La vera storia dell’ultima donna processata per stregoneria nel 700, nel racconto di Emanuela Bianchi, autrice anche di uno spettacolo teatrale.
Calabria, seconda metà del Settecento. Cecilia Faragò è accusata di essere una strega e di aver provocato la morte del parroco. A vessarla due preti che vogliono impossessarsi dei suoi beni. Vedova e analfabeta, si affida a un giovane avvocato che porterà il suo caso fino alla corte di Napoli e riuscirà a smascherare gli impostori, dando l’occasione a Re Ferdinando di abolire per sempre il reato di stregoneria.
Emanuela Bianchi ha il merito di aver fatto uscire dall’oblio una storia dimenticata, oggi al centro di una rievocazione annuale in Calabria, a Soveria Simeri (Catanzaro), raccontata nella sua opera teatrale LaMagara, Premio della critica Gaiaitalia 2014, e oggi in questo nuovo libro, dal titolo “L’ultima strega. Una storia vera dalla Calabria del XVIII secolo”, Oligo editore, in libreria dal 2 agosto 2024.
Dalla prefazione di R. Alessandrini: «Questo breve racconto ha una lunga storia, che merita di essere riassunta, almeno per sommi capi. Una madre regala alla figlia il libro di uno studioso di storia locale. Il testo ricostruisce una vicenda realmente avvenuta in Calabria nella seconda metà del Settecento, quella di una donna – Cecilia Faragò – che rimane vedova, non intende risposarsi e che, pur essendo analfabeta, ritiene di far valere i propri diritti fino al grado supremo di giudizio, la Gran Corte della Vicaria di Napoli.
Accusata ingiustamente di essere una strega e di avere provocato con una fattucchieria la morte di un parroco, vessata da due avidi preti che reclamano con l’inganno i suoi averi, affida la propria difesa a un giovanissimo avvocato ventenne, che con una formidabile arringa, degna della migliore retorica del secolo dei Lumi, smaschera gli impostori e restituisce alla donna il suo diritto. Re Ferdinando IV, nel 1770, coglie l’occasione per abolire il reato penale di magia dai suoi territori.
Cecilia Faragò sarà così l’ultima donna nel Sud d’Italia a essere accusata, e assolta, da calunnie costruite sulla superstizione e sul pregiudizio. Confinata per oltre due secoli in un ambito prevalentemente locale, la storia dell’“ultima strega”, sempre in virtù di quel libro regalato da una madre a una figlia, diventa un testoteatrale. Perché la figlia è antropologa e attrice e, nella vicenda narrata, intravvede qualcosa che va riportato alla luce e arricchito di nuovi significati. Inizia così una ricerca sul campo, un’indagine serrata nel piccolo paese calabrese che ha fatto da scenario alla storia».
EMANUELA BIANCHI
Antropologa e attrice catanzarese, ha studiato all’Università di Roma La Sapienza. Allieva di Paolo Vignolo (Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi) e della coreografa Marta Ruìz (Adra Danza, Colombia), nel 2004 ha costituito la compagnia teatrale “Confine incerto”, che si occupa di teatro ludico-sensoriale, teatro antropologico e teatro interattivo in spazi non convenzionali.
C.S.m.
Fonte: comunicato stampa del 17 luglio 2024
Immagine: “LaMagara”, monologo teatrale di e con Emanuela Bianchi,
Teatro di Soverato. Fotografo Mario Greco
https://www.facebook.com/lamagarafringe/