Di Maria Luisa Abate. Mantova: Peppe Servillo legge Tiziano Terzani.
Ci sono appuntamenti – al Festival più longevo d’Italia frequentato da nomi ai vertici della letteratura contemporanea – che subito si intuisce rimarranno indelebili nella memoria. Ognuno ha i propri, a seconda della sensibilità soggettiva. Per noi questa sensazione è arrivata al primo giorno della rassegna 2024, quando Peppe Servillo ha letto Tiziano Terzani con una carica emotiva di rara intensità in quello che non esitiamo a definire un reading teatrale, un monologo attoriale, trasformando il libro dallo stile narrativo in una sorta di atto unico di drammaturgia contemporanea.
In apertura di serata Angela Staude Terzani, moglie di Tiziano Terzani (scomparso nel 2004) ha ricordato quando il marito partecipò a Festivaletteratura nel 2002, dapprima non volendo poi restando colpito dall’entusiasmo del pubblico e degli organizzatori e ideatori della rassegna, i Nicolini. Le immagini di quell’evento sono corse sullo schermo, sovrapponendosi alle foto dei viaggi del famoso giornalista e scrittore. La signora Angela ha riassunto in pochi tratti una vita straordinaria trascorsa tra Vietnam, Cambogia, Giappone. Poi la Cina, accompagnata dalla costernazione e dalla delusione di Tiziano quando toccò con mano la differenza tra gli ideali comunisti e la loro concretizzazione pratica. Divenne un fervente oppositore tanto da essere espulso come “persona non gradita”.
Sul leggio, sono state sfogliate le pagine di “Un indovino mi disse” ed è stato straniante aver constatato quanto una voce capace di sprigionare una tale forza espressiva attoriale abbia potuto fare la differenza. Quanto quelle righe siano risuonate come fossero nuove, come se mai prima fossero state lette o udite; come se quelle righe avessero fino a quel momento tenuto celato qualcosa, finalmente rivelato.
Peppe Servillo è un cantante (già frontman degli Avion Travel), un compositore e un attore di prim’ordine, cinematografico e teatrale. La sua conoscenza della musica si è toccata con mano nell’incedere dell’eloquio, quasi come un “canto parlato”, seguendo ritmi e tempi scanditi da brevi interventi alla tastiera di Natalio Luis Mangalavite e da qualche parentesi percussiva, per la regia e drammaturgia di Lorenzo Pavolini. Per un’ora e mezza l’attore ha reso avvincente, avvolgente, affascinante la lettura di un testo in sé avvincente, avvolgente, affascinante. Un viaggio fisico e spirituale quello di Terzani. Un viaggio fisico e spirituale quello di Servillo.
Una storia tutto sommato normale, come sottolineava lo stesso Terzani (nato a Firenze vicino all’Arno, laureato in Affari internazionali alla Columbia University di New York; in seguito iscritto alla Standford University per affinare la conoscenza della lingua cinese; giornalista che ha lavorato principalmente per Der Spieghel, ma anche per L’Espresso, il Messaggero, la Repubblica…). A un certo punto della sua carriera di inviato nei luoghi “caldi” della terra, testimone dei momenti clou della Storia, Terzani, a seguito di una profezia funesta, ha bandito i viaggi aerei perché «una buona occasione nella vita si presenta sempre, l’importante è saperla riconoscere». Ha iniziato a spostarsi in treno, in barca a vela, in bicicletta, a piedi, a dorso di elefante… E nella valigia una Leica.
Il viaggio di ritorno Bangkok – Firenze, ventimila chilometri, durò solo un mese. «Nulla di eccezionale, se non che nessuno lo faceva più da un sacco di tempo». La rinuncia ai voli di linea gli permise di recuperare la perduta percezione della distanza, di riappropriarsi del significato d’un diverso concetto di tempo, di riconquistare un ritmo della vita che la civiltà occidentale aveva perduto. E senza mai arrivare in ritardo a un appuntamento con la Storia. Spostamenti che hanno permesso di avere contatti diretti con i popoli d’Oriente, con il loro modo di pensare e di intendere la vita. Maghi e santoni, veggenti e indovini, in una concezione che pone il futuro – e non il passato, non la Storia – in primo piano.
Terzani ha riscoperto un’umanità che dall’alto non si vede, tra omelette di uova di formiche rosse nel Laos e le parole di un anziano monaco a Phnom Penh, tra santoni e veggenti a Singapore, Ulan Bator, Hong Kong: «molti sono personaggio pittoreschi. Ma è possibile che l’uomo abbia perso per disuso certe sue capacità?». E ancora, facendo un passo oltre: «Alleniamo il corpo, ma la mente?».
«Il problema di come affrontare il destino prima o poi sorge in tutti. Il caso siamo noi, quando guardiamo con altri occhi».
Di Maria Luisa Abate
Visto a Mantova in Piazza Castello, Festivaletteratura, 4 settembre 2024
Foto MiLùMediA for DeArtes
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