalle comunità più sagge e coerenti che hanno dovuto nascondersi per difendere i propri luoghi sacri e salvare il mondo dalla barbarie, a cui ha condotto la logica dell’avidità e del consumo eccessivo.
APPROFONDIMENTO
LE OPERE IN MOSTRA
La mostra è divisa in sei sezioni. L’esperienza estetica inizia con l’installazione “Segni per guidarci verso l’esilio”, che mette in discussione il concetto e le esperienze di migrazione avvenute prima, durante e dopo il nostro tempo, ed evidenzia come una comunità possa contribuire a smantellare l’orrore e le ingiustizie. Attraverso l’opera “Identità”, alcuni specchi concavi di sicurezza, che rivestono completamente la sala, osservano e distorcono la nostra immagine. Specchi mappati e truccati, con linee dure e confinanti, specchi rotti in un universo rotto.
“Barbed borders” esplora la sofferenza che causa i confini. Sono linee imposte che si oppongono alla necessità, alla sopravvivenza e alla comprensione, cicatrici che sanguinano il mondo. Linee che ci inseguono per tutta la vita, inscritte sul corpo, incise nei piedi, nelle impronte che lasciamo. Linee crudeli, spigoli malati e mortali.
L’installazione “Totem rotolanti di gomma e oro” introduce il visitatore alla mobilità e nei totem urbanisu: ruote incise a mano che un tempo erano strumenti di memoria, timbri cilindrici che hanno impresso la storia in tutte le culture dell’umanità. Le ruote occidentali hanno cambiato l’andamento della corsa, dando priorità alla velocità e all’oblio per continuare a travolgere. Questi pneumatici riciclati rivendicano la direzione opposta alla modernità; invece di servire sulle autostrade e ai veicoli del potere, si muovono all’indietro, azionati manualmente per ricordare e rendere visibile ciò che la velocità aveva lasciato dietro di sé, per non vederlo più. Un totem mobile dell’iconografia indigena di tutte le Americhe, ricami e ceramiche, stele e oggetti in pietra provenienti da diverse regioni e culture.
Con “Nel punto di fuga delle ombre” l’artista riflette sulla cultura come casa che portiamo all’interno di un rifugio sopravvissuta all’ombra di tutti i poteri. Infine, “Feathers of a spiral sunrise”, è un viaggio attraverso una spirale senza fine, la saggezza che semina e germina in cicli, un compendio rotante di voli collettivi e accattivanti. Lumaca dalle ali circolari e labirintiche, una cresta orizzontale e infinita, veste architettonica e rituale, uno spazio dove tutti possono entrare e abitare.
M.F.C.S.
Fonte: comunicato stampa del 11 aprile 2024
Immagine di copertina: (particolare) Betsabee Romero, Feathers of a spiral sunrise
Courtesy of the artist
THE ENDLESS SPIRAL: BETSABEÉ ROMERO
20 aprile – 1 settembre 2024
Ingresso gratuito
Fondazione Bevilacqua La Masa
Piazza San Marco, 71C – 30124 Venezia
Tel. +39 041 2747555
https://www.comune.venezia.it/content/fondazionebevilacqua-la-masa https://www.facebook.com/bevilacqualamasa/?locale=it_IT
https://molaa.org/2024-betsabee-romero