Teatro alla Scala: ‘Il cappello di paglia di Firenze’ di Rota e i Gurre-Lieder di Schönberg aprono la stagione autunnale. Qu le anticipazioni.  

RIPRESA D’AUTUNNO
SETTEMBRE
Dopo l’apertura con la deliziosa opera di Nino Rota affidata all’Accademia, la Stagione riprende con i grandi direttori: Riccardo Chailly dirige i Gurre-Lieder, Giovanni Antonini fa rivivere Cesti nello spettacolo di Carsen e a ottobre Kirill Petrenko debutta con Der Rosenkavalier e Christian Thielemann inaugura il nuovo Ring scaligero.

Dopo la pausa estiva le rappresentazioni riprendono mercoledì 4 settembre 2024 con la prima del Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota (approfondimento: vedi di seguito in questo articolo), nuovo appuntamento con i complessi dell’Accademia con la direzione esperta di Donato Renzetti e uno spettacolo firmato da Mario Acampa, autore tra l’altro degli spettacoli per bambini e ragazzi del Teatro, insieme a un team di giovani e giovanissimi: le scene sono di Riccardo Sgaramella e i costumi di Chiara Amaltea Ciarelli.

[Riccardo Chailly foto Brescia – Amisano]

Riccardo Chailly alla testa della Filarmonica della Scala domenica 8 settembre inaugura il Festival MITO con uno splendido programma novecentesco che comprende Quatre dédicaces di Luciano Berio (di cui nel 2025 si celebrerà il centenario della nascita), Dis-Kontour di Wolfgang Rihm e Daphnis et Chloé di Ravel (riferimenti e info www.mitosettembremusica.it ).

Sempre Riccardo Chailly torna venerdì 13, lunedì 16 e martedì 17 settembre per l’appuntamento conclusivo e più importante della Stagione Sinfonica: il ritorno dei Gurre-Lieder di Arnold Schönberg (approfondimento: vedi di seguito in questo articolo) nel giorno del centocinquantenario della nascita del compositore (13 settembre 1874) con un cast formidabile che include Camilla Nylund, Andreas Schager, Okka von der Damerau e Michael Volle. Il colossale ciclo, opera di un giovane affamato di gloria e ancora imbevuto di wagnerismo, fu eseguito alla Scala una sola volta nel 1973 e vi torna innanzitutto grazie alle nuove condizioni di ascolto garantite dalla nuova camera acustica, che hanno permesso nella scorsa Stagione l’esecuzione dell’Ottava sinfonia di Mahler.

Domenica 15 settembre tocca all’Orchestra Sinfonica di Milano inaugurare, come ormai da tradizione, la sua Stagione alla Scala con un concerto affidato al nuovo e giovane Direttore Musicale Emmanuel Tjeknavorian. Sui leggii l’Ouverture festiva di Šostakovič, la Sinfonia n° 2 di Beethoven e la Sinfonia n° 4 di Čajkovskij.

Il balletto riprende dal 25 settembre con otto rappresentazioni della Dame aux camélias di John Neumeier su musiche di Chopin, con Roberto Bolle protagonista in tre serate e la direzione di Simon Hewett.

Il 26 settembre debutta una delle produzioni più interessanti della Stagione: L’Orontea di Antonio Cesti, battezzata a Innsbruck nel 1656 e nota ai milanesi di lunga memoria per essere andata in scena alla Piccola Scala nel 1961 con Bruno Bartoletti sul podio e Teresa Berganza protagonista; torna in scena in un allestimento attesissimo di Robert Carsen con la direzione di Giovanni Antonini. La produzione è una nuova tappa del ciclo sulle origini italiane del melodramma voluto da Dominique Meyer, che ha già portato alla Scala titoli di Francesco Cavalli e Leonardo Vinci. Protagonista di questa arguta e sensualissima commedia è Stéphanie d’Oustrac.

Il ritorno dell’Orontea sarà preceduto il 20 settembre (Ridotto dei Palchi a partire dalle ore 15, ingresso libero) dall’incontro di studi “Un capolavoro comico del Seicento” organizzato e condotto da Raffaele Mellace, cui parteciperanno Lorenzo Bianconi, Davide Daolmi, Paolo Fabbri e il Maestro Antonini.

OTTOBRE
Uno sguardo alla programmazione di ottobre individua subito due eventi di rilievo particolarissimo: Kirill Petrenko, il direttore dei Berliner Philharmoniker, dirige quasi esclusivamente la sua Orchestra (fanno eccezione nei prossimi mesi solo due appuntamenti con la Chicago Symphony e la Israel Philharmonic) e quasi esclusivamente repertorio sinfonico (nell’aprile 2025 si ascolterà una Butterfly a Baden-Baden con i Berliner e la regia di Davide Livermore). Dal 12 ottobre sarà però alla Scala, dove ha diretto solo una volta la Bayerisches Staatsorchester in concerto nel 2016, per sei rappresentazioni di Der Rosenkavalier nello spettacolo di Harry Kupfer con Krassimira Stoyanova, Kate Lindsey, Sabine Devieilhe e Günther Groissböck. Restano pochissimi posti.

