A Clusone, in provincia di Bergamo, prende il via il Festival internazionale «Musica Mirabilis», dedicato alla riscoperta del compositore seicentesco Giovanni Legrenzi, che proprio a Clusone ebbe i natali nell’agosto del 1626. Il Maestro Giovanni Acciai, infaticabile studioso degli autori che furono famosi alla loro epoca e che meritano maggiore considerazione ai giorni nostri, ha fatto nascere assieme a Ivana Valotti un Festival unico nel suo genere, che ruota attorno alla figura del clusonese.

Maestro Giovanni Acciai, il Festival internazionale «Musica Mirabilis», (vedi qui) nato due anni or sono a Clusone, è interamente dedicato alla riscoperta di Giovanni Legrenzi, musicista seicentesco originario di questa città in provincia di Bergamo. Il Festival rappresenta lo sbocco di un lungo lavoro di studio e di ricerca, sia pur «facilitato» dal fatto che la musica di Legrenzi, almeno quella a stampa, è giunta a noi integralmente. Un progetto complesso e articolato, diffuso nei luoghi e negli anni. Ci spiega il percorso?

Devo ammettere che di fronte a una personalità artistica di così incommensurabile valore, come Giovanni Legrenzi, nato nell’ameno borgo di Clusone, in val Seriana, nell’agosto del 1626, il sindaco di Clusone, Massimo Morstabilini e l’assessore alla cultura Alessandra Tonsi, insieme con la sua giunta e con l’intero apparato organizzativo dell’amministrazione comunale, capeggiato dall’inarrivabile Dario Cortiana, hanno reagito con entusiasmo e con disponibilità sorprendenti, alla proposta mia e di Ivana Valotti di realizzare un festival internazionale, che partendo con quattro anni d’anticipo, giungesse nel 2026 a celebrare il quarto centenario della nascita del loro illustre concittadino.

In tanti anni di militanza nel mondo della programmazione musicale, è la prima volta che mi capita di incontrare un’Amministrazione pubblica che accoglie una proposta culturale così complessa e così impegnativa sotto molti aspetti, e la fa sua, senza alcuna esitazione e senza timore di non riuscire a portarla a compimento. Se non è salvaguardia della cultura nazionale questa, che cos’altro è? Davvero, un modello da seguire e da imitare.

S’immagini se soltanto la metà dei Comuni italiani che hanno dato i natali a personaggi importanti della storia della musica del passato emulassero l’iniziativa promossa dal Comune di Clusone che cosa diventerebbe il nostro Paese?

Dal nulla, l’Italia riscoprirebbe autori dimenticati e le loro musiche, lasciate languire nei fondi delle biblioteche, tornerebbero in vita e contribuirebbero a rendere più chiara e più nitida l’immagine sfocata che purtroppo ancor oggi abbiamo di alcuni fondamentali periodi della nostra storia musicale, come quello rinascimentale e quello barocco. Non si dovrebbe mai dimenticare, come ahimè sovente accade, che durante i secoli XVI e XVII, l’Italia ha svolto un ruolo centrale, un ruolo da protagonista nella storia della musica europea; è stata fonte e guida, modello da seguire per nazioni come la Francia e come la Germania che ad essa si sono rivolte per trarre ispirazione e per emularne l’autorevolezza artistica.

Ecco perché Musica Mirabilis non è e non può essere un festival musicale qualsiasi, come altri presenti in Italia. Musica Mirabilis è un festival musicale particolare, unico nel suo genere, caratterizzato da un’architettura originale e inedita, volta a coniugare la ricerca e la valorizzazione del repertorio legrenziano non ancora eseguito in epoca contemporanea, con la formazione e con la promozione di giovani talenti esecutivi che si affacciano alla ribalta internazionale, con prove concorsuali e con seminari di studio e di approfondimento della prassi esecutiva musicale del passato. Se è vero, com’è vero che fare cultura significa soprattutto esaltare le capacità umane e intellettuali degli individui, con questo suo nuovo festival la città di Clusone si pone come uno dei laboratorî piú interessanti e sperimentali per affermare il primato della conoscenza e il trionfo della bellezza sul degrado che da tempo pervade la società contemporanea. Non è una questione di poco conto.

