Basilica di Sant’Eustorgio: i dipinti dell’artista contemporaneo in dialogo con il ciclo di affreschi del Quattrocento.

È un invito a vedere, a immergersi in un contesto rinascimentale che, come direbbe Stendhal, si «concede soltanto ai pochi felici che ne hanno subito il fascino». La mostra “Omaggio alla Cappella Portinari – Rinaldo Invernizzi: Tra storia dell’arte e spiritualità” è ospitata dal 18 settembre al 13 novembre 2024 in quello “scrigno nello scrigno” che è la Cappella inserita nel contesto architettonico della Basilica di Sant’Eustorgio, a Milano (ingresso mostra compreso nel biglietto di visita al Museo). Un invito a immergersi con stupore e meraviglia in un dialogo serrato tra passato e presente, tra spettri e permanenze, guidati dall’occhio e dalla tensione spirituale di un artista di oggi.

[Installation view. shooting Icastica  foto: © Bruno Bani]

Rinaldo Invernizzi (n. Milano 1962) presenta un potente ciclo di dipinti ispirati ai motivi architettonici della Cappella Portinari e in particolare al ciclo di affreschi con le Storie di San Pietro Martire, realizzati dal genio di Vincenzo Foppa intorno al 1460. Sono i miracoli compiuti dal Santo ad avere ispirato questo omaggio colto e meditato di Invernizzi, il quale si rivolge all’iconografia e all’architettura del Rinascimento Lombardo, ma anche ai valori spirituali che esse veicolano.

La mostra rappresenta un’occasione unica per conoscere da vicino la Cappella Portinari e per riviverla alla luce di temi e problemi che l’arte sa rendere universali e che coinvolgono l’attualità (dall’inganno all’idolatria, dalla fede al martirio, dalla compassione alla cura).

[Cupola della Cappella Portinari, Milano, Basilica di Sant’Eustorgio, shooting Icastica foto © Nicola Tagliabue]

Il progetto è a cura di Martina Mazzotta e Mara Hofmann e si avvale del Patrocinio della Fondazione Barovier&Toso. Un catalogo bilingue (italiano inglese), a cura di Martina Mazzotta e Mara Hofmann, contiene un saggio storico di Roberto Longhi e viene pubblicato per l’occasione da 24 Ore Cultura.

«La Cappella Portinari è un luogo veramente unico a Milano, un gioiello del Rinascimento; quello che mi affascina è, in un parallelismo continuo, l’aspetto architetturale, formale e il ciclo molto ardito di Vincenzo Foppa con le Storie di San Pietro Martire, oltre alla favolosa cupola colorata che probabilmente rappresenta il Paradiso, l’infinito. […] Nonostante sia stata proclamata la fine della pittura, la pittura continua. Vuole rappresentare il reale ma, nel mio caso, ha l’obiettivo di rappresentare l’invisibile. Se è vero che secondo San Paolo ‘il nostro sguardo non è fisso sulle cose visibili ma sulle cose invisibili’, per me la pittura vuole rappresentare il trascendente, quello che sta dietro le cose e trasmette un’emozione». (R. Invernizzi).

APPROFONDIMENTO:

[Cappella Portinari, Milano, Basilica di Sant’Eustorgio, shooting Icastica foto © Nicola Tagliabue]

LA CAPPELLA PORTINARI E LA MOSTRA DI INVERNIZZI
Parte della Basilica di Sant’Eustorgio a Milano, la Cappella Portinari rappresenta un esempio molto significativo del primo Rinascimento lombardo. Commissionata da Pigello Portinari, un banchiere fiorentino legato ai Medici, la cappella fu realizzata negli anni ’60 del Quattrocento. Costruita a ridosso della zona absidale della chiesa, la monumentale cappella serviva come sepoltura privata e reliquario per la testa di San Pietro Martire.

Il modello architettonico richiama la Sagrestia Vecchia di Filippo Brunelleschi nella Basilica di San Lorenzo a Firenze. L’architetto che progettò la Cappella Portinari è ancora incerto. Sebbene in passato si pensasse a Michelozzo o Filarete, oggi si ritiene più probabile che sia stata opera di un architetto lombardo. Colpisce, appena entrati, l’arcobaleno riprodotto nella cupola, con i costoloni a tinte più scure, che vuole essere una rappresentazione allegorica del Paradiso.

