10 giorni di arti performative: 30 compagnie internazionali, 170 proposte spettacolari, 9 djset e 6 incontri pubblici.

La 54a edizione di Santarcangelo Festival “while we are here” invita a immaginare nuove prospettive di coesistenza: rave, cerimonie funebri e pratiche decoloniali sono alcune delle ritualità mediate dallo sguardo di artiste e artisti significativi per la scena performativa italiana e internazionale e di tante voci emergenti.

La rassegna, multidisciplinare e diffusa a Santarcangelo di Romagna (Rimini) dal 5 al 14 luglio 2024, attraverso lo sguardo di 30 compagnie italiane e internazionali, oltre 170 proposte spettacolari, 9 djset e 6 incontri pubblici, trasforma per 10 giorni il borgo medievale in una “città-festival”, affidando alle arti performative un’importante funzione di dialogo con la realtà sociale e politica d’oggi.

while we are here riflette su un mondo sempre più diviso e in conflitto, provando a immaginare pratiche in cui la differenza venga sostenuta ed esaltata. Ed è alla ricerca nuove forme di coesistenza in cui i corpi – nella loro diversità e individualità – possano relazionarsi e convivere.

«Riti funebri, rave, pratiche decoloniali, in ognuna di queste prassi compaiono corpi che, nell’atto performativo, creano uno spazio comune. Ed è proprio questa esperienza che ci interessa in modo particolare» – afferma Tomasz Kireńczuk, drammaturgo e critico polacco, per il terzo anno curatore del festival e da poco riconfermato fino al 2026.  

«Vogliamo che anche quest’anno il Festival sia un luogo di incontro e scambio. Vogliamo che la sua forza rigenerativa ci permetta ancora una volta di guardare diversamente non solo alla realtà che ci circonda, ma anche ai corpi e agli spazi che sono, o non sono, intorno a noi. Siamo convinte e convinti che questo essere insieme, che sfugge alla logica della vita quotidiana, abbia un enorme potenziale. Vogliamo chiederci cosa ci succede mentre siamo qui».

IL PROGRAMMA NEL DETTAGLIO
TEATRO, DANZA, INSTALLAZIONE, INTERVENTO ARTISTICO 

[Dalila Belaza © Camille D.Tonnerre]

Il programma presenta al pubblico locale e internazionale i lavori di artiste e artisti per la prima volta in Italia. È dominato da proposte interdisciplinari e opere che utilizzano strumenti del teatro, della danza, dell’installazione e dell’intervento artistico. Ciò che le accomuna è l’interesse per le relazioni che nascono al confine tra arti performative e cambiamenti sociali, sottolineando il sovrapporsi dei piani temporali e spaziali: le iconografie del passato rimbalzano nel presente.

Dalila Belaza, coreografa francese di origini algerine, indaga il dialogo tra danze rituali e astrazione; in Rive, al Teatro Amintore Galli di Rimini (14 luglio) per la prima volta in Italia, i 7 performer sul palco danno vita a un unico corpo sinfonico che mostra l’umanità come un paesaggio vivente. 

Dalla danza, dal rito, dal rave si sviluppa anche il claim che incornicia le proposte di questa edizione. While we are here dell’artista belga Lisa Vereertbrugghen (6 e 7 luglio) è un lavoro per cinque performer su rave culture e techno-folk, su come entrambe queste forme di danza attingano a un desiderio umano di intimità collettiva e perdita di controllo: una performance ibrida che celebra la fisicità.

Viviamo assuefatti dal terrore: questo è l’assunto della coreografa brasiliana, residente a Berlino, Michelle Moura. Lessons for cadavers (5 e 6 luglio) utilizza un linguaggio iperbolico e un’espressività portata all’eccesso per raffigurare un regno magico e grottesco abitato da strane forme viventi, al confine tra la vita e la morte.

Lo studio della ritualità è al centro anche del lavoro site-specific di Valentina Medda, artista interdisciplinare la cui pratica si snoda tra immagine e performance. Con The last lamentation (13 luglio) rielabora artisticamente icodici rituali del pianto funebre in una suggestiva performance per 12 interpreti che si tiene sul greto del torrente Marecchia.

[Panzetti Ticconi. Cry Violet © Valerio Figuccio]

Anche Cry Violet, creazione coreografica del duo Panzetti / Ticconi (9 e 10 luglio), indaga sul rito, in questo caso utilizzando un codice gestuale che ritrae espressioni di dolore e vergogna ispirate all’iconografia del peccato originale.

