Palazzo Ciampoli: la ‘città invisibile’ riletta da un team di archeologi incrociando documenti e reperti. In mostra anche la ‘Sacerdotessa di iside’.
Esposti reperti dai depositi e dagli ultimi ritrovamenti archeologici. Le ricostruzioni digitali in 3D restituiscono la visione di uno scenografico centro urbano concepito per guardare il mare ed essere ammirato a distanza di chilometri
Dall’epoca dei greci a quella dei romani, Taormina è la protagonista della grande mostra archeologica e multimediale dal titolo “Da Tauromenion a Tauromenium. Alla scoperta della città invisibile tra storia e archeologia”, a Palazzo Ciampoli, nella città del Messinese, dal 7 agosto al 30 novembre 2024.
Due i piani di lettura dell’esposizione: da un lato quello materiale, con reperti, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi; dall’altro il piano di lettura virtuale, ovvero la “città invisibile”, con la ricostruzione animata di edifici che, come slabbrature del tessuto urbano contemporaneo, affiorano dagli scavi a vista di vicoli e piazzette di Taormina.
Nelle sei sezioni tematiche ci sono reperti sinora custoditi nei magazzini del Parco (capitelli, epigrafi, statue) e altri frutto di ritrovamenti più recenti, conosciuti dagli studiosi ma mai esposti.
Per l’occasione, è già tornata a Taormina la famosa “Sacerdotessa di Iside”, statua in marmo rinvenuta nel 1867 vicino alla chiesa di San Pancrazio – anticamente luogo di culto di Iside e Serapide – e dal 1868 trasferita al Museo Salinas di Palermo. La statua è assente da Taormina dal 2001 (quando fu esposta nella mostra organizzata dalla Soprintendenza di Messina con il Comune di Taormina e allestita negli spazi di Badia Vecchia). Altri prestiti giungono dalla Soprintendenza di Palermo e dal Seminario arcivescovile del capoluogo siciliano (ex collezione Alliata di Villafranca).
«Questa mostra – dice l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato – è la testimonianza di come la narrazione di un museo archeologico possa e debba adeguarsi ai linguaggi contemporanei per poter parlare a pubblici diversi e alle nuove generazioni, nate e cresciute con le tecnologie più avanzate. La digitalizzazione dei contenuti museali, insieme alle ricostruzioni in 3D che ci restituiscono la Taormina greca e romana, vanno in questa direzione».
Un progetto corale del Parco archeologico Naxos Taormina, diretto dall’archeologa Gabriella Tigano, che da circa due anni coordina diversi gruppi di lavoro – scientifici e tecnici – formati da archeologi e funzionari del Parco, della Soprintendenza di Messina e delle Università di Messina, Palermo e Catania, e da un team interdisciplinare di architetti, informatici, film maker ed esperti di ricostruzioni 3D, che hanno lavorato per ricomporre, rileggere e raccontare il Dna di una città dalla storia antichissima e, per la sua posizione privilegiata, abitata da sempre.
«Taormina – commenta Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina – è un sito a continuità di vita, quindi la sua storia urbana, in un lasso di tempo di circa 2500 anni, diventa per noi studiosi un complesso mosaico da ricostruire, operazione da condurre con il necessario rigore scientifico. Abbiamo provato a ricomporlo, incrociando fonti documentali, reperti mobili e strutture antiche e, con il supporto delle moderne tecnologie digitali, abbiamo realizzato una serie di video con animazioni 3D per restituire ai visitatori, di tutto il mondo e di tutte le età, la fascinazione della monumentale e scenografica città fondata dai greci e che visse secoli di pace e fortuna anche in epoca romana».
ad/sl+m
Fonte: Comunicato stampa del 1 agosto 2024
Immagine fornita da Ufficio Stampa Regione Siciliana
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