Museo Archeologico: esposti 20 pezzi, realizzati tra il XV e il XIX sec., della ricca collezione numismatica del Museo.  

Nel 2024 il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna celebra un’importante ricorrenza: il trentesimo anniversario del riallestimento della Sezione Egizia. Originariamente esposta al primo piano del museo, la collezione composta da circa 3.500 oggetti di straordinario valore storico-archeologico – tra le più significative in Italia e in Europa – è stata trasferita nel 1994 al piano interrato creando un percorso di visita cronologico e tematico per mostrare lo sviluppo dell’arte e della civiltà Egiziana dall’Antico Regno all’Epoca Tarda.

[Medaglia di André Galle per Napoleone, 1799 (rovescio) Bronzo, diam 35 mm. Bologna, Museo Civico Archeologico. La medaglia ricorda la presa dell’Alto Egitto da parte delle truppe napoleoniche]

All’interno delle iniziative dedicate al trentennale del progetto di revisione dell’intero assetto espositivo della collezione egiziana, la rassegna “Il Medagliere si rivela”, volta a far conoscere al grande pubblico la ricchissima raccolta numismatica di proprietà del Museo Civico Archeologico di Bologna, presenta per il suo quarto appuntamento una vetrina tematica con una ventina di medaglie realizzate tra il XV e il XIX secolo, le cui iconografie testimoniano il lascito e la permanenza della civiltà egizia nella cultura occidentale.

L’esposizione L’antico Egitto nelle medaglie del Museo Archeologico di Bologna. Suggestioni culturali e sopravvivenze”, a cura di Paola Giovetti, Laura Marchesini e Daniela Picchi, è liberamente fruibile nell’atrio del museo dal 18 settembre al 16 dicembre 2024.Nelle due giornate di sabato 28 settembre alle ore 10.30, nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2024, e giovedì 10 ottobre alle ore 16.00 sarà offerto al pubblico un incontro con Laura Marchesini, numismatica del museo, che si soffermerà sugli aspetti più interessanti degli oggetti esposti.


[Medaglia di Pietro Girometti per papa Gregorio XVI, 1839 Bologna (diritto e rovescio) Argento, diam. 50,5 mm. Bologna, Museo Civico Archeologico. La medaglia ricorda l’inaugurazione nel 1839 del Museo Gregoriano Egizio del Vaticano, voluto   da papa Gregorio XVI]

CENNI STORICI SUI PEZZI IN MOSTRA
La civiltà egizia suscita da sempre grande interesse, fin da quando i Romani conquistarono l’Egitto rimanendo affascinati dalla ricchezza, magnificenza artistica e sapienziale della terra del Nilo.

Durante il Rinascimento nacque un forte interesse per l’Egitto, la cui conoscenza era prevalentemente indiretta e per lo più basata sui testi greci e latini. La difficile comprensione di quella cultura e dei geroglifici, interpretati come simboli figurati, fece ritenere l’Egitto un luogo di sapienza profonda e dissimulata, destinata ad una cerchia ristretta di savi.

A queste istanze culturali sono riconducibili le tre medaglie rinascimentali esposte, nei cui emblemi compaiono elementi egittizzanti caricati di significati misteriosi che rendono, ancora oggi, non univoca l’interpretazione delle iconografie. Quella dedicata al celebre umanista Leon Battista Alberti raffigura un occhio alato e circondato da fiammelle, ispirato all’occhio risanato del dio egizio Horo (udjat) e all’occhio onnisciente di dio; quella per il condottiero Francesco Gonzaga II raffigura un emblema con piramide la cui interpretazione potrebbe trovarsi negli Hieroglyphica, il testo più importante dell’epoca consacrato all’interpretazione dei geroglifici, scritto da Pierio Valeriano. A quest’ultimo è dedicata la terza medaglia che omaggia il suo importante lavoro di raccolta e collazione del sapere antico.