Il festival intende educare (nel significato del verbo latino e-ducere, ovvero, guidare, condurre a un conveniente livello di conoscenza) il suo pubblico, offrendogli la possibilità, nell’arco di un quadriennio, di conoscere non soltanto l’intera produzione vocale e strumentale di Legrenzi, ma anche di approfondire gli aspetti estetici, formali, stilistici di un importante periodo della storia italiana ed europea: il Seicento musicale italiano e internazionale.

Non solo. Tutti i concerti si terranno nelle chiese più belle e più ricche di storia di Clusone, come la basilica della Beata Vergine del Paradiso, la basilica arcipresbiteriale di Santa Maria Assunta e San Defendente: tre gioielli architettonici, ornati di dipinti e di affreschi preziosi e dotati di un’acustica ideale per coloro che in esse si esibiranno.

Musica mirabilis, servirà, dunque, a imprimere un sembiante di eternità a suoni e a parole che altrimenti sarebbero destinati a rimanere muti. Le emozioni più forti dell’animo umano, la felicità, l’amore, la sofferenza, il dolore sono come personificate nella musica di Legrenzi, dalla quale si libera un messaggio che risuona e suscita sensazioni sempre diverse e mutevoli in colui che le ascolta.

[Giovanni Legrenzi (Clusone, 1626 – Venezia, 27 maggio 1690)]

Giovanni Legrenzi, come altri compositori, attinse ispirazione monteverdiana. In parole semplici, come si può riassumere lo stile compositivo legrenziano, in rapporto ai suoi contemporanei?

Nella sua vasta produzione vocale e strumentale, Legrenzi non fa mistero di aver studiato a fondo l’opera monteverdiana, di averla assunta a proprio modello di riferimento, di averne assimilato la dirompente forza espressiva fin nei recessi più profondi. Ma la devozione di Legrenzi verso Monteverdi non si riduce a mera opera di ricalco. Si trasforma in una ricerca continua, in uno scavo incessante volto all’ottenimento di una personale, inconfondibile cifra stilistica.

Proprio per conferire il maggior risalto possibile ai testi devozionali posti in musica, il nostro autore dà fondo a ogni espediente di scrittura musicale disponibile e lo adatta al carattere e al recinto espressivo della composizione alla quale sta lavorando. In conseguenza di ciò, i recitativi, gli ariosi, i concertati con poche voci oppure pleno choro, in «stile antico» o in «stile moderno», non sono soltanto semplici «utensili di lavoro» nelle mani di un pur abile artigiano. Essi sono invece dei veri e proprî espedienti retorici, utilizzati scientemente per rappresentare, già a livello stilistico e formale, gli affetti e gli elementi emotivi insiti nel testo intonato. D’altra parte, per il musicista barocco, nessun’arte retorica aveva più forza di persuasione e più potere di asservimento sulla mente umana della musica. E Legrenzi dimostra di essere un retore dotato di capacità di comunicazione e di persuasione elevatissime. Un ascoltatore attento non farà fatica a cogliere l’infinita gamma di figure retoriche legate agli «affetti» delle parole ovvero la materia della quale l’arte musicale è imitazione, che il nostro musicista dimostra di conoscere a fondo e di saper utilizzare in modo appropriato e al momento opportuno.

Dicevamo che Legrenzi ha attinto alla lezione monteverdiana, innestandovi uno stile personale ben definito. Quale è stata l’eredità che ha lasciato ai musicisti venuti dopo di lui?

Un’eredità pesantissima e di rilevante importanza. Basti pensare alle innovazioni tecniche e formali che il maestro clusonese ha apportato alla musica strumentale dell’epoca, soprattutto a quella per violino, affinandone la tecnica esecutiva e le peculiarità timbriche e alla chiarificazione stilistica di nuove forme musicali (ad esempio, dobbiamo a lui la netta distinzione fra «sonata da chiesa» e «sonata da camera» che, per la prima volta viene indicata, nella sua opera IV), alla migliore organizzazione del dramma per musica, dell’oratorio, alla definizione e alla chiarificazione dei percorsi tonali della musica del suo tempo e a tanto altro ancora.

