Tre sedi espositive, Casa degli Artisti, Building, Galleria Moshe Tabibnia: retrospettiva di uno dei più grandi artisti degli anni 60, arrivato in Italia dal Giappone in bicicletta.

Hidetoshi Nagasawa (1940-2018), giapponese di origine benché nato in Manciuria (Repubblica Popolare Cinese) ma italiano d’adozione, visse nel nostro Paese per più di cinquant’anni, arrivando a Milano nel 1967. Entrò in contatto con artisti quali Enrico Castellani, Antonio Trotta, Mario Nigro e soprattutto Luciano Fabro, con cui fondò a Milano la Casa degli Artisti.

In quei primi anni partecipò alle ricerche più radicali dell’epoca, per poi dedicarsi al linguaggio specificamente scultoreo, ma sempre con un intento innovativo. Il maggior contributo di Nagasawa ai linguaggi dell’arte occidentale è stato il tentativo di fusione fra la nostra cultura e quella orientale, tentativo assolutamente riuscito e produttivo di opere di grande valore formale.

Building presenta, dal 4 aprile al 20 luglio 2024, “Hidetoshi Nagasawa. 1969-2018”, una grande retrospettiva a cura di Giorgio Verzotti, dedicata a uno dei più grandi artisti operanti in Italia dalla fine degli anni Sessanta, dislocata in tre sedi espositive della città di Milano: Building, Galleria Moshe Tabibnia, Casa degli Artisti. Quest’ultima sede ospita,dall’8 maggio al 4 giugno 2024,un ulteriore approfondimento del progetto espositivo, aprendo le porte di quello che fu lo studio di Nagasawa dal 1978 al 2007.

In occasione dell’inaugurazione, mercoledì 8 maggio 2024 dalle ore 19.00, Casa degli Artisti intitolerà l’atelier al primo piano alla memoria dell’artista con una cerimonia ufficiale aperta al pubblico.

Dal 1978, dando nuovo slancio all’attività della Casa, Hidetoshi Nagasawa, Luciano Fabro, Jole De Sanna e altri artisti, come Paola Brusati e Giuseppe Spagnulo, occuparono la palazzina – a quel tempo abbandonata – e la restituirono all’originaria funzione di centro cittadino di promozione dell’arte contemporanea, così come l’avevano concepita nel 1909 i Fratelli Bogani.

Nel corso degli anni si sono susseguite mostre di giovani artisti di fama internazionale, così come momenti di dibattito di teoria dell’arte, che hanno reso la Casa degli Artisti un punto di riferimento irrinunciabile sulla scena artistica dell’epoca: basti pensare all’importante iniziativa di restauro dei Bagni Misteriosi di Giorgio De Chirico (1994), oggi visibili nel giardino del Palazzo della Triennale di Milano.

Al primo piano dell’edificio di Corso Garibaldi, Hidetoshi Nagasawa, come Fabro e altri artisti, ebbe uno studio per circa trent’anni. Proprio in questo spazio Building, in collaborazione con l’attuale gestione di Casa degli Artisti, inaugura la terza sede dell’esposizione, proponendo una piccola raccolta di opere che intendono restituire la dimensione più progettuale del lavoro quotidiano dell’artista.

Tra i lavori presenti in mostra, un’importate scultura, Compasso di Archimede (1991), che ben illustra la poetica di Nagasawa, tesa allo svelamento di rapporti di tensione ed equilibrio nel corpo stesso della scultura. A quest’opera si aggiunge una selezione di disegni, maquettes e calchi preparatori che rendono l’idea del processo ideativo e creativo dell’artista e che per la maggior parte sono presentati al pubblico per la prima volta.

La mostra presso Casa degli Artisti si inserisce così nel più ampio progetto espositivo promosso da Building, dove una selezione di 33 opere, documenta in sintesi l’intero arco dell’attività dell’artista: dai video che testimoniano le sue performances degli inizi (per certi versi affini alle operazioni delle coeve Land e Body Art), passando per le prime sculture, dove il gesto è sempre implicato come prima matrice, fino ad approdare alle sculture di grandi dimensioni spesso giocate su equilibri arditi, che sono state la cifra più tipica di Nagasawa.

Le opere presentate da Building sono state concepite e realizzate dall’artista in base al principio del “Ma”, un concetto che appartiene alla filosofia Zen e che si può identificare col nostro concetto di intervallo o di vuoto. Un vuoto non inerte, bensì generativo di energia e di forma. È il caso di Colonna (1972), opera in marmo sviluppata a pavimento e costituita da segmenti di colore diverso, provenienti da luoghi diversi, inframmezzati da minimi ma visibili spazi vuoti. «In quel piccolo spazio si chiude la distanza dei loro viaggi e la loro storia» ha scritto l’artista.

