Di Silvana Ghigino. Parco di Villa Durazzo Pallavicini: lettera della Direttrice e Curatrice del ‘Parco più bello d’Italia’.

Cari Amici del Parco,
a costo di sembrarvi prosaica vi racconta questa storia che, anche se parla di me, non vuole parlare di me, ma di ben alto.
Quando mi sono iscritta alla Facoltà di Architettura a tutto pensavo ma non ai giardini. Per me i giardini erano i giardinetti di mia madre e delle sue zie: alcuni belli, tutti amati.
La prima volta che ho pensato ad un giardino come ad una opera d’arte è stato durante le lezioni della professoressa Annalisa Maniglio Calcagno docente di Arte dei Giardini.
Lei ha aperto nella mia mente uno scenario che non si è più chiuso.

Ho studiato sotto la sua guida. Seguendo le sue istruzioni, ho realizzato il mio primo studio e progettino di restauro per i parchi di Nervi. È stata sempre lei, subito dopo, ad assegnare a me e a Fabio Calvi la tesi di laurea sulla Villa Durazzo Pallavicini. E da qui in poi il nostro destino era segnato!.

Al Parco di Pegli io non c’ero mai stata ma grazie alle sue lezioni, accompagnata dai miei compagni di studio, Fabio e Enrico,  ho visto la cosa più bella che avessi mai osservato: un’opera stupenda e desolantemente abbandonata. Avevo 23 anni e sentivo il lamento di un grande essere di 8 ettari che non voleva morire, che non voleva più soffrire e che ha cominciato a raccontarmi cose bellissime. Lì – ed ora Qui- mi ci ha mandato lei, la professoressa Maniglio.

La scorsa settimana la professoressa Maniglio ha lasciato questa vita questa mia lettera è dedicata a lei. Era una donna molto bella ma di lei si avvertiva prima di tutto l’intelligenza, la serietà un po’ austera. Era una che “la sapeva sul serio”, che non barava mai e con la quale non sarebbe stato possibile barare!

Dopo l’esame sui Parchi di Nervi ci ha proposto una tesi sul Parco di Villa Durazzo Pallavicini dicendoci che ci considerava i primi studenti adatti ad un tema del genere. Io e Fabio, in realtà, avevamo già concordato con il prof. D’Agostino una tesi di progettazione navale ma quel richiamo era forte e abbandonammo le barche. Inutile dirvi che il prof. D’Agostino ci tolse  il saluto!

Ricordo che gli ordini della Maniglio furono: «Procuratevi una piantina alla Ripartizione Giardini e Foreste e poi rilevate tutto, andate negli Archivi Comunali e ricercate TUTTO perché la prima cosa da fare è CONOSCERE» Li è iniziata l’avventura moderna del Parco.

Il 16 luglio 1985 ci siamo laureati e devo dire che la “nostra prof.”  era veramente soddisfatta. Ci accordarono la dignità di stampa e lei ci incitò a scrivere il primo saggetto sul Parco, edito dalla Sagep sotto forma di guida, oggi diventato un cimelio per le foto che raccontano quali fossero le condizioni del parco alla fine degli anni ’80.

Ci propose la carriera universitaria ma noi volevamo fare la professione e lei non ha mai interferito anzi ci ha coinvolti nella prima Ricerca sui Giardini Storici finanziata dal CNR in relazione al Parco Pallavicini e a Villa Serra di Comago. Ha lasciato che andassimo dove volevamo senza mai liberarci dal laccio della Facoltà.

Erano gli anni in cui era riuscita, nonostante tutti gli ostacoli, a fondare la prima Scuola di perfezionamento in Architettura del Paesaggio.
Io la osservavo come un cucciolo guarda una pantera andare a caccia. Era determinata e affascinante, una guerriera con l’arco e lei era la freccia. Ho assistito alla sua crescita professionale in ambito italiano ed europeo, l’ho vista di straforo gestirsi i problemi personali e famigliari senza intaccare la sua carriera. È stata veramente una maestra silenziosa.

