Sta per prendere il via “Vicenza in Lirica”, un festival che ha saputo in breve tempo ritagliarsi una posizione importante dapprima nel nord est d’Italia, poi ha riverberato i suoi echi a livello nazionale e attualmente sta arrivando oltre confine. Un festival della cui costante crescita ci parla il direttore artistico Andrea Castello, illustrando la dodicesima edizione 2024 che si inaugura ufficialmente il 1 settembre, dopo le anteprime dello scorso giugno.
Quanto è stato importante, per Andrea Castello, nascere a Cavarzere (Venezia), città che diede i natali al grande direttore Tullio Serafin? La lirica l’ha respirata fin da piccolo oppure la passione è nata in lei successivamente?
Fin da quando hanno intitolato la mia scuola elementare di Rottanova a Tullio Serafin, ho iniziato ad interessarmi a questo grande uomo, grande Maestro che ha portato il mio paesino in tutto il mondo. La passione per la lirica e per il canto è iniziata a 17 anni quando volevo iscrivermi a Sanremo: mi sono fatto ascoltare dal maestro Danilo Rigosa e lui mi ha fatto debuttare nel “Barbiere di Siviglia” a fianco di Vittorio Grigolo. Da quel momento ho iniziato a cantare ed organizzare concerti.
Nel 2013 ebbe l’idea di fondare a Vicenza un festival dedicato alla lirica. Come nacque in lei questa intuizione?
Grazie alla cara amica Daniela Dessì: eravamo a Sarzana e mi disse «Perché non concretizzi le tue abilità di organizzatore e non pensi ad un Festival al Teatro Olimpico di Vicenza?» Allora a Vicenza mancava un Festival dedicato ai giovani, e mancavano soprattutto i grandi nomi della lirica. Con coraggio e grazie ad Elena Milan, coordinatrice delle Gallerie d’Italia che mi diede fiducia, ho iniziato un piccolo festival che via via si è esteso. Daniela (prematuramente scomparsa nel 2016) non poté vedere il Festival ingrandito, ma sono certo che continua a consigliarmi.
Quali sostenitori, nel mondo operistico, ha avuto fin dalla prima edizione?
Naturalmente Daniela Dessì, anche come socio onorario della nostra associazione “Concetto Armonico”. Da sempre Sara Mingardo attuale Socio Onorario, e dal 2018 Barbara Frittoli un punto di riferimento per i giovani. Anche molti altri artisti hanno sostenuto il Festival: Leo Nucci, Roberto Scandiuzzi, Riccardo Zanellato, Ekaterina Gubanova, Amarilli Nizza, Juan Pons, Bernadette Manca di Nissa, Fabio Armiliato, Vivica Genaux, Laura Polverelli, Daniela Barcellona, ecc.. Molti di loro continuano a farlo sia dal punto di vista della formazione che artistico.
Oggi il festival è conosciuto e apprezzato a livello nazionale e oltre, per la qualità artistica e il ventaglio di proposte di grande interesse. Un traguardo entusiasmante realizzato in relativamente pochi anni. Direttore Castello, quanto è risultato determinante il suo “fiuto” per i talenti artistici e quanto le sue indubbie capacità imprenditoriali?
Sono soddisfatto. Avendo studiato molto il canto (e continuando a farlo), mi è facile capire il percorso che deve seguire un giovane cantante. È una grande soddisfazione sapere che molti cantanti lirici ora in carriera sono partiti da “Vicenza in Lirica”. So di essere severo nei consigli, ma chi li ascolta vedo che sta cantando. Per quanto riguarda la capacità imprenditoriale cerco di rimanere aggiornato sul continuo evolversi della situazione culturale-economica del nostro Paese, ma anche a livello internazionale. A volte hanno la strada aperta coloro che sono inseriti in un “circolo vizioso” della lirica, ma io preferisco seguire la strada più difficile camminando con le mie gambe e mettendo al primo posto la qualità e la professionalità.
