Di Barbara Baroni. MantovaMusica: Icarus vs Muzak Ensemble esplora la musica ispirata al mondo antico.

Musica contemporanea ed arte antica unite nelle atmosfere egiziane indimenticabili, immagini coinvolgenti con richiami multiculturali ed una particolare sensibilità hanno toccato il numeroso pubblico per la profondità e lo studio del mondo arcaico. Si esibiva il noto Ensemble “Icarus vs Muzak Ensemble”: Maria Gilda Gianollo arpa, Marco Lazzaretti, Matteo Rovatti percussioni, Leonardo Zunicapianoforte e Mauricio Petta al contrabbasso.

Lo spettacolo si è tenuto a Mantova nel Palazzo di San Sebastiano (unica sede gonzaghesca, oltre ai Palazzi Te e Ducale) per MantovaMusica Eterotopie, col tema “Sentieri sconosciuti Musica di oggi ispirata al mondo antico”. L’evento era in collaborazione con il nuovo Museo MACA, che mostra l’eredità di Francesco II Gonzaga, con importanti antichità: Giuseppe Acerbi e Ugo Sissa per i reperti egiziani e mesopotamici.

Il programma prevedeva infatti la proiezione di “Dans ce jardin atroce” di Jacques Brissot, Francia (1964) con musiche di Luc Ferrari in collaborazione con Pierre Scheffer. Brissot ha partecipato fra l’altro al gruppo di studi sulle arti visive presso ORTF, poi è stato diretto da Pierre Schaeffer. Ha compiuto molti  film sperimentali e documentari insieme a compositori come lo stesso Pierre Schaeffer, Iannis Xenakis, Luc Ferrari.

Quest’ultimo è nato a Parigi e ha studiato piano con Cortot, analisi musicale con Olivier Messiaen e composizione con Arthur Honegger. I suoi primi lavori seguono l’atonalismo interpretato assai personalmente. Poi si reca negli USA dove incontra Edgard Varèse, di cui conosceva Déserts, che lo ispira all’uso del nastro magnetico per le proprie musiche. Ferrari impiega “suoni ambientali” con fine teatrale e filmico: in quegli anni crea la musica aneddotica che deriva dalla musique concrète e si rifà anche a Cage.

Dunque il cortometraggio propone una visione di Tebe e dell’Egitto, su testo e con la voce francese di Jean Cocteau, tratto dal libro orientaleggiante Malesh (viaggio del 1940, scritto nel 1949). Il testo aspira ad una dimensione cosmica, unisce suono antico ricostruito e canto popolare e immerge in un’aura misteriosa. Dans ce jardin atroce è il primo episodio di una “serie televisiva” in forma di trilogia realizzato in vari anni e contiene Présent du fleuve (1959) ispirato al 400 a.C. ed è inoltre una specie di documentario tratto dalle Storie di Erodoto. Contiene anche Egypte Ô Egypte (1962), mitologia della morte vissuta dagli Egizi come viaggio verso l’oltretomba e si sofferma sul magnifico fiore sacro del loto.

I significativi passaggi della musica di Luc Ferrari sottolineano questo filmato “Passeggiata attraverso la Valle di Tebe ed il tempio di Karnak”.  E così «leggere i templi egizi come un libro di storia è assurdo» dice Jean Cocteau e si propone un percorso attraverso il chaos delle rovine, statue, portici, obelischi, misteri dei geroglifici, prospettiva della testa della Sfinge, piramidi che rappresentano «l’amante del cielo per la terra e della terra per il cielo a cui noi opponiamo un silenzio profondo». In questi giorni esperti egiziani e tedeschi sono riusciti a ripristinare i colori perduti e i metalli scintillanti (blu e rossi) che un tempo animavano il secondo tempio più grande e forse meglio conservato dell’antico Egitto, quello di Edfu (L’Avvenire) e anche nell’antica Grecia si teorizza che i templi fossero blu rosso e oro.

Poi musiche raffinate e fantasiose di C. Debussy (1862-1918) grande compositore del simbolismo autore di Images, e che in vita non volle essere definito impressionista, con “…Canope” (decimo preludio del libro II) uno dei più noti preludi che imita l’arpa con arpeggi e acciaccature. Trae ispirazione come un’antica preghiera dal vaso funerario dalla città di Canopo, di linea semplice con la testa scolpita che rappresenta i quattro figli di Horus. Il brano come istoriato è stato eseguito finemente, tutto nel piano col pianoforte verticale, per ricordare l’amato Bechstein usato dall’Autore. Canope (Très calme et doucement triste, Re minore) richiama il primo preludio del Libro primo Danseuses de Delphes come un fregio greco e Debussy aveva forse visto i canopi al Louvre. La rievocazione egizia e il misticismo del brano sono però più scorrevoli e citano «proprio il motivo iniziale del flauto nel Prélude à l’après-midi d’un faune» (Piero Rattalino).

