Di Diego Tripodi. Bologna: al Comunale Nouveau, la nuova produzione in prima assoluta del ‘dramma giocoso’ di Mozart.
Dopo breve combattimento, quasi da corrida, in cui sfugge agli affondi mal assestati dal vecchio, Don Giovanni forza il braccio al Commendatore fino ad infilzarlo con la sua stessa spada, innocua licenza questa, che chiaramente esaspera la disparità di forze fra i protagonisti del celebre duello.
Sgomenti, l’uno per il seno vacillante da cui sente l’anima partir, l’altro per lo sforzo fisico – e forse un briciolo di sorpresa – i due, accomunati, si accasciano contro un muro e di lì in terra, tracciando un’elementare ma efficace simmetria di movimenti. È una bella intuizione registica, che – così l’interpretiamo noi – già in apertura ci va dicendo che proprio in quel punto ha inizio la morte del protagonista, così legata a quella di quel vecchio, il quale d’altronde, nella sua duplice e simile forma di statuario genitore e di convitato di pietra, funge da vero e proprio sipario a tutto il dramma.
La regia in questione è quella pensata da Alessandro Talevi, per la nuova produzione di “Don Giovanni” andata in scena al Teatro Comunale Nouveau di Bologna dal 26 al 31 maggio 2024 sotto la direzione di Martijn Dendievel.
Qualche altro interessante tocco lo si trovava qua e là nell’allestimento: pensiamo ad esempio nel sestetto “al buio” del secondo atto, all’inquietante e al contempo sorniona apparizione ex machina del volto sospeso di Don Giovanni – quasi a sovrastare compiaciuto le intricate vicende di cui egli stesso è causa e in cui sono cacciati tutti i personaggi con devastante sconquasso – sorta di luna piena più da gattaccio del Cheshire carrolliano che da burlador de Sevilla molinesco. Era un’apparizione fugace e che non trovava un’integrazione molto coerente con la scena.
Se, a onor del vero, tutta la regia non incorreva mai in passi falsi imperdonabili, tuttavia mancava di un’interpretazione decisa che ne sapesse orientare lo stile attraverso il non facile e lungo snodarsi del lavoro mozartiano e, per lo meno, preservare l’incolumità dalla tentazione di singoli sketch occasionali, un po’ facili o non troppo originali: la circesca tramutazione in maiali degli uomini da parte di Don Giovanni in Metà di voi qua vadano – a suggerire in maniera un po’ moraleggiante il suo potere irretente – oppure la chiamatissima copula durante Batti, batti, o bel Masetto; in definitiva persino la finzione marionettistica attraverso cui i personaggi recitavano durante certe scene, restituiva una leggiadria comica forse non esatta per l’equivalente in Mozart.
Scarne ma funzionali, giuste e soprattutto ben studiate in relazione agli spazi, le scenografie – sempre opera di Talevi – cui forse si potevano risparmiare le proiezioni video, anch’esse in verità non moleste, ma che in generale stanno diventando un mezzo abusatissimo negli allestimenti d’opera e, in definitiva, erano prive di significativi apporti, se si escludono certi inconvenienti tecnici.
Il giovane direttore belga Martijn Dendievel, sul podio dell’Orchestra del Comunale di Bologna, ha saputo dare una lettura agile della partitura mozartiana, ben equilibrata tra scelte più tradizionali ed altre più orientate a quell’originalità paradossalmente scaturita negli anni dal filone cosiddetto “filologicamente informato”. A nostro avviso, alcuni dei momenti altamente drammatici, specie quelli legati ai personaggi di Anna ed Elvira, avrebbero potuto godere di una più grande esasperazione, ma è anche vero che con un’interpretazione più delicata, il Nostro ha saputo valorizzare il cesello di timbri guidando piacevolmente l’orchestra del TCBO nella scrittura mozartiana.
Brava Karen Gardeazabal, che ha inscenato una Donna Elvira energica e insospettabilmente luminosa, e, a dispetto dell’annuncio di una recente influenza, Olga Peretyatko ha saputo tenere testa al ruolo impervio di Donna Anna con eleganza e voce esatta.
Leggermente meno convincenti, specialmente in considerazione al peso dei ruoli, ma nel complesso bene gli altri interpreti: Nahuel Di Pierro / Don Giovanni e Davide Giangregorio / Leporello hanno tenuto le scene con ottima prova attoriale e mostrato entrambi una buona duttilità rispetto alla ricchezza di situazioni vocali loro richiesta.
Fra gli interpreti degni di nota due dei personaggi, per così dire “secondari”: René Barbera e Abramo Rosalen, rispettivamente Don Ottavio e Il Commendatore, hanno cantato con voci intense ed espressive. Infine, Nicolò Donini ed Eleonora Bellocci, un Masetto e una Zerlina affiatati, completavano il cast con un buon apporto. Il Coro, preparato da Gea Garatti Ansini, era quello del Teatro Comunale di Bologna.
Complessivamente, quello bolognese, un Don Giovanni piacevole e ben fatto, con bei pregi in ogni sua componente – interpretazione, direzione, regia – e infatti salutato a fine recita con applausi e apprezzamenti da un pubblico contento e appagato.
Recensione di Diego Tripodi
Visto al Teatro Comunale Nouveau di Bologna il 30 maggio 2024
Foto @ Andrea Ranzi
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