Il claim che contraddistingue l’edizione 2024 è: “Vicenza in lirica … va volando leggera”. Ma con ali forti! Ci spiega la linea programmatica?
“Volo leggero” nonostante i tanti ostacoli con cui spesso devo rapportarmi e, perciò, senza “curarmi di loro” proseguo con la professionalità. Quest’anno l’ho dedicato prevalentemente a Rossini, sarebbe stato troppo facile pensare ad un “toto Puccini” nel centenario. Non mancherà una pagina musicale ricercata dedicata a Mahler e, naturalmente un intermezzo barocco. Il prossimo anno si pensava a “Le nozze di Figaro” di Mozart, ma forse ho svelato troppo presto il titolo e dovrò cambiarlo.
L’inaugurazione del 1 settembre 2024 avverrà con lo “Stabat Mater” di Rossini, composto sulle parole di Jacopone da Todi. Una proposta assai impegnativa. Perché questa scelta?
Era il mio sogno dal 2014, ho sempre atteso perché è un impegno economico alto. L’anno scorso, visto il buon risultato che avevo ottenuto, ho pensato che era arrivato il momento. Purtroppo quest’anno abbiamo avuto dei tagli di sponsor inattesi, ma non ho rinunciato perché a me le sfide piacciono, soprattutto se servono a farmi crescere. Il cast sarà eccellente, basta leggere i successi che stanno ottenendo nel mondo i solisti. Il giovane direttore Benedikt Sauer è davvero una nuova promessa per il futuro. Coro ed orchestra hanno già avuto i loro successi con il Festival e per questo ritornano. E poi, Claudia Pavone vicentina doc per la prima volta debutta al Teatro Olimpico con un Festival riconosciuto a livello internazionale: ho scardinato il “nemo profeta in patria” che, ahimè con molto dispiacere esiste per me nel mio paese natale, ma mi ha spinto più in avanti.
Dal Rossini serio al Rossini faceto: “La Cenerentola” è la nuova produzione, messa in scena al Teatro Olimpico. Ci anticipa qualcosa di questo allestimento?
Quest’anno ho il grande piacere di aver istaurato una collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Venezia che si occupa delle scene, costumi e light design. Era un mio obiettivo lavorare con loro perché tutti conoscono il livello di qualità dell’Accademia. Vedere dei giovani impegnati in una produzione e dimostrando grande qualità non è da poco e devo dire che sono rimasto a bocca aperta. Il cast è straordinario e devo dire che il “Concorso Tullio Serafin” mi ha sempre garantito ottimi cantanti. Qualcuno è stato sostituito e la scelta è stata altrettanto di qualità.
Il titolo ha avuto un’anteprima lo scorso giugno. Una tappa d’un tragitto rossiniano?
Abbiamo iniziato l’Opera Studio con Daniela Barcellona che ha curato la parte vocale ed interpretativa ed il direttore d’orchestra Alessandro Vitiello che ha curato la parte musicale. Direi un grande inizio.
Oltre alla presenza di voci affermate, il festival da sempre sostiene i giovani talenti, dando loro la possibilità di partecipare a masterclasses con insegnanti di assoluto prestigio e poi di debuttare sul palcoscenico. Cosa ci può dire sui corsi di perfezionamento e su coloro che li hanno svolti?
Potrei dirle che hanno partecipato tutti quegli artisti che ho citato all’inizio di questa intervista e che dimostrano umiltà. Umiltà significa non pretendere grandi cachet che poi graverebbero sui giovani. Se un grande artista decide di sostenere i giovani e soprattutto è consapevole dei sacrifici che lui stesso ha dovuto fare per emergere, li sostiene a fatti. Tutti coloro che hanno collaborato e continuano a collaborare con “Concetto Armonico” dimostrano da sempre grande umiltà e soprattutto aiutano i giovani a fatti e non solo a parole.
