Di Barbara Baroni. MantovaMusica: stile poliedrico e commistioni musicali per Gianluigi Trovesi e Marco Remondini.
Ecco una favola romantica col fascino sperimentale di “C’era una volta” e note ribattute di un Duo dai timbri “lignei” ricco di sfaccettature, per “Le bellezze ritrovate” di MantovaMusica, presso le evocative Pescherie di Giulio Romano, colonnato sul Lungo Rio ove si è tenuto il vario concerto “Mediterranean Woods” con TroveRemo: Gianluigi Trovesi clarinetto e voce narrante e Marco Remondini violoncello ed elettronica, anche autori e arrangiatori.
Sono artisti importanti e celebri anche per il significato delle opere, che narrano l’unione e l’intreccio fra due “strumenti mediterranei” e tra varie culture. La critica, come citato nel libretto di sala, sottolinea l’atmosfera anche aspra africana del clarinetto (legno di ebano e poliritmia) e quella ricca di vari colori sentimentali del violoncello, data la cassa armonica (in parte in legno di abete rosso) che giunge suggestiva dai boschi delle valli nelle Dolomiti: montagne nate dal Mediterraneo con conchiglie, coralli ed alghe nel Mesozoico.
Questo splendido e composito Duo nasce dall’“Ottetto Trovesi” anni fa formatosi con il nome di “TroveRemo” proprio dai nomi degli artisti così ben affiatati ed originali. Il duo si presenta in un insieme che presta cura ad aspetti teatrali anche collegati alla musica etnica, con gli strumenti materia e forma sognante, e con l’influsso di raffinata musica antica, barocca, classica ed al Jazz, con varie sfumature, sacre e profane. Nella loro parabola artistica (nuovo disco sugli Argonauti guidati da Giasone) si crea un percorso dell’anima accanto ad Orfeo “inventore della musica” e protagonista della Fabula in musica di Claudio Monteverdi. Il divino cantore parte con il Viaggio degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, stupendo e orientaleggiante (in Colchide, dove si svolge la tragedia di Medea). Il cammino procede anche nel tempo dalla fonte della Grecia omerica epica e pure con il klezmer balcanico degli ebrei ashkenaziti dell’est.
Nel bis in particolare svetta un Tema di Mahler (unicum tardoromantico) variato in una festa yddish tzigana Rom. E poi una Bergamasca danza del XVI sec. nata a Bergamo, conosciuta in tutta Europa e presente nel Sogno di una notte di mezza estate, commedia degli errori e delle fate nel bosco di William Shakespeare. Emergono anche Napoli con la danza popolare della Villanella e la Sicilia col brano per le marionette di Orlando con un combattimento e tutta l’attrattiva del sud. Si tratta di musica per la maggior parte “acustica” che unisce raramente fondi elettronici anche incisivi all’emozione del set live, del suono rumore ispirato alla musique concrète, e che a momenti diviene psichedelica (anche aspetti orientali) con uso della voce registrata ad esempio, guardando all’orizzonte della Poesia sonora.
Dal sud i pezzi si ampliano a livello internazionale con le sfumature proprie dei vari popoli segno di unione e pace: Gianluigi Trovesi è uno dei talenti della musica italiana capace di variare e unificare i materiali compositivi anche improvvisando e le provenienze poetiche del canto. Da straordinario sax contralto e clarinetto ha partecipato negli anni ‘70 a formare il linguaggio “jazzistico comune internazionale”, con attenzione per le sfumature europee. Collabora in questo ottimo sodalizio con Marco Remondini, musicista di Mantova, anch’egli attratto soprattutto dalla musica popolaresca.
Come a volte usa, per la sua opera “Berg Heim”, Gianluigi Trovesi ha trovato nuovi motivi semantici. “La montagna incantata” (1924) di Thomas Mann è il testo triste e drammatico con cui Trovesi mescola nel 2011 la sua composizione, richiamando le montagne della Svizzera. Il titolo dell’opera fa riferimento a Bergamo, “Berg” (montagna), ma pure al termine tedesco “Heim”, la sua casa cara e segreta che trova qui spunto nella danza Bergamasca. Passa con disinvoltura dallo stile popolare a quello barocco e operistico e Jazz e collabora con molte orchestre, in particolare col grande trombettista Paolo Fresu, come pure Remondini, e sfiorano diversi generi con spirito improvvisativo e studio delle fonti.