Con lo spirito della Controriforma alla Chiesa venne chiesto di prendere le distanze dal neopaganesimo del periodo precedente. Tuttavia i lavori di ammodernamento e di riassetto urbanistico della Capitale della cristianità portarono alla luce numeroso materiale archeologico tra cui anche reperti egizi giunti durante l’età imperiale. Il desiderio di riscattare alla cristianità questi simboli dell’idolatria agli dei antichi era alla base delle celebri erezioni degli obelischi sotto il pontificato di Sisto V. A queste colossali imprese di elevazione dei monoliti sono dedicate quattro medaglie esposte.

Il Seicento ereditò l’impiego degli obelischi nel riassetto urbanistico dell’urbe, ponendo particolare cura all’estetica, nel pieno spirito barocco. Alcuni degli esemplari esposti celebrano questa nuova istanza: l’erezione dell’obelisco domizianeo sulla fontana dei Quattro Fiumi, o il nuovo assetto di Piazza del Popolo che nel monolite, proveniente dal Circo Massimo, trova il nuovo punto focale e prospettico.

Rinnovato interesse assunsero anche le piramidi, per lo più ignote nelle loro fattezze e dimensioni reali, che si ispiravano al locale modello del mausoleo di Gaio Cestio a Roma. Quest’ultimo è ripreso in alcune medaglie, dove il significato simbolico di fermezza e incorruttibilità attribuito alla piramide viene riconosciuto per traslazione anche all’effigiato, come nel caso del cantante Farinelli e Filippo M. Guadagni al servizio dei Medici.

[Medaglia di Luigi Manfredini per Giovanni Battista Belzoni, 1819 (diritto e rovescio) Bronzo, diam. 53,5 mm. Bologna, Museo Civico Archeologico. La medaglia, commissionata dalla città di Padova, esprime riconoscenza verso il concittadino G. B. Belzoni che le aveva donato due colossali sculture di Sekhmet, raffigurate al dritto, acquisite durante la sua spedizione in Egitto]

Tra la fine del Settecento e l’Ottocento l’Egitto visse un momento di rinvigorito interesse, legato alle campagne napoleoniche di conquista del Paese. Assieme alle truppe militari viaggiava un’equipe di scienziati, storici e letterati, tra i quali il celebre artista e archeologo francese Dominique Vivant Denon (ricordato in una rara medaglia esposta), che ebbero l’importante compito di documentare l’antica civiltà egizia, facendola conoscere all’Europa intera.

L’incontro diretto con l’Egitto influenzò l’arte europea, compresa la medaglistica, che durante questa felice stagione toccò vette di raffinata eleganza ed inventiva, contribuendo essa stessa alla diffusione di quella cultura.

Celebratissima dalla medaglistica è l’occupazione dell’Egitto da parte del Bonaparte. Nell’esemplare dedicato alla presa dell’Alto Egitto al dritto è raffigurato Napoleone che indossa il nemes, copricapo del faraone. Mentre due statue della dea Sekhmet, che l’esploratore e avventuriero Giovanni Battista Belzoni donò alla città di Padova, compaiono sulla medaglia dedicata a lui e alle sue scoperte, compiute per conto del governo britannico, nella terra del Nilo.

Chiude la breve rassegna un raffinato esemplare d’argento, emesso per l’inaugurazione nel 1839 del Museo Gregoriano Egizio in Vaticano, dove nel ristretto spazio del tondello si vede la prospettiva del vestibolo e della sala dei monumenti. L’allestimento, all’avanguardia per l’epoca, voleva valorizzare i reperti egizi di collezione e quelli rinvenuti sul territorio.

C.S.m.
Fonte: comunicato stampa 13 settembre 2024
Immagine di copertina:
Medaglia di André Galle per Napoleone, 1799 (diritto), Bronzo, diam 35 mm
Bologna, Museo Civico Archeologico

La medaglia ricorda la presa dell’Alto Egitto da parte delle truppe napoleoniche
e al dritto mostra il profilo di Napoleone che indossa il nemes, tipico copricapo del faraone

IL MEDAGLIERE SI RIVELA
L’ANTICO EGITTO NELLE MEDAGLIE DEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA. SUGGESTIONI CULTURALI E SOPRAVVIVENZE
18 settembre – 16 dicembre 2024

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