Quanto è importante, per i giovani, l’abbinamento diretto, conseguente, tra studio e palcoscenico, ossia tra le basi formative e lo sbocco concreto verso quello che sarà in futuro il loro lavoro?
Tutto arriva dal Concorso lirico Tullio Serafin. I Concorsi dovrebbero garantire dei premi che non si fermino solo al denaro, ma che diano opportunità di formazione e di debutto ai giovani solisti. Per loro è importante vincere un Concorso, ma è altresì importante perfezionarsi con coloro che hanno vissuto o vivono il palcoscenico (non per hobby o solo per qualche anno), e debuttare. Poi, è anche vero che nasce un Concorso ogni giorno; sta nel giovane capire la qualità del Concorso e, soprattutto, vedere se è solo un modo per sostenere le casse delle associazioni che lo organizzano. Devono avere ben chiaro: la giuria e soprattutto il premio; e, se c’è un’opera a Concorso, deve essere specificato il compenso, l’alloggio ecc. La chiarezza va a pari passo con la qualità.
Altra caratteristica del festival è proporre pagine di rara esecuzione. La scelta quest’anno è caduta su “Das lied von der Erde” (il canto della Terra) di Gustav Mahler. Una collaborazione con due Conservatori…
Per la prima volta collaboro con il Conservatorio di Vicenza e per me è stato un grande traguardo che mi ha motivato ancora di più. Se poi ci abbiniamo anche il Conservatorio di Mantova la cosa mi rende ancora più felice. Due Istituzioni musicali che formano i giovani musicisti che collaborano con un Festival dove i giovani sono protagonisti vicino a grandi nomi: cosa voglio di più? Che continui e si estenda questa collaborazione anche con coloro che tentano di fermare il mio entusiasmo di crescita del Festival. “Das lied von der Erde” è una delle pagine musicali più difficili, ma ho trovato un cast straordinario con gli ensemble dei Conservatori, il mezzosoprano Laura Poverelli artista affermata ed amica del Festival ed il giovane tenore Joseph Dahdah che si sta affermando in tutto il mondo. A dirigere Marco Tezza tra più bravi pianisti a livello internazionale.
A quali altre pagine poco conosciute, che meritano riscoperta, riserva spazio il festival 2024?
Eseguiremo in forma semi scenica alle Gallerie d’Italia – Vicenza l’intermezzo “Rosicca e Morano” di Francesco Feo. Anche in questo caso un cast di giovani strumentisti e solisti.
Ricorre il centenario della morte di Giacomo Puccini e a lui viene dedicato un omaggio. Direttore Castello, ci può dire qualcosa in merito?
Un omaggio a Puccini comunque è doveroso, tra l’altro io amo Puccini. Peccato che un’opera all’Olimpico non si possa eseguire, sarebbe una forzatura, ma magari ora ho acceso una luce per qualcuno che vorrà dimostrarmi il contrario. Puccini… che genio… che emozioni e in questo concerto verranno esaltate attraverso il canto ed il pianoforte.
Parte del successo del festival deriva dalla sua magnifica sede “madre”: il Teatro Olimpico di Vicenza, un capolavoro architettonico che il mondo ci invidia. E che ha portato come conseguenza “naturale” a relazionarsi con un altro teatro che si trova nel mantovano, a Sabbioneta, ora chiamato “all’Antica” ma fino a qualche anno fa anch’esso noto come “Olimpico”. Si va verso un festival condiviso, da affiancare a “Vicenza in Lirica”?
Quest’anno dal 21 settembre inizierà il “Sabbioneta Chamber Opera Festival” grazie alla sensibilità del Sindaco di Sabbioneta Marco Pasquali che ha accettato la mia proposta. L’anno scorso è stata una prova vinta, quest’anno ci riproviamo. C’è tanto da lavorare ma mi piacciono le sfide anche perché posso dire ad alta voce che i due Teatri Olimpici per la prima volta dopo più di cinquecento anni hanno iniziato a collaborare insieme grazie al mio intuito. Ora magari si “sveglieranno”, ma l’importante è accendere la luce e saperla alimentare con professionalità, qualità e senza manie di colpire alle spalle, una mania sempre più in voga da dopo la pandemia.