Ricordiamo che si diploma in clarinetto con il maestro Giuseppe Tassis e con il maestro Vittorio Fellegara e lavora con creatività insieme a vari Ensemble di musica classica, danza e jazz, vincendo tra gli altri il Concorso nazionale dell’Orchestra Nazionale (Big band) della Rai di Milano. Tra i primi dischi “Cinque piccole storie” anni ’70 e dal ’78 si forma lo stile polimorfico, che impiega e perfeziona tuttora e impegna nelle contaminazioni. Con il fisarmonicista Gianni Coscia fra l’altro ha creato un duo dalle sonorità ricercate che si esibisce in vari paesi. Altri progetti ad esempio con celebri pianisti, oltre il TroveRemo, che resta un Ensemble luminoso, che scava in varie culture e simbologie timbriche accostandole e mischiandole con una omogeneizzazione assai interessante e che è determinata nella ricerca del jazz poliglotta e in particolare definito “europeo” per le sfumature tipiche. Gianluigi Trovesi è stato insignito inoltre del titolo di ufficiale della Repubblica italiana e chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres (République française) e commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana.
Marco Remondini invece diplomato in sax e violoncello nel 1990 compone musica di teatro, ballo e per riflessione personale. Vince nel 1991 il Jazz Contest, con altri e nel 1999 il celebre contest di Recanati, con la Scraps orchestra, vicino alla immortale poesia di Giacomo Leopardi, che tiene presente oltre al sentimento, la musicalità, il suono e l’onomatopea ed il rapporto parola-suono. Dal 1991 collabora intensamente con Gianluigi Trovesi con cui incide vari dischi, gli ultimi per ECM in cui crea l’arrangiamento. Si è avvicinato al pop, creando pagine da ricordare con star quali Giuni Russo e nella danza con Chiara Olivieri. Dal ‘91 si dedica in particolare al Jazz nei principali festival ed infine ha un progetto sulla figura di Nuvolari.
Il duo in questo concerto si rifà programmaticamente anche al racconto simbolico di Pinocchio di Carlo Collodi per il “pezzo di legno” che si trasforma in bimbo e funge anche da “narratore” coinvolgendo il pubblico con parole chiave e con la magica unione dei legni: “C’era una volta…Un re! Diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato! C’era una volta un pezzo di legno… Anzi due!”
Il duo ha poi eseguito La follia danza antichissima portoghese e spagnola ripresa da Corelli e Vivaldi e da moltissimi compositori con ostinato come la Ciaccona (1492) musica da ballo portata dall’America dei nativi, interpretata in modo interessante. Orfeo ha poi compiuto una tappa al Cabaret alla Kurt Weill a Berlino anni ‘20, composizione di Trovesi. Una stravaganza gestaltica assi breve, un pezzo scritto dal duo a fasce sonore La piccola era glaciale storicamente documentata: la piccola era glaciale iniziò circa nel 1565 con diminuzione del calore del sole e cambiamento delle stagioni.
Poi, per rasserenare l’atmosfera il dolce e semplice, anch’esso breve Carillon ostinato di Giovanni Girolamo Kapsberger, liutista e cantante di origini tedesche, ma italiano (tuttavia detto il tedesco della tiorba), adatto ai bambini. Un discorso a parte per il pezzo forse più significativo ed a programma sull’amore, Musica d’amore di Trovesi da una poesia di Stefano Benni “Le piccole cose che amo di te”: Innamoramento bel tema sinuoso, i primi dieci anni in cui si creano delle tensioni emotive rappresentate dalle sonorità inquiete e vent’anni di matrimonio fino alle urla strazianti dei coniugi, effetti vertiginosi e parossistici. Poi un nuovo Innamoramento riprende il tema iniziale.
La fine del viaggio definibile “rogo di Orfeo” invece che alla meta del vello d’oro porta tristemente Orfeo ubriaco a bruciare la lira simbolo della sua arte. Ricordiamo che le “Argonautiche orfiche” sono un poema epico greco (V-VI secolo d.C.) anonimo e ritrovato nel XV sec. negli studi neoplatonici dove Orfeo è la voce narratrice ed è probabilmente basato sulle mitiche Argonautiche di Apollonio Rodio, una delle fonti di Virgilio per l’Eneide. E infine però vi è la rinascita un bellissimo Brano del ‘500 di Andrea Falconieri (cantante e musico), ripreso in età moderna dal jazz californiano dal particolare carattere ed eseguito con raffinatezza.
Il duo ha saputo variare spesso elementi antichi e barocchi leggiadri, ostinati, con delicatezza e uniti alle commistioni più variegate e ai vertici sonori jazzistici (si pensi al Haendel meet Jazz 2011) in rilievo in una serata assai ricca di suggestioni culturali e di musica narrante contemporanea del mondo d’oggi. Il duo ha formato uno stile unico che ha destato meraviglia di fronte alla novità e poliedricità stilistica e il paragone, con la danza shakespeariana, a Laurence Olivier, che invitava il pubblico per la sua grande attenzione a seguirlo ancora.
Di Barbara Baroni
Visto a Mantova, per MantovaMusica, il 29 agosto 2024
Foto Gian Mario Pavesi