Nel frattempo io e Fabio abbiamo sognato di poter salvare il parco di Pegli e quello di Comago. Eravamo alla fine degli anni ’80, vicini al 1992 e alle celebrazioni colombiane.

Villa Pallavicini subì un terribile attacco quando giunsero architetti, che mi permetto di definire spietati, che proposero all’allora Giunta Comunale e alla Soprintendenza un intervento di “restauro” che comportava, tra le altre cose:
– la demolizione della serra dell’Orto Botanico, detta “il Trenino”
– un nuovo ingresso al Parco sulla strada di Varenna con impianto di funivia (!!!) per arrivare direttamente al Castello,
– una zona ristorante (!!!) tra il Castello e la Cappelletta di Maria
– un bar (!!!)  nel tempio di Flora
e molto altro.
Gli organi approvarono.

Ora voi, che ormai avete imparato a conoscermi, immaginatevi come posso aver reagito ad un tale progetto! Cosa potevamo fare noi, giovani e sconosciuti architetti, che avevamo sognato e delineato un restauro filologico?

Andammo dalla prof. Maniglio: l’unica che nel mondo che contava parlava la nostra lingua e lei rispose.
Contattò subito la Dottoressa Tagliaferro, Direttrice del Settore Cultura del Comune di Genova, e la Soprintendenza. Vivevo come fossi stata in un sogno/incubo: ho continuato in quel periodo a tener viva nella mia mente l’immagine del Parco di Michele Canzio mentre combattevo una battaglia più grande di me. Ma la Professoressa c’era e allora mi sembrava tutto possibile.

L’epilogo a questa storia, che un giorno racconterò per esteso, fu che la Soprintendenza ritirò l’autorizzazione, il Comune di Genova riconobbe la necessità di un progetto di restauro per l’impianto scenografico e vegetazionale del Parco e fu così che furono spazzate via funivia, bar, ristoranti, demolizioni e nuove strutture invasive.

In quei due anni ho imparato a distinguere bene i buoni dai cattivi, gli onesti dagli arrampicatori senza scrupoli. In quegli anni  ho capito che Annalisa Maniglio per me ci sarebbe stata sempre e tanto mi è bastato per essere serenamente quello che sono.

Adesso lei se ne è andata, ho visto i suoi figli e il marito provati e forse sbalorditi perché chi vive accanto ad un guerriero è portato a credere che ci sarà sempre. Io sono quella fortunata perché il nostro rapporto non comportava la presenza fisica, io avevo avuta la grande lezione e ho capito che quello che poteva fare lei per me era avvenuto ed era di carattere imperturbabile.
 La voglio ricordare felice il giorno in cui abbiamo riaperto il parco e nel 2017 quando è stato dichiarato Parco più bello d’Italia. Grazie, grazie, grazie da me, da Fabio e dal Parco di Villa Durazzo Pallavicini. 

Silvana Ghigino
Direttrice e Curatrice del Parco di Villa Durazzo Pallavicini
Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Parco

Il magazine DeArtes ringrazia l’arch. Silvana Ghigino per aver autorizzato la pubblicazione di questa lettera.


Villa Durazzo Pallavicini
via Ignazio Pallavicini 13 – 16155 Genova
Tel. 010 853 1544
info@villadurazzopallavicini.it
www.villadurazzopallavicini.it
https://www.facebook.com/villadurazzopallavicini/

APPUNTAMENTI AL PARCO

ALBA DI FERRAGOSTO  
Giovedì 15 Agosto ore 04.30 del mattino
colazione: 07.30 a.m (offerta dalla Direzione)
costo: 25€  (comprensivo di biglietto di ingresso)

Una passeggiata nel Parco nell’ora in cui gli alberi respirano per vedere l’alba tutti insieme al Castello del Capitano. La Direttrice mostrerà, per chi vorrà, una piccola anteprima di una grande scoperta che sarà divulgata alla fine di settembre.
prenota qui

GIRO IN BARCA DEL LAGO GRANDE  
Tutte le domeniche di agosto orario: 14.00 – 18.00
costo: 5€  (in aggiunta al biglietto di ingresso)
Non è necessaria alcuna prenotazione