[Nova Ars Cantandi Foto Matteo Gambarini]

Musica Mirabilis 2024 avrà inizio il 21 settembre. Il programma schiera musicisti ed ensemble specializzati in questo specifico repertorio. Un festival quindi all’insegna della qualità.

Il festival verrà inaugurato il 21 settembre prossimo dall’ensemble francese Concerto soave, diretto da Jean-Marc Aymes, che proporrà Musiche a una e due voci, tratte dalle opere XII e XIII (1676-78) di Legrenzi.

Il 5 ottobre, l’organista Maurizio Croci, all’organo della Chiesa di Santa Maria Assunta di Clusone, si soffermerà sui legami che uniscono la musica organistica di Bach allo stile italiano, con particolare riferimento al contributo offerto, al riguardo, da Giovanni Legrenzi.

Il 10 ottobre della settimana successiva, l’organista e studioso clusonese Giuliano Todeschini, terrà una conferenza volta ad approfondire gli anni di apprendistato, trascorsi in Santa Maria Maggiore di Bergamo, da Giovanni Legrenzi, mentre, due giorni dopo, il 12 ottobre, Fabio Bonizzoni e il suo gruppo strumentale La Risonanza, eseguiranno Sonate da chiesa e da camera (opera quarta, 1614) di rarissimo ascolto del Clusonese.

I musicisti de La Pifarescha, offriranno, il 26 ottobre, un excursus avvincente sulla prassi esecutiva della musica strumentale «Intorno a Legrenzi», proponendo pagine del suo repertorio sonatistico eseguite «con ogni sorta d’istromento» e poste a confronto con quelle di autori coevi del Clusonese.

Al Collegium vocale et instrumentale Nova Ars Cantandi, il gruppo in residenza del festival, il privilegio di concludere la stagione di Musica Mirabilis, con ancora una primizia musicale legrenziana: l’Harmonia d’affetti devoti, a due, tre e quattro voci, opera terza (Venezia 1655), un’opera di ammaliante bellezza che verrà proposta all’attenzione del pubblico, attraverso l’esecuzione concertistica, per la prima volta in epoca contemporanea.

Su quale parte della vasta produzione legrenziana si focalizza questa terza edizione? Quali programmi ascolteremo nei vari concerti?

Come ho già accennato, la proposta concertistica di Musica Mirabilis è sempre tesa a proporre opere di Legrenzi, inedite o rare, di genere vocale (sacre e profane) e strumentale. In questa edizione il pubblico che seguirà i concerti avrà la possibilità di ascoltare alcune primizie musicali, in prima esecuzione contemporanea, come le Musiche a una e due voci, tratte dalle opere XII e XIII (1676-78) e l’Harmonia d’affetti devoti, opera III (1655) e le Compiete, opera VII (1662) e musiche strumentali per due violini e basso continuo, tratte dall’opera IV (1656) e dall’opera X (1673), che non compaiono quasi mai nei programmi concertistici e invece sono musiche di una bellezza incomparabile.

Musica Mirabilis si svolge a Clusone in val Seriana, ospitato in chiese che recano importanti testimonianze artistiche. Un intreccio quindi tra arti, un magnifico incentivo per un turismo culturale e intelligente. Per chi ama musica, pittura, architettura, natura e non si limita a guardarle ma vuole viverle. Gentile Maestro Acciai, perché venire a Clusone?

Perché se si vuole davvero vivere un momento d’estasi musicale imperdibile e di godimento fisico impagabile, è in un luogo paesaggistico esclusivo come questo che bisogna giungere. per trascorrere un fine settimana indimenticabile.
Perché il Paradiso può anche attendere, ma Clusone no!

Intervista di Maria Luisa Abate
Agosto 2024
Immagine di copertina: Giovanni Acciai Foto Adreas Kirdjakin

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