Dal 28 ottobre è invece Christian Thielemann il protagonista sul podio di sei rappresentazioni di Das Rheingold, con cui la Scala inizia il nuovo viaggio nella Tetralogia di Wagner. Lo spettacolo è di David McVicar e il cast capitanato dal Wotan di Michael Volle include Okka von der Damerau, Olga Bezsmertna e Wolfgang Ablinger-Sperrhacke.

ANTICIPAZIONI 2025
Nel corso del 2025 andranno in scena Die Walküre e Siegfried mentre nel 2026 sarà la volta di Götterdämmerung e di esecuzioni complete del ciclo.

Comunicato stampa, Milano, 26 agosto 2024

[Foto prove Il cappello di paglia ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE
Il Teatro alla Scala apre il sipario dopo la pausa estiva a partire da mercoledì 4 settembre 2024: in scena per cinque rappresentazioni Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota diretto da Donato Renzetti per il progetto Accademia. Lo spettacolo è firmato da Mario Acampa, regista e autore degli spettacoli del Teatro per ragazzi e famiglie. Oltre ai solisti allievi o ex allievi, ai musicisti dell’Accademia in buca e al Coro dell’Accademia, sono volti giovani e nuovi anche i collaboratori del regista: Riccardo Sgaramella per le scene e Chiara Amaltea Ciarelli per i costumi. Completano lo spettacolo le coreografie di Anna Olkhovaya.

La rappresentazione del 10 settembre sarà trasmessa in diretta su LaScalaTv e resterà visibile on demand fino al 17 settembre.

Rota compose Il cappello di paglia di Firenze nel 1945, negli ultimi mesi della guerra, scrivendo il libretto insieme alla madre Ernesta, più volte evocata nello spettacolo di Acampa, a partire da una commedia di Eugène Labiche e Marc Michel sugli equivoci suscitati tra due coppie di sposi e di amanti dalla scomparsa di un cappello di paglia mangiato da un cavallo. L’opera andò in scena dieci anni più tardi al Teatro Massimo di Palermo con grande successo e giunse alla Piccola Scala nel 1958 con la direzione di Nino Sanzogno e la regia di Giorgio Strehler, per poi conquistare il palcoscenico del Piermarini nel 1998 con Bruno Campanella sul podio, regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi con Elizabeth Norberg-Schulz e Juan Diego Flórez incantevoli protagonisti.

La leggerezza dei sogni e il moto perpetuo di un’azione senza tregua – spiega Raffaele Mellace nella sua introduzione all’opera per il numero di settembre della Rivista del Teatro – sono le cifre essenziali del Cappello di paglia di Firenze, la farsa musicale, su libretto proprio e della madre Ernesta, con cui Nino Rota rispose alla tragedia della Seconda guerra mondiale.

L’unica farsa italiana del Novecento, secondo Fedele d’Amico. L’opera vive della magia dell’ambientazione in una Parigi immaginaria, in bilico tra la paradossale commedia di Labiche cui deve il soggetto e l’omonimo capolavoro cinematografico di René Clair. Un’atemporale ville lumière dell’animo, perennemente attuale, in grado di affascinare, in quasi settant’anni di successi ininterrotti, una serie lunghissima di registi di prima sfera: Filippo Crivelli, Ugo Gregoretti, Pier Luigi Pizzi, Giorgio Strehler…

Il cappello di paglia di Firenze viene incontro allo spettatore con affabile immediatezza, con quella sincerità aliena da intellettualistici compiacimenti che anima sempre la musica di Rota. Tradizione del melodramma italiano ed esperienza del Novecento (musical incluso) concorrono con i loro meccanismi collaudati e di sicuro effetto, impiegati senza falsi pudori, a realizzare il prodigio, tanto raro nel panorama novecentesco, di un ascolto felice, sollecitato da una musica candidamente tonale e serenamente orecchiabile.

[Foto prove Il cappello di paglia ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

«Credo che Il cappello di paglia di Firenze – aggiunge Donato Renzetti – sia un’opera perfetta per un progetto dell’Accademia; ha tutte le caratteristiche per impegnare a fondo i vari aspetti dell’allestimento di un’opera: il canto, la regia, la scrittura strumentale, la realizzazione visiva. I giovani, poi, hanno tanto entusiasmo e molta voglia di mostrare il proprio talento, non si stancano mai di provare un lavoro come questo, che richiede tempi teatrali perfetti e un notevole movimento sul palcoscenico».

