Di Maria Luisa Abate. Arena di Verona: il più grande capolavoro musicale di tutti i tempi diretto da Battistoni nel bicentenario della sua prima esecuzione.
Circa un centinaio di professori d’Orchestra, al massimo dell’organico, e poco meno di centosessanta artisti del Coro hanno portato all’Arena di Verona il messaggio universale di unità e fratellanza tra popoli musicato da Ludwig van Beethoven nella Sinfonia n.9 in re minore op.125. Per tutti: la Nona. L’ultima scritta del genio di Bonn quando oramai era già diventato completamente sordo, in minima parte rielaborando alcune sue precedenti intuizioni musicali, assieme a una tale vastità di spunti da aver nutrito il dubbio se farne due composizioni distinte. Abbiamo invece una struttura unica: grandiosa, monumentale, titanica, immortale, dal 2001 dichiarata “Memoria del mondo” dall’Unesco.
A testimonianza che la genialità non conosce limiti e che sua espressione privilegiata è la fantasia, Beethoven ha aggiunto alla matrice sinfonica un movimento cantato, per il quale ha attinto alla massonica An die Freu (alla Gioia) di Friedrich Schiller intervenendo con parole di proprio pugno. Come hanno ricordato le note di Cesare Orselli nel libretto (anzi librone) di sala, una sorta di viaggio iniziatico che dall’irrequietezza, dal tormento dell’uomo/eroe, passando attraverso momenti di calma e serenità, conduce alla luce in quello che nella trasposizione musicale è diventato Inno alla Gioia. E che nel 1972 è stato privato delle parole e riadattato da Herbet von Karajan per farne l’Inno europeo. Un carico quindi di significati che travalica la sola bellezza sconvolgente della musica.
Un’ulteriore valenza ha assunto la presenza della Nona nel cartellone 2024, anno in cui ricorre il bicentenario della sua prima esecuzione, avvenuta a Vienna il 7 maggio 1824 e che richiese la più grande orchestra mai prima di allora riunita da Beethoven. Tradotto in pratica, significa che questo imponente capolavoro necessita indispensabilmente non solo di qualità artistica ma anche di grandi numeri. Ideale quindi si è rivelata l’Arena di Verona, che ai grandi numeri è avvezza e sa come gestirli al meglio.
Conoscitore degli spazi dell’anfiteatro e delle potenzialità delle compagini artistiche, Andrea Battistoni possiede una personalità direttoriale assai spiccata, così come sono in lui distintive la carica interpretativa e quella espressiva, che si evincono anche dal gesto ampio e imperioso. Privilegia contrasti dinamici decisi, in questa circostanza indirizzati a cercare il bilanciamento tra la vastità e robustezza dell’edificio beethoveniano e la sua essenza sinfonica. Il suo sforzo, non sempre passato linearmente dalle intenzioni ai fatti, è stato proteso da un lato a dare un senso agli spunti smaccatamente contradditori presenti nella concezione beethoveniana di ricercata “disorganicità”, ardita e avveniristica per l’epoca, dall’altro a porre in evidenza il messaggio non solo musicale ma ideologico, locuzione dell’Uomo impegnato in quel percorso di purificazione di cui si diceva poc’anzi.
In ciò ben assecondato dall’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, che tra i suoi molteplici punti di forza vanta la duttile intelligenza con cui asseconda la bacchetta sul podio. Di assoluta rilevanza è stata la prova del Coro che ha raggiunto corposità e compattezza sotto la guida esperta di Roberto Gabbiani, riuscito a rendere giustizia tanto alla musica quanto agli aspetti interpretativi in senso lato. Quattro le voci soliste: il soprano Erin Morley, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, il tenore Ivan Magrì, il basso Alexander Vinogradov. A loro Beethoven non ha riservato parti particolarmente rilevanti e in questa serata gli interventi sono risuonati poco incisivi.
Il pubblico ha dimostrato un entusiastico gradimento, tanto da aver applaudito al termine di ogni movimento. Situazione che se da un lato ha sottratto fascino e continuità all’insieme, dall’altro ha attestato che, almeno per una serata, l’intento di affratellare gli uni agli altri nel nome della musica è riuscito appieno.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto all’Arena di Verona l’11 agosto 2024
Foto Ennevi
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