Così Rinaldo Invernizzi: «da una parte, dunque, mi ha ispirato la purezza dell’architettura della Cappella Portinari, dall’altra ho cercato di condurre nella contemporaneità i miracoli di San Pietro Martire del Foppa sui quali mi sono concentrato intrecciandoli di continuo con l’architettura […] Molti i dettagli nei miei quadri che a prima vista non si vedono come, ad esempio, le porte alle quali, pur non essendo elementi architettonici tra i più importanti, ho dato nella mia pittura valore simbolico».”

La formazione del grande Maestro lombardo Vincenzo Foppa è legata al mondo cortese (Gentile da Fabriano, Jacopo Bellini e Antonio Vivarini) ed è influenzata dai toscani (Donatello, Paolo Uccello, Filippo Lippi) filtrati da Mantegna – lo racconta lo stesso Giorgio Vasari – dalla cultura veneta, provenzale e fiamminga, oltre che dal mondo fiabesco del gotico internazionale. Fra il 1455 e il 1456 Foppa si stabilisce a Pavia, nel Ducato di Milano, sotto gli Sforza. Nel 1463 viene chiamato da Francesco Sforza a Milano per la decorazione pittorica del portico dell’Ospedale Maggiore e per la Certosa di Pavia, con opere oggi perdute; l’opera più significativa del suo periodo milanese è la decorazione della Cappella Portinari nella basilica di Sant’Eustorgio.

Sottolinea Invernizzi: «In alcuni dei miei lavori ho ripreso fedelmente il disegno di Foppa perché volevo ci fosse un chiaro riferimento ma ho cercato di aggiungere sempre un aspetto di contemporaneità». Gli affreschi narrano le storie di San Pietro Martire, le cui spoglie riposano al centro della Cappella, nella fastosa Arca finemente scolpita nel marmo di Carrara da Giovanni di Balduccio da Pisa spostata nella Cappella solo nel Settecento.

[Vincenzo Foppa, Miracolo della nuvola, particolare, 1460 circa, Milano, Basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari, shooting Icastica – foto © Nicola Tagliabue]

Per affrescare le quattro lunette laterali della Cappella, Vincenzo Foppa ha voluto scegliere quattro fra gli episodi più emblematici della vita di San Pietro Martire. Si tratta della prima importante commissione pubblica del pittore bresciano, considerato il padre del Rinascimento lombardo in pittura. Ecco lo splendido Miracolo della nuvola, che rappresenta l’apparizione miracolosa di una nuvola carica di pioggia proprio nella piazza davanti la chiesa di Sant’Eustorgio a dare refrigerio ai fedeli in una giornata torrida, durante una predica del Santo.

Sulla parete di destra, due storie legate alle vicende relative alla lotta contro l’eresia catara: Miracolo della falsa Madonna, ove san Pietro espone l’ostia consacrata e smaschera il diavolo che era apparso sotto le spoglie della Madonna. San Pietro svela l’inganno di un eretico cataro che aveva convinto i fedeli a venerare una falsa Madonna, che le corna indicano come inviata dal demonio.

Sulla parete di sinistra il Miracolo di Narni o del piede risanato, in cui un giovane, che in un momento di rabbia aveva colpito con un calcio sua madre, pentitosi del gesto sconsiderato, si era amputato il piede per autopunirsi. Questo miracolo evidenzia le doti di taumaturgo del Santo che, resosi conto del pentimento del giovane, gli riattacca l’arto amputato.

Infine il Martirio di San Pietro che rappresenta la scena dell’assassinio dell’inquisitore Pietro, avvenuto nei boschi del comasco ad opera di uno degli eretici condannati dal Santo. Questi è rappresentato mentre, colpito a morte, scrive sulla terra con il proprio sangue, la parola “Credo”. Invernizzi, a differenza del Foppa che fa scrivere la parola “Credo” da sinistra a destra, si rivolge direttamente allo spettatore facendo scrivere da destra a sinistra la parola “Credo”, testimonianza della fede del Santo.

Un aspetto centrale del lavoro di Rinaldo Invernizzi come pittore è il suo metodo di lavoro in serie, dove l’atto del dipingere diventa una forma percepibile di ricerca. Di solito trae ispirazione dai mondi visibili e invisibili della natura, della fede e della vanitas; questi si manifestano come soggetti contemplativi in un’espressione del suo io interiore. Ogni ciclo è concepito in una tavolozza volutamente ristretta, incentrata sul valore espressivo del colore. Stendendo la pittura con movimenti suggestivi e materici con un pennello piatto, la pittura come sostanza diventa parte delle sue composizioni.

