I giardini della Reggia si popolano di oltre 20 sculture zoomorfe, immaginarie, fantastiche, metamorfiche.

«Il bestiario è per me come un autoritratto. Un animale che diventa sole è un animale gravido di nuove possibilità creative. Artefice del mio lavoro, l’animale si muove con più zampe, con più nomi, con un istinto più forte, con un occhio più vigile. Sono nostalgie del mio corpo, ricordi di ciò che forse ero o vorrei essere, memoria di un’altra precedente vita…». Luigi Mainolfi.

Con l’arrivo dell’estate la Reggia di Venaria (Torino) torna a proporre al pubblico interventi d’arte contemporanea. Dopo le installazioni permanenti di Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Mimmo Paladino e gli interventi temporanei di Tony Cragg, Mario Merz e Riccardo Cordero, dal 21 giugno al 10 novembre 2024 l’ospite d’onore è “Luigi Mainolfi/Sculture. Bestiario”.

Di questo affermato artista, campano di nascita ma che dagli anni Settanta vive e lavora aTorino, sono esposti più di venti lavori, realizzati tra il 1978 e il 2020, ambientati nella Corte d’Onore e nel Gran Parterre dei Giardini della Reggia.

Le opere, selezionate dal Direttore generale del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Guido Curto e dalla Conservatrice della Reggia di Venaria Clara Goria, sono tutte a tema zoomorfo, da qui viene il titolo, Bestiario, che rimanda ai Bestiari dei codici miniati medievali illustrati con raffigurazioni di animali reali e immaginari, e anche alla zoologia fantastica dello scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges. Un tema caro a Mainolfi, già autore del Bestiario del Sole, popolato di colorate creature metamorfiche, sospese tra mito e fiaba.

LUOGHI E OPERE
Il Bestiario mainolfiano si insinua nelle architetture barocche, invade le verdi geometrie dei giardini ed entra in contatto con la viva presenza di cerbiatti e altra fauna selvatica del vicino parco La Mandria, riserva naturale di biodiversità. Sono creature fantastiche e mutanti, che paiono dialogare con gli animali raffigurati nella Reggia di Venaria, dedicata fin dalla metà del Seicento al mito di Diana, dea della caccia e della Luna.

Sulle terrazze della Torre dell’Orologio svettano le alte Gabbie e si affacciano verso il centro storico di Venaria le Caprette blu, lo Struzzo, Cervallo piramide e Solcavallo (in tondino di ferro).

Dalla Corte d’onore si accede al Loggiato della Sala di Diana, dove scopriamo Alatino e una sequenza di coloratissime Bandiere. Nel settecentesco Gran Parterre del Parco Alto sui prati verdi troviamo le Centaure e Titan, a evocare presenze mitologiche, e altri animali in bronzo dalle denominazioni e forme immaginifiche: Apesse, Malat, Nominon femina e Nominon oro, Scosso, i Silontes e Soltitan.

Nella juvarriana Cappella di Sant’Uberto sono esposte due sculture a forma di grandi conchiglie di bronzo sospese su acuminati peduncoli come moderne acquasantiere: Isole, approdate da lontani Arcipelaghi. Così la mano dell’artista plasma la materia, al pari della natura, secondo le parole dello stesso Mainolfi: «Questa mia scultura tenta di diventare natura nonostante le tentazioni avverse».

L’IMMAGINARIO DI LUIGI MAINOLFI
Un immaginario potente del mondo mediterraneo e del Sud del mondo, dalla valle Caudina (in Campania dove Mainolfi è nato) al Venezuela (dove ha vissuto da bambino con la famiglia), ai viaggi nel sud-est asiatico e in Oceania, caratterizza i lavori di Mainolfi. Tra tanti basti citare la monumentale Campana, 1978-1979 (Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea), recentemente restaurata presso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”.

Le installazioni messe in scena permettono così di ripercorrere l’attività di Mainolfi a partire dagli anni Settanta: da Alatino (1978), un autoritratto come un Icaro in formato ridotto (in ceramica e piume di uccello), fino alle più recenti Bandiere (2007-2020). Tra le prime produzioni in bronzo troviamo le Isole dell’Arcipelago (1983), per arrivare al gruppo di sculture bronzee (2004-2016) installate nel Gran Parterre, e ritornare infine alla leggerezza del «disegno in ferro» delle Gabbie (1996-1999), con l’invito di Mainolfi a guardare verso l’alto facendo «un piccolo tentativo di volo, di staccarci da terra».

C.S.m.
Fonte: comunicato stampa del 21 giugno 2024
Immagine: Luigi Mainolfi, Silontes, 2008-2009, Bronzo Collezione dell’artista
Foto di Micol Sacchi – Fonte: Consorzio delle Residenze Reali Sabaude

MAINOLFI/SCULTURE. BESTIARIO
21 giugno – 10 novembre 2024

Reggia di Venaria
Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO)
www.residenzerealisabaude.com 
www.lavenaria.it