Proprio in relazione al tema del viaggio, centrale nella poetica e nella vicenda biografica di Nagasawa – basti pensare che l’artista è arrivato nel nostro paese dal Giappone in bicicletta –  è proposta l’opera Barca (1980-1981), marmo, terra, albero), composta da una base monolitica in marmo bianco che accoglie al suo interno una pianta. L’opera affonda le sue radici nella tradizione shintoista secondo cui ogni elemento naturale, dalle pietre alle piante, possiede una dimensione sacra ed è tramite di preghiera agli dei.

L’esposizione comprende anche una scelta fra i numerosi lavori su carta dell’artista e due sculture inedite in marmo, esposte al pubblico per la prima volta in assoluto: Cubo e Nastro, entrambe datate 2012.

Attraverso questa selezione di opere, l’esposizione sottolinea in particolare due caratteristiche distintive di Nagasawa: la sua attenzione verso i rapporti fra l’opera e l’architettura e la sua visione quasi utopistica di una scultura apparentemente priva di peso, al punto da stare sospesa nello spazio e sembrare leggera anche quando raggiunge dimensioni monumentali.

La Galleria Moshe Tabibnia ospita, dal 4 aprile al 25 maggio 2024, l’opera Barca (1983-1985, ottone e carta), costituita da un sottile tubo di ottone rivestito di carta giapponese che, in accordo con il luogo che di volta in volta la accoglie, sfrutta nuove dimensioni spaziali, salendo sui muri, sui soffitti o adagiandosi al suolo. Il profilo dell’imbarcazione, con una linea bianca e sottile, rivela una struttura immateriale e aperta che naviga con leggerezza nello spazio.

La barca diventa così una metafora del viaggio vissuto e sognato, mitico e spirituale; così come nel mondo tessile, per le culture antiche e nell’immaginario, il tappeto diventa per eccellenza un veicolo in grado di trasportare in un’atmosfera sacra che esprime elevazione, purezza e unicità. L’opera trova dunque la sua naturale collocazione nella Sala Brera al piano terra di Galleria Moshe Tabibnia, dedicata allo straordinario allestimento di cinque tappeti Ushak a piccolo medaglione del XVI secolo, noti come “Tintoretto”, che deposti a terra per ospitare il fedele in preghiera, fungono da raccordo figurativo tra mondo sensibile e sovrasensibile.

L’ARTISTA
Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 in Manciuria. Nel 1945 a seguito dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, la sua famiglia intraprende un difficile viaggio di un anno e mezzo verso il Giappone. A Tokyo frequenta la Tama Art University, laureandosi nel 1963 in Architettura e Interior Design; durante gli anni dell’università viene a conoscenza delle varie tendenze d’avanguardia come il Neo-Dada e si imbatte nel movimento artistico del Gruppo Gutaj.

Nel 1966 parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest alla volta dell’Europa. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove si conclude il suo viaggio. Trova uno studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni ed entra in contatto con un gruppo di artisti tra cui Enrico Castellani, Luciano Fabro, Mario Nigro, Antonio Trotta e Athos Ongaro. 

Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1979 co-fonda, insieme a Jole de Sanna e allo scultore Luciano Fabro, la Casa degli Artisti, uno spazio per mostre, eventi e residenze d’artista che ha avuto un ruolo fondamentale nella scena artistica milanese. Negli anni Ottanta il lavoro di Nagasawa subisce un ampliamento di scala che lo porta a creare ambienti al confine tra scultura e architettura.  

Sensibilità per la natura, rispetto per la qualità dei materiali (dalla carta al legno, dalla pietra al metallo), riflessione sulla complessa relazione tra Oriente e Occidente, tra presente e passato, sul contrasto tra essere e apparire, sull’idea del frammento come parte di un tutto costituiscono gli elementi ricorrenti dell’intera parabola artistica di Nagasawa, conclusasi con la sua morte nel 2018.

C.S.M.
Fonte: comunicato stampa del 30 aprile 2024
Immagine: Installation view, Hidetoshi Nagasawa. 1969-2018
Building, Milano. Ph. Michele Alberto Sereni

HIDETOSHI NAGASAWA. 1969-2018

8 maggio – 4 giugno 2024 Casa degli Artisti
Corso Garibaldi 89/A
via Tommaso da Cazzaniga – 20121 Milano
www.casadegliartisti.net

4 aprile -20 luglio 2024 Building
via Monte di Pietà 23 – 20121 Milano
www.building-gallery.com

4 aprile – 25 maggio 2024 Galleria Moshe Tabibnia
via Brera 3 – 20121 Milano
www.moshetabibnia.com