Una vicenda paradossale trasportata in un mondo in cui alla realtà prosaica di una fabbrica si contrappone un mondo di sogno da Mario Acampa, che racconta così il suo spettacolo: «Ho trasposto l’azione al 1955, anno in cui debuttò l’opera. Ho immaginato che il protagonista fosse un addetto alle pulizie di un cappellificio francese, la Chapellerie E. Rota & fils. Durante l’ouverture, mostro una giornata tipo di Fadinard, un uomo alla base della scala sociale, maltrattato dagli operai della fabbrica e infine picchiato da un cliente. Un pugno fatale gli fa battere la testa e da quel momento inizia il sogno. Quello che avviene nel corso dell’ouverture si svolge nella dimensione della realtà ed è di mia invenzione, il seguito è esattamente quello che è scritto nel libretto, ma letto nell’ottica del sogno di Fadinard. Un elemento concettuale importante è che l’artefice del sogno e la modista, che è la titolare della fabbrica e nella mia visione si chiama Ernesta, proprio come la madre del compositore. Lei, come un deus ex machina, farà muovere i personaggi che interagiscono con il protagonista per rendergli la vita impossibile».

Comunicato stampa 27 agosto 2024

[Arnold Schoenberg nel 1948, Foto (tratta da Wikipedia) Florence Homolka – Source of photo was the Schoenberg Archives at USC]

GURRE-LIEDER
Si annuncia come un evento destinato a restare nella memoria il concerto conclusivo della Stagione Sinfonica 2023/2024: in occasione del centocinquantenario della nascita di Arnold Schönberg (13/09/1874 – 13/07/1951) Riccardo Chailly, che del compositore ha già proposto Verklärte Nacht lo scorso maggio e dirigerà A Survivor from Warsaw nell’ottobre 2025, riporterà alla Scala venerdì 13, lunedì 16 e martedì 17 settembre i Gurre-Lieder, eseguiti qui una sola volta, nel 1973 sotto la direzione di Zubin Mehta.

Capolavoro smisurato e visionario della giovinezza esaltata e ambiziosa del compositore ancora influenzato da Wagner e lontano dalle avventure della nuova musica, i Gurre-Lieder sono raramente eseguiti per l’enorme organico che richiedono. Al Piermarini l’Orchestra si unirà al Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi, al Chor des Bayerischen Rundfunks diretto da Peter Dijkstra e a un formidabile quintetto di solisti: il soprano Camilla Nylund, il mezzosoprano Okka von der Damerau, i tenori Andreas Schager e Norbert Ernst e il basso Michael Volle.

Il concerto del 17 settembre sarà trasmesso in diretta su LaScalaTv, dove resterà disponibile on demand fino al 24 settembre.

Schönberg, come racconta Zemlinsky, affrontò alcune poesie dei Gurresange del poeta e botanico danese Jens Peter Jacobsen, nell’intenzione di partecipare a un concorso per Lieder per canto e pianoforte indetto dal Tonkünstlerverein di Vienna. Il testo, che risale al 1868/69, è uno dei capisaldi della poesia danese dell’Ottocento e affonda le sue radici nella mitologia nordica, culminando nell’incubo impressionante e visionario della cavalcata dei morti.

Gurre – spiega Paolo Petazzi nell’articolo per il numero di settembre della Rivista del Teatro – è il nome del castello dove vive Tove, la donna amata dal re Waldemar e uccisa dal veleno della gelosa moglie di lui: alla vicenda di amore e morte che occupa la prima parte dei Gurre-Lieder segue nella breve seconda parte la ribellione di Waldemar contro Dio e nella terza parte l’evocazione (anche attraverso le voci di un contadino e del buffone Klaus) della notturna “caccia selvaggia” cui sono condannati il re ribelle e i suoi cavalieri. Alla fine, il sorgere del sole dissolve l’incubo.

Schönberg ideò l’intera cantata dal punto di vista compositivo tra il 1900 e il 1901, ma nel 1903 interruppe la strumentazione all’inizio della terza parte. La riprese e finì nel 1910/11. La prima esecuzione fu diretta da Franz Schreker a Vienna il 23 febbraio 1913 con esito trionfale.

Alla Scala i Gurre-Lieder si eseguono per la seconda volta, a oltre mezzo secolo dalla prima del 1973 con Zubin Mehta sul podio. Chailly li aveva diretti negli anni Ottanta con i complessi della RAI di Milano (cui si era unito il Coro della RAI di Roma) e poi nel 1985 a Berlino. Lo stesso Riccardo Chailly, intervistato da Petazzi per la Rivista, spiega a proposito delle differenze stilistiche tra la parte orchestrata nel 1901/3 e quella orchestrata nel 1910/11: «Il mutamento stilistico è evidente, ma lo percepisco come naturale. Non ho nessun preconcetto di fronte al linguaggio stesso che si evolve. Anche Schönberg diceva di essere andato in una nuova direzione, ma senza rinnegare nulla. C’è una lettera a Kandinskij (del 28 settembre 1913) in cui cita proprio i Gurre-Lieder ribadendo che non li disprezza affatto. E aggiunge: “Rispetto a quel periodo ho certamente subito una evoluzione, ma non mi sono migliorato, soltanto il mio stile è divenuto migliore, cosicché posso approfondire ciò che già allora avevo da dire…”. Nella loro grandezza, i Gurre-Lieder restano una partitura tonale».

C.S.
Comunicato stampa, 28 agosto 2024
Immagine di copertina: Ph Teatro alla Scala Brescia – Amisano

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