Il legame con la città trova un momento clou nel concerto in occasione dei settant’anni di Vicenzaoro, storica manifestazione dedicata alla lavorazione del prezioso metallo. Quale è il contributo musicale?
Il festival eseguirà un concerto dedicato a Morricone in occasione dell’inaugurazione della fiera presso Piazza dei Signori. Un grande onore e anche tanta responsabilità collaborare con una delle Istituzioni più affermate a Vicenza quale Vicenzaoro.
Tra gli appuntamenti non concertistici del Festival, figura quello con Carlo Fontana, personalità di spicco in ambito operistico, già Sovrintendente del Teatro alla Scala, direttore Agis e ora passato in Confcommercio. Cosa verrà a proporre al pubblico vicentino?
Quanti “Carlo Fontana” servirebbero in alcuni teatri italiani, che saggezza, che professionalità, che intelligenza musicale. Verrà a presentare il suo libro dal titolo “Sarà l’avventura. Una vita per il Teatro”. Non ci sarà il concerto ma solo un dialogo con uno dei personaggi che hanno segnato (e spero continui a segnare) la vita di alcuni grandi teatri, lasciando un segno indelebile ed indiscusso.
Le attività correlate al festival coinvolgono diversi Istituti italiani di Cultura. Ci racconta i concerti finora eseguiti nelle sedi estere?
Abbiamo istaurato una buona collaborazione con alcune Ambasciate ed Istituti Italiani di Cultura. Amsterdam, Oslo e a giugno la Ankara che ci ha visto protagonisti di quattro concerti con i nostri solisti per la Festa Nazionale della Repubblica Italiana. Presto sveleremo altre importanti collaborazioni.
Per tirare le somme: da dove è partito e dove è arrivato il festival in questi dodici anni?
Partito dalla semplicità, arrivato alla qualità con l’impegno di tutti, soprattutto dei miei pochi fidati collaboratori e di chi ci dà fiducia.
Verso quali mete porterà il suo “volo leggero”?
Verso mete di sinergia, collaborazione, vero sostegno ai giovani, ponti e non muri. Insomma mete che davvero diano il giusto significato al canto lirico dichiarato dall’Unesco Bene Immateriale dell’Umanità. Ci vuole più musica e meno social, anche perché la bravura di un’artista si misura dalla preparazione e non da un selfie; e il lavoro di un Festival si misura dalla qualità e non da chi riesce ad ottenere più soldi, utili a volte per far fuori i “più piccoli” che, magari, hanno maggiore qualità artistica. Ho sempre detto ciò che penso a difesa di un modo che spesso ruota al contrario, rimarrò sempre me stesso cercando le collaborazioni; è una strada più dura ma Lei non può capire quanta soddisfazione rechi arrivare in fondo ad un obiettivo con le proprie gambe e senza volere pugnalare alle spalle qualcuno. Volo leggero con il mio entusiasmo e con coloro che mi danno fiducia…il tempo del direttore artistico giovane è finito (cosa che non ho mai sopportato di cavalcare), ora parte un’altra strada.
Ringraziamo Andrea Castello, Direttore Artistico di Vicenza in Lirica, per la disponibilità e la gentilezza.
Intervista di Maria Luisa Abate
Vicenza, agosto 2024
Immagine di copertina: foto di Edoardo Scremin
AVVERTENZA
È vietato pubblicare integralmente o parzialmente questo articolo o utilizzarne i contenuti senza autorizzazione espressa scritta della testata giornalistica DeArtes (richieste: direttore@deartes.cloud).
Per condividere questo articolo sui social è fatto obbligo di indicare il nome della testata giornalistica DeArtes e il nome dell’autore.