Seguiva di G. Grisey (1946-1998) Stèle grandioso (1995) con percussioni due grancasse altisonanti una più grande ed una più piccola con perline di legno e con sei tipi di bastoncini in vari materiali e due tipi di spazzole con riferimenti esotici toccando varie parti dello strumento. Ricordiamo che Grisey ha fondato la musica spettrale francese e scrive: «mentre componevo, mi è venuta un’immagine quella degli archeologi che scoprono una stele e la rispolverano fino a scoprire un’iscrizione funeraria». Il suo linguaggio musicale si fonda sui fenomeni fisico-acustici, in opposizione con lo strutturalismo, basato su rapporti numerici astratti. Dagli spettrogrammi fu creato il termine di “musica spettrale” con influsso di Scelsi quando era a Roma.

Un tono romantico con György Kurtág (1926) ispirato a Bartòk con Coppia egiziana in strada verso l’ignoto…(2013). Illustra “Due sposi” scultura in legno di acacia proveniente dal Dipartimento di Antichità egizie del Museo del Louvre (circa 2200 a. C.) per pianoforte verticale con il rarissimo supersordino (feltro per attutire il suono). Vi è il senso del vento con dissonanze che ricordano Debussy e cluster. Un viaggio di sogno che si stacca progressivamente dalla realtà “verso la reincarnazione” (Cocteau) e che dà tutta la ricchezza immaginativa e la forza del sentimento d’amore. Con uno stile che si ispira anche a Webern e in parte a Stravinsky le sue opere sono caratterizzate da scale particolari e forze cinetiche, ma con richiami emozionali. È tra gli ultimi artisti legati anche in senso narrativo con i compositori del dopoguerra.

Per concludere il meraviglioso pezzo (1968) di Giacinto Scelsi (1905-1988) Okanagon per arpa, tam tam, e contrabbasso. Una volta Scelsi ha una visione di musica dalle divinità indù chiamate Deva ma non raggiunge l’assoluto Anahad.(Libretto di sala). Il pezzo è un esempio di quel “viaggio al centro del suono” dell’autore considerato padre delle avanguardie. Scelsi è rimasto poco conosciuto e riscoperto negli anni ’80: ha anticipato la musica a fasce di Ligeti e di Cerha, la minimal music ed in particolare la musica spettrale. Indica l’unione dell’Oriente e dell’Occidente con il suo spiritualismo indiano e la musica microtonale.

L’Ensemble Icarus vs Muzak ha interpretato con ricercatezza i brani ricchi di effetti. Particolarmente interessante è risultato Okanagon: con un accessorio per sonare le corde dell’arpa, suono metallico e ripetitivo nella seconda sezione contrabbasso battuto e poi ritorno alla prima affascinante idea. Un’atmosfera sacrale e ipnotizzante che ricorda un incantesimo e un trio accostato con sapienza timbrica. Lo scritto offre note ribattute come rintocchi di campane che formano echi rarefatti e suoni rumore. L’atmosfera è comunque fedele all’effetto delle fasce sonore e coinvolge l’ascoltatore: «… deve essere considerato come un rito, e se si vuole, il battito del cuore della terra…» (Libretto di sala). Lo psichismo avvolge in queste onde che ricordano anche il mare e si fonda sugli elementi e sulla visione interiore del compositore, natura e anima con un fascino particolare.

Scelsi viene definito per la maggiore il “compositore di una nota sola” e Morton Feldman lo chiama anche “l’Ives Italiano” per l’importanza avuta sulle generazioni future, in questo caso soprattutto per una stretta cerchia di allievi e interpreti. Nel suo primo periodo, dopo l’educazione ricevuta da un precettore nel castello dei genitori, si rifà al serialismo di Berg e al misticismo di Skriabin. Nella sua scrittura come in quella di vari contemporanei risalta la micropolifonia dando l’illusione dei battimenti. Ha sofferto di ansia ed ha smesso per un periodo di scrivere, ma dettava idee agli allievi. Si rifà a varie culture dai Maya all’India e i nomi dei pezzi sono ispirati a questa varietà etnica.

Il programma ha creato un filo rosso che va da Debussy a Scelsi e permette di concepire uno stadio musicale in evoluzione e un senso magico in cui si fondono come in uno specchio storia antica e mitologia. Rammentiamo l’importanza del legame di tanti movimenti culturali con le antichità, erede è il Romanticismo con l’orientalismo e l’esotismo dei timbri e delle scale. Due fasi teatrali, il filmato impressionante e un insieme di composizioni in cui si dipana il tema dell’Egitto anche mitizzato.

                                                                                  Analisi di Barbara Baroni
Visto a Mantova in Palazzo San Sebastiano per MantovaMusica Eterotopie
il 21 settembre 2024
Foto Barbara Baroni