In mostra, come afferma l’Artista stesso, «questi grandi oli su tela e acrilico fanno tutti parte di un ciclo che è uno dei miei modi di ‘fare’ pittura perché mi permette di esaurire completamente, di sviscerare il tema che mi sta a cuore».

[Installation view. shooting Icastica foto: © Bruno Bani]

Per quanto riguarda i soggetti, Invernizzi ha preferito alcuni elementi in particolare come, ad esempio, la mano del Santo che appare molto spesso negli affreschi del Foppa, e il piede. Quattro sono gli elementi del ciclo dipinto dal Maestro lombardo. «Mi sono soffermato sul Miracolo della nube andando oltre il significato oggettivo ma rendendo il tema contemporaneo: la nube per me rappresenta il Paradiso e la mano che tocca la nuvola è la Santità stessa, la gioia, la fede». All’Artista, dunque, non interessa l’aspetto tangibile del refrigerio dato da San Pietro Martire al popolo grazie al miracolo della nube che fa scendere la pioggia; Invernizzi, come sottolinea lui stesso, si rifà alle Sacre Scritture secondo le quali la nube è il luogo nel quale si nasconde Dio.

«Il miracolo della guarigione del piede è un altro tema che ho sentito molto vicino perché vi ho ritrovato l’aspetto della cura e della compassione che sono temi eterni. A mio avviso è un tema straordinario, commovente che ho voluto declinare in diversi modi spesso realizzando una mano sproporzionata rispetto al piede perché si entra nel tema del Trascendente, a me molto caro».

Altro soggetto estremamente amato, quello del martirio che Invernizzi ha trovato di grande attualità; la sua rappresentazione evidenzia che la morte è solo un passaggio, non la fine di tutto. Attraverso il tema del martirio Invernizzi ha voluto inoltre affrontare il tema di drammatica attualità della guerra inserendo anche, a tratti, elementi figurativi quali la canna di fucile, la spada, il coltello. Ecco nuovamente emergere, con forza, il legame con la contemporaneità.

Scrive Roberto Longhi nel 1929: «Per il colore tutti ricordano i grigi del Foppa. Questo intermedio tra il bianco e il nero è in lui così fondamentale da velare, avvolgere, abbassare tutta la gamma che dunque si fonda su un rapporto di valore (luministico) e non su un rapporto cromatico positivo, sul quale resterà pure il fondamento dei veneziani sino a tutto il Cinquecento […]. Colori anticamente sontuosi non mancano: chi nega gli ori del Foppa? Ma chi non avverte che anch’essi evento capitale, smontando di fulgore, passano in valore e, dal grado sovrumano che avevano discendono ad altro di verità e di momento, accanto agli altri compagni, mi si conceda, di ventura luminosa?»

Rinaldo Invernizzi, sicuramente incantato anch’egli, oltre che dai temi degli affreschi, anche dai loro cromatismi, ha voluto prediligere tutta la gamma dei bruni e dei marroni, in particolare il bruno van Dyck e la terra di Siena bruciata ai quali ha aggiunto qua e là il viola. “Questo per dare un effetto mistico, contemplativo, di trascendenza all’intero mio ciclo di opere nelle quali i temi sono il martirio, la compassione, la guarigione, il miracolo. Ecco dunque il predominio dei colori bruni, terrosi con qualche tocco di oro che rappresenta la santità.” (R. Invernizzi).

C.S.m.
Fonte: comunicato stampa 17 settembre 2024
Immagine di copertina: Installation view. shooting Icastica foto: © Bruno Bani

OMAGGIO ALLA CAPPELLA PORTINARI
RINALDO INVERNIZZI: TRA STORIA DELL’ARTE E SPIRITUALITÀ
18 settembre – 13 novembre 2024
(Ingresso compreso nella visita al Museo di Sant’Eustorgio)

Basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari
Piazza Sant’Eustorgio 3 – 20122 Milano
Informazioni: tel. +39 366 8292641
https://www.museosanteustorgio.it
https://www.rinaldoinvernizzi.com