Di Barbara Baroni. A MantovaMusica concerto in occasione della Festa Europea della Musica.

I misteri della forma in fieri della poetica musicale, nella splendida cornice di Palazzo Te a Mantova: il 21 giugno, solstizio d’estate, si è tenuto un evento legato all’argomento del Labirinto e delle Metamorfosi filo rosso anche nelle arti figurative. Per la Stagione Le bellezze ritrovate di MantovaMusica sono state proposte opere per quartetto e quintetto, con interprete di rilievo il Quartetto d’archi Adorno: Edoardo Zosi e Liù Pellicciari violino, Benedetta Bucci viola e Francesco Stefanelli violoncello, dal suono pastoso e a momenti allucinante, e il pianista Sandro De Palma; un amalgama molto riuscito e un suono pianistico stupendo anche negli assolo.

Sono stati presentati due autori rivoluzionari della forma e di transizione per la cultura ungherese e francese. Il concerto si apriva con l’interessante Quartetto n.1 in diciassette tempi di György Ligeti (1923-2006) “Metamorfosi notturne” (1953-54) tema ovidiano e kafkiano nella Sala dei Cavalli e con l’espressivo Quintetto di César Franck (1822-1890) nell’avvolgente esterna Loggia di Davide.

Il brano di Ligeti si ispira a Bartók e alla notte. Componeva infatti delle opere oscure segrete, anche per richiamare la propria origine rumena, poi di diventare ungherese: un aspetto crepuscolare con effetti di cromatismo staccato e pizzicato, battuto ben evidenziato dall’intrecciarsidell’Ensemble, che descrive brulli paesaggi slavi con echi di canti e danze e ritmi alterni di grande suggestione. Emerge la varietà a cui Ligeti si rivolgeva dopo l’arte tradizionale e preparava lo stile di mezzo da lui detto a “fasce micropolifoniche e poi nostalgico” (1996).

Franck, Autore tardoromantico della forma sonata ciclica (evoluzione dell’ultimo Beethoven) e cultore della chanson, si slancia in particolare in un bell’Ouverture eseguita con passione e i musicisti hanno saputo dare il sentimento ai vari tempi. Come in Ligeti viene usata una cellula tematica a strati, ma insieme ad altre invenzioni, sfumate nell’interpretazione con profondità e unità. Oltre alla metamorfosi i due brani sono accomunati dalla tensione espressiva portata al parossismo e ad oasi rasserenanti nell’insieme sonoro.

                                                            Recensione di Barbara Baroni
Visto a Mantova, Palazzo Te, per MantovaMusica, il 21 giugno 2024
Foto di Guido Mario Pavesi