Di Diego Tripodi. Bologna: concerto di Fontanamix Ensemble all’interno della rassegna Exitime2024.
Poiché per realizzarsi la bellezza ha bisogno non solo di buone intenzioni – e naturalmente di volenterosi operatori che ne facciano una missione – ma anche di risorse e spazi adeguati, è successo che Fontanamix Ensemble ha nuovamente un luogo sicuro in cui fa cose belle.
Realtà bolognese storica e di riferimento nazionale e internazionale per la cosiddetta musica contemporanea, l’ensemble diretto da Francesco La Licata, da ormai quattro anni, risiede nei mesi primaverili ed autunnali presso l’alveo suggestivo dell’ex chiesa di S. Mattia e lì è riuscito a far crescere una stagione, Exitime (vedi qui), che agli effetti è oggi divenuta un vero e proprio piccolo festival. Ogni anno un sottotitolo chiarisce l’indagine che l’ensemble si ripropone per il ciclo di appuntamenti: per il 2024 il motto è “agli infiniti possibili”.
E in effetti, colpisce l’offerta delle esperienze che, se non di certo infinita, è comunque assai nutrita: da concerti propriamente detti, magari a tema di anniversario o monografico, a occasioni di incontro col pubblico, passando per spettacoli multimediali e che coinvolgono le arti a tutto tondo, gemellaggi con altre realtà musicali internazionali, incursioni nelle tradizioni altre, momenti di formazione per giovani interpreti e workshop in collaborazione con enti ed istituzioni locali.
Fra tutte queste declinazioni in cui si articola la proposta di Exitime, certamente Carta bianca a è una delle ideazioni più caratteristiche e attorno alla quale viene fatta ruotare la stagione ogni anno. Il principio è semplice: affidare l’invenzione di un programma di concerto a un compositore, perché dunque sia una fantasia privilegiata a proporre un percorso d’ascolto ragionato e personale. Dopo Maurizio Pisati, Lukas Ligeti e Stefano Gervasoni, quest’anno è stata la volta di Paolo Perezzani, la cui proposta ha avuto luogo giovedì 23 maggio, naturalmente alle Officine San Mattia.
Doveroso punto di partenza per l’ideazione del programma è il centenario di Luigi Nono, sul quale infatti si incentrano molti degli appuntamenti della rassegna di quest’anno e che figura esplicitamente sia nel titolo della serata, Per l’ascolto (con Luigi Nono), che in quello del brano per voce ed ensemble Se da lontano… (omaggio a Luigi Nono), commissionato da Fontanamix allo stesso Perezzani e che ha ricevuto la sua prima esecuzione assoluta a conclusione del concerto.
Il focus della serata invece, testimoniato sempre dal titolo del concerto, era nella riflessione sul senso dell’ascolto musicale, quale esperienza significativa e creativa della musica stessa, quale nostro strumento ricettivo e decodificante, esterno e al contempo interno all’esperienza sonora.
La struttura del programma intercalava sapientemente momenti solistici, episodi nel segno della concentrazione, ad altri in cui tutto l’ensemble poteva mostrarsi nella pienezza dei suoi suoni.
In apertura, giustappunto, Mehr Licht!, brano per ensemble del compositore palermitano Federico Incardona, ricordato giustamente da La Licata come una meteora nella scena dell’ultimo ‘900 e purtroppo scomparso troppo presto. Il brano prevede il coinvolgimento, quasi un sipario, della voce e un violino e un pianoforte concertanti che vanno ad esasperare un’atmosfera inizialmente di tesa rarefazione.
Cuore del concerto era significativamente un esperimento audace: un frammento inedito dal Diario polacco n.2 per voce sola di Nono era accostato, senza soluzione di continuità, alla lirica da camera Dolente immagine di Bellini (anch’essa spogliata del suo sostegno pianistico, sostituito da un tenue bordone di fisarmonica) che, infine, si riconduceva circolarmente al frammento di Nono. Il mezzosoprano Clara La Licata era l’interprete che ha reso assai bene il piccolo pastiche con sentimento e raccolta espressività.
Seguiva Iconica per ensemble di Marco Momi, un brano costruito come un polittico e contrassegnato dal ricorso a molte sonorità elaborate, dalla preparazione del pianoforte fino al rumore magnetico di un altoparlante. La fisarmonica di Carlo Sampaolesi e il pianoforte di Stefano Malferrari erano invece i protagonisti degli altri tre brani solistici, rispettivamente Vagabonde blu di Salvatore Sciarrino, brano oramai piuttosto frequentato, e la doppietta Hänschen klein / Schattentanz da Ein Kinderspiel di Helmut Lachenmann. Entrambi gli interpreti hanno reso con grande bravura e diversa sensibilità la poesia di brani stanziati ai confini misteriosi fra suono e rumore. Come già anticipato, chiudeva il brano del compositore ospite, di gran lunga il più complesso per durata, strumentario e densità della scrittura.
Oltre all’ensemble ben in vista, erano coinvolti il soprano Livia Rado – già apparsa in scena per Mehr Licht! – e un clarinetto fuori scena. Ma aspetto più singolare era il coinvolgimento del pubblico che, a debito segnale di due direttori e opportunamente fornito all’ingresso di un foglio guida, era chiamato ad intervenire con semplici sibili, battiti di mani o di dita, entrando così, nell’intenzione dell’autore, all’interno di una dimensione d’ascolto molto più attiva e coinvolgente.
Infine, vi era un grande schermo sul fondo della navata su cui venivano proiettati i testi di Hölderlin (quasi tutti gli stessi usati da Nono in Fragmente-Stille) che contemporaneamente erano cantati, o meglio, parlati, recitati, intonati in vario modo, con articolazioni e gamme assai varie di suono, di articolazioni e di corrosione del timbro vocale. Tutte prove che Livia Rado ha superato brillantemente dall’alto della sua esperienza.
Recensione di Diego Tripodi
Visto a Bologna alle Officine San Mattia, per la rassegna Exitime, il 23 maggio 2024
Foto: Dino Russo
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