L’analisi delle iconografie del passato è alla base del lavoro di Claudia Castellucci, tra le artiste più riconosciute all’estero nella sperimentazione teatrale italiana e cofondatrice di Socìetas Raffaello Sanzio, nonché Leone d’Argento alla Biennale di Venezia nel 2020. Il tableau vivant Murillo (10 e 11 luglio) raccoglie un’antologia di elemosine sui modi con cui si tende la mano quando si chiede qualcosa, quando al mondo non si ha altro che sé stessi.

L’ispirazione derivata dalla storia dell’arte si ritrova anche nel lavoro di Giovanfrancesco Giannini, Roberta Racis e Fabio Novembrini: Vanitas (6 e 7 luglio) si ispira all’iconografia di nature morte che ci ricordano la caducità della vita terrena, messa qui in relazione con il macro tema della crisi del nostro tempo.

L’arte e l’attivismo politico si incrociano in molti modi nella programmazione di Santarcangelo Festival. La questione ambientale, il decolonialismo, la riflessione sul razzismo e l’antropocentrismo sono temi che nel dibattito mondiale sono sempre più interconnessi tra loro.

Un esame critico del mondo viene proposto dai coreografi brasiliani Davi Pontes e Wallace Ferreira, con il secondo e il terzo capitolo della trilogia coreografica Repertório (dal 12 al 14 luglio), presentato per la prima volta in Italia. La danza viene usata dal duo come forma di autodifesa per liberarsi da sovrastutture coloniali, razziali e ciseteropatriarcali, insite nel pensiero occidentale.

Il lavoro di Marvin M’toumo supera le distinzioni tra teatro, danza e moda: Rectum crocodile (12 e 13 luglio) è un racconto danzato e cantato in cui esseri umani, animali e piante appaiono uno dopo l’altro per testimoniare la violenza del colonialismo. Un appello feroce in cui i fantasmi dell’imperialismo, che ancora infestano i territori dei Caraibi, vengono evocati attraverso una coreografia di gesti, maschere, corpi e voci.

Rébecca Chaillon, regista e performer francese originaria della Martinica, porta un nuovo lavoro realizzato insieme a Sandra Calderan. La sua pratica artistica trae forza dal coinvolgimento nelle attività di collettivi queer e antirazzisti; ne La gouineraie (12 e 13 luglio) decostruisce il mito della famiglia bianca e patriarcale, mostrando la potenza salvifica insita nella cultura femminista. Un suo secondo lavoro, The cake (14 luglio) è un happening site-specific in cui la performer si trasforma in una torta edibile, lasciandosi idealmente divorare dal pubblico.

[Bruno Freire © Osmar Zampierre]

La ricerca sugli stereotipi e su come questi influiscano sui corpi e sulla visione del mondo è al centro di Il mio filippino: the tribe, lavoro in prima assoluta di Liryc Dela Cruz (6 e 7 luglio), autore e video-maker originario delle Filippine, residente a Roma. La performance indaga i gesti di cura e di pulizia delle lavoratrici e dei lavoratori domestici filippini in diaspora dal proprio paese. Questa proposta è parte del programma In Ex(ile) Lab dedicato al supporto di artiste e artisti in condizioni di esilio, finanziato da Creative Europe e di cui Santarcangelo dei Teatri è partner.

Il colonialismo, il capitalismo, la supremazia sui popoli sono questioni interconnesse alla quella ambientale. Bruno Freire, coreografo originario di Sao Paulo presenta un trittico, dispiegamento della sua ricerca sul “meraviglioso”. Life is not useful or It is what it is (6 e 7 luglio) prende le mosse dall’opera di Ailton Krenak, attivista nei movimenti indigeni, sociali e ambientali fin dagli anni Settanta. Matamatá(10 e 11 luglio) si ispira a Catatau di Paulo Leminski, uno dei poeti più amati in Brasile. In Matamatá si immaginano le reazioni che avrebbero potuto avere dei filosofi come Cartesio o Spinoza che, se avessero attraversato la foresta tropicale, calda e brulicante di vita, avrebbero probabilmente rivisto le proprie teorie.

[Agata Siniarska null&void (c) Dajana Lothert]

L’artista polacca, con base a Berlino, Agata Siniarska, colloca la sua pratica artistica nell’intersezione tra somatica e politica: la consapevolezza corporea incontra l’impegno sociale. In null&void (dal 12 al 14 luglio)racconta storie di distruzione di massa dalla prospettiva non antropocentrica della terra e del paesaggio, da voci animali e vegetali. Come collocarci in un paesaggio post bellico privo di esseri umani?

Agniete Lisickinaite, coreografa e attivista lituana, con Hands Up (dall’11 al 13 luglio) propone un’esperienza partecipativa che si colloca tra la performance e l’intervento politico, indagando il legame tra corpo e azioni di protesta. La danza viene vista come uno strumento di attivismo sociale, capace di provocare e di stimolare il dialogo.

[Nina Khyzhna Someone like me by Pasternak]

Il legame stretto tra il corpo e mondo è al centro di Someone like me della performer, regista e coreografa ucraina Nina Khyzhna (7 luglio). La sua ricerca rappresenta il viaggio di una creatura attraverso i corpi di individui che hanno affrontato il dolore, lo stress e la paura causati dalla guerra, a partire da una serie di interviste con persone ucraine diverse per professione, genere ed età.

Alterare il normale scorrere della vita grazie alla musica, al ritmo, al suono è un modo per distaccarsi dal tempo presente, per immaginare altri mondi possibili, per evadere dal reale e anche dal proprio stesso corpo.

In Gimme a break!!! l’artista svizzero Baptiste Cazaux (dal 9 all’11 luglio), prendendo in prestito il vocabolario della musica rave, delle pratiche meditative e dell’headbanging, prosegue nel suo percorso verso la pace emotiva e il distacco, che vede come strategie di sopravvivenza al capitalismo.

Il suono diventa battito e si trasforma in musica nel suo ripetersi ossessivamente: questo accade in HIT out (dal 5 al 7 luglio), una composizione musicale costruita da Parini Secondo e Bienoise intorno al salto della corda interpretato come strumento percussivo ritmico e coreografico, portato in scena in Piazza Ganganelli.

La forza dominante del ritmo e della musica è anche in Pas de deux dell’artista lituana, residente a Ginevra, Anna-Marija Adomaityte (dal 5 al 7 luglio). Il suo lavoro muove, come esplicitato nel titolo, da un danzare romanticamente eteronormato, e racconta la possibilità di uscire dallo standard di genere, di ribellarsi all’immaginario normativo dell’amore e del corpo nella danza.

Il corpo come possibilità di espressione talvolta limitata e contraddittoria è al centro dello studio di diversi lavori. Catol Teixeira torna con zona de derrama (dal 5 al 7 luglio) alzando un’ode agli spazi liminali di transizione e trasmutazione. Qui la danza si manifesta come dolore e allo stesso tempo come celebrazione, in quanto avviene nell’attimo stesso della trasformazione e del cambiamento.

Stefania Tansini, premio UBU 2022 nella categoria “miglior performer under 35”, torna con L’ombelico dei limbi (11 e 12 luglio), una messa in scena site specific in cui il corpo e la voce sono testimonianza lucida dell’angoscia del reale. Un percorso contraddittorio che da una parte vede la volontà di liberarsi, di farsi pezzi, di tenersi fuori dal mondo, dall’altra il desiderio di ricostituzione e di condivisione del tormento del corpo.

CrePa di Sara Sguotti e Arianna Ulian (12 e 13 luglio)è un montaggio di parole, suoni e gesti attorno all’immagine di una crepa, smottamento ma anche apertura, ferita eppure feritoia per corpi che si accostano, scivolano, attraversano un tempo di conservazione tra ciò che è definito vivo e ciò che è definito morto.

[Lukas Karvelis © Elena Krukonytė]

I limiti del corpo sono al centro della performance She dreamt of being washed away to the coast di Lukas Karvelis (dall’11 al 13 luglio), artista lituano. Prendendo le mosse dalla mitologia baltica racconta l’amore del mare per un pescatore, la singolarità di un corpo nel suo scontrarsi con la fluidità dell’immaginazione.

Francisco Thiago Cavalcanti, artista di origini brasiliane selezionato dal programma annuale In Ex(ile) Lab, è al Festival con 52blue (dal 12 al 14 luglio), in Piazza Ganganelli. Lo spettacolo, attraverso la metafora di una balena inavvicinabile dalle sue simili a causa delle alte frequenze del suo canto, riflette sui rapporti umani, sulla necessità di vicinanza e sul dolore della propria solitudine di individui.

Samuli Laine, artista finlandese, porta la sua pratica artistica sul crinale tra cura del corpo e arte. Nurture (dal 6 al 14 luglio) è una performance one-to-one – per una sola persona alla volta – che apre uno spazio alla tenerezza e alla vulnerabilità. Indaga le politiche di genere e di convivenza attraverso l’atto del caregiving e dell’allattamento al seno.

GLI ESITI DI RESIDENZE RICERCHE E LABORATORI
Anche per questa edizione Santarcangelo Festival ospita la restituzione conclusiva delle ricerche di artiste e artisti emergenti supportati per un interno anno con residenze artistiche e masterclass internazionali dal programma di #Fondo, network dedicato alla creatività emergente nato dalla collaborazione tra Santarcangelo dei Teatri e 15 partner nazionali tra festival, teatri, centri di residenza e circuiti.

Elena Rivoltini (6 e 7 luglio), performer attrice cantante e sound artist, indaga la voce, la propriocezione sottile del corpo e la respirazione per creare drammaturgie scenico-sonore e progetti site-specific.

La pratica di Vashish Soobah (dal 12 al 14 luglio),artista visivo, filmmaker e documentarista nato in Sicilia da genitori mauriziani e cresciuto in Brianza, verte attorno al concetto di memoria e migrazione, indaga sul significato di casa e di identità, sulla spiritualità e sulle questioni legate alla diaspora mauriziana attraverso narrazioni biografiche e personali.

L’ultima giornata di Festival, domenica 14 luglio, è dedicata alla restituzione delle ricerche seguite durante più di un anno dal network In Ex(ile) Lab, composto da Santarcangelo dei Teatri con L’atelier des artistes en exil di Parigi, Alkantara Festival di Lisbona, Visual Voices di Nicosia e finanziato da Creative Europe. Oltre ai già citati Francisco Thiago Cavalcanti (Brasile / Portogallo) e Liryc Dela Cruz (Filippine / Italia), condividono il proprio percorso Irkalla (Iraq / Francia)e Eisa Baddour (Cipro).   

Il Festival presenta inoltre, come ogni anno, gli esiti dei laboratori Let’s Revolution! / Teatro Patalò (10 luglio) e non-scuola del Teatro delle Albe (9 luglio), frutto di quattro mesi di lavoro con i ragazzi e le ragazze delle scuole medie e superiori.

[Imbosco ph Pietro Bertora]

TALK, CLUBBING E LABORATORI
È previsto un nutrito ciclo di talk aperti al pubblico. Prosegue inoltre l’indagine sul clubbing sperimentale, curata da Chris Angiolini, che anima Imbosco, uno chapiteau nascosto tra gli alberi ai piedi del Parco Cappuccini che si accende quando cala la notte e l’ultimo spettacolo si conclude, dove dj italiani e internazionali si alternano in consolle ogni sera.

Anche per questa edizione viene ospitato il Laboratorio itinerante di giornalismo culturale in Romagna organizzato da Altre Velocità, che vede una giovane redazione misurarsi con pratiche e teorie del giornalismo culturale e della critica teatrale, spostandosi tra i principali festival estivi della Romagna e realizzando interviste, recensioni e approfondimenti (Ipercorpo, Fu Me, Santarcangelo Festival, Le Città Visibili).

CREDITI
Santarcangelo Festival è realizzato dall’Associazione Santarcangelo dei Teatri grazie al Comune di Santarcangelo di Romagna e Comuni di Rimini, Longiano, Poggio Torriana, San Mauro Pascoli, sostenuto da Commissione Europea, Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Visit Romagna, Camera di Commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini e dai partner Gruppo Hera, Gruppo Maggioli.

Santarcangelo Festival è realizzato in collaborazione con Adam Mickiewicz Institute, Ambasciata della Repubblica di Lituania a Roma, European Festivals Fund for Emerging Artists – EFFEA, Department of Culture, Youth and Media – Government of Flanders, Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, Goethe-Institut Mailand, Institut français, Istituto Polacco di Roma, Lithuanian Culture Institute, Lithuanian Dance Information Centre, Rappresentanza Generale delle Fiandre in Italia, TINFO – Theatre Info Finland e promosso dal Ministero Federale degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania.

Santarcangelo Festival è partner dei progetti In Ex(ile) Lab e R.O.M Residencies On the Move finanziati da Europa Creativa, e di Boarding Pass Plus Dance.

M.F.C.S.
Fonte: comunicato stampa di giugno 2024
Immagine di copertina: Giovanfrancesco Giannini, Fabio Novembrini e Roberta Racis
Al Festival nell’ambito del progetto europeo R.O.M Residencies on the move
© Luca Del Pia

SANTARCANGELO FESTIVAL
5 – 14 luglio 2024

Santarcangelo di Romagna (Rimini)
tel. 0541 623149 / 626185
biglietteria@santarcangelofestival.com
Biglietti in vendita online nel sito e in Piazza Ganganelli
www.santarcangelofestival.com
https://www.facebook.com/SantarcangeloFestival/?locale=it_IT

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