Mart: due nuove mostre sono aperte al pubblico dall’autunno fino al nuovo anno.

Di Italo Cremona sono esposti un centinaio di dipinti e una selezione di disegni e di incisioni, in unpercorso espositivo dedicato all’intero arco della sua pittura.  

La X edizione Premio Fondazione VAF presenta le opere dei vincitori Debora Garritani, Monica Mazzone, Alessandro Nanni, oltre al premio alla carriera assegnato a Marcello Morandini.

ITALO CREMONA
TUTTO IL RESTO È PROFONDA NOTTE
Mart Rovereto, 28 settembre 2024 – 9 marzo 2025

Il Mart di Rovereto dedica all’opera e all’universo creativo di Italo Cremona una mostra antologica che ripercorre l’intera produzione dell’artista. A cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Elena Volpato, la mostra è frutto della collaborazione con la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (che ha ospitato la prima tappa del progetto espositivo dal 24 aprile all’8 settembre, vedi qui) e Fondazione Torino Musei.

Il notturno è uno dei temi della pittura di Italo Cremona, una condizione espressiva, esistenziale e filosofica che produce sogni, incubi, apparizioni, immagini fantastiche. Tutto il resto è profonda notte è la frase con cui Cremona aveva concluso uno dei testi di Acetilene, rubrica che negli anni Cinquanta firmava per Paragone, la rivista di Roberto Longhi.

Pittore-scrittore, intellettuale poliedrico ed eccentrico, nei dipinti e negli scritti Italo Cremona ha indagato la Zona ombra (titolo di un suo libro edito da Einaudi nella serie bianca dei Coralli): un territorio capiente, dove il buio entra in contatto con la luce attraverso lampi vividi o barlumi; attraverso il chiarore di una lampada ad acetilene (il lume usato un tempo da minatori e speleologi) o la scia di una stella cadente, come nel romanzo distopico La coda della cometa.

Tutto il resto è profonda notte è dunque un titolo-insegna, la chiave scelta per tracciare un percorso espositivo dedicato all’intero arco della pittura di Italo Cremona, dalle prime prove giovanili di metà anni Venti fino alle opere della prima metà degli anni Settanta, dalle nature morte prossime alle atmosfere del Realismo magico alla visionarietà del “surrealista indipendente”, come amava definirsi.

La mostra raccoglie un centinaio di dipinti e una selezione di disegni e di incisioni e documenta la più alta qualità pittorica dell’artista, rileggendo nel presente l’originalità del suo immaginario.

A partire dal nucleo di opere appartenenti alle collezioni del Mart, Composizione con lanterna, 1926 e La Libra, 1929, e della GAM, l’Autoritratto nello studio del 1927, Metamorfosi del 1936-1937 e Inverno del 1939-1940 acquisiti dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, l’antologica conta su una serie di prestiti da musei e prestigiose collezioni pubbliche come i Musei Civici “Luigi Barni” di Vigevano (con Dialogo tra una conchiglia e un guantone da scherma del 1930 e un coeso nucleo di dipinti visionari degli anni Quaranta-Cinquanta), l’Accademia Albertina di Belle Arti e i Musei Reali – Galleria Sabauda di Torino.

Grazie a una ricerca capillare, la mostra presenta numerose opere provenienti da collezioni private e prestiti da istituzioni come il Museo Casa Mollino (Ritratto di Carlo Mollino del 1928), l’Archivio Salvo (Autoritratto giovanile del 1926) e la Collezione Bottari Lattes (Vittoria sul cavallo di gesso, 1939).

Basata sullo studio e la rilettura dei materiali documentari, conservati nel Fondo Italo Cremona all’Archivio di Stato di Torino e in archivi privati, Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte è accompagnata dal catalogo edito da Allemandi, con saggi delle curatrici e un ricco corredo di immagini.

L’iter espositivo segue la progressione cronologica delle stagioni creative di Cremona, enucleando in alcune sale le sue costanti espressive: particolari attenzioni di natura iconografica e di natura poetica sulle quali l’artista si è trovato a tornare più volte.

Una sezione del percorso, eletta a cabinet des folies, è dedicata alla prolungata frequentazione del fantastico, del grottesco e del surreale, con una selezione di dipinti dove la pennellata sembra farsi sempre più esatta e nitida quanto più si avventura nell’espressione del bizzarro.

Nella sala delle facciate la visione si sposta sulle architetture torinesi, un motivo pittorico peculiare, sviluppato dall’artista lungo i decenni: apparentemente deserte d’ogni presenza umana, dipinte in realtà come quinte di un segreto teatro cittadino, le facciate silenziose dei palazzi e delle case alludono sempre a uno spazio ulteriore.

La natura più idiosincratica dell’ampia produzione di nudi è accostata ponendo in evidenza le prove in cui il tradizionale esercizio accademico scivola verso una visionaria produzione di epifanie, apparizioni di alterità, piccole allucinazioni che non distinguono più la realtà del corpo della modella dalla segmentazione pittorica dei suoi dettagli.

Intervallando le immagini oniriche o perturbanti, le armi improprie dei disegni e delle incisioni, con il senso più epidermicamente pittorico del suo operare – con la forza plastica dei suoi anni Venti e Trenta, l’intensità lirica dei suoi anni Quaranta, l’esattezza disegnativa impressa sull’emozione cromatica dei suoi anni Cinquanta – la mostra mette in evidenza gli aspetti più attuali e contemporanei dell’opera di Cremona e della sua figura di intellettuale irregolare, impegnato in numerosi ambiti creativi e affine, nel suo modo insolito di interpretare il Novecento, ad altre figure eccentriche di Torino come Carlo Mollino e Carol Rama.

La mostra si fonda sulla convinzione che il suo insegnamento pittorico e intellettuale abbia lavorato negli anni, nelle generazioni, molto più di quanto non si sia riconosciuto sinora.


[Ph Mart, Edoardo Meneghini, 2024]

X EDIZIONE PREMIO FONDAZIONE VAF
Mart Rovereto, 28 settembre 2024 — 9 febbraio 2025

Debora Garritani, Monica Mazzone, Alessandro Nanni sono i vincitori del decimo Premio VAF, assegnato il 27 settembre al Mart di Rovereto. Nella stessa occasione, il comitato scientifico composto da Elena Pontiggia, Gabriella Belli, Nicoletta Colombo, Volker W. Feierabend, Serena Redaelli, Denis Viva ha conferito un premio alla carriera a Marcello Morandini.

Giunto alla decima edizione il Premio VAF viene assegnato ogni due anni dall’omonima fondazione tedesca a giovani artisti e artiste italiani under 40. Le opere finaliste vengono presentate in mostra in Germania e in Italia. Come già accaduto nel 2019, la tappa italiana del Premio VAF viene ospitata al Mart.

PRIMO PREMIO. DEBORA GARRITANI
Nasce a Crotone nel 1983. Conseguito il diploma di maturità scientifica, intraprende studi giuridici presso l’Università di Parma, che abbandona per studiare all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove consegue il diploma accademico di primo livello in pittura e in seguito quello di secondo livello in fotografia. Inizia a esporre in Italia e all’estero nel 2012; nel 2013 è finalista al Co. Co. Co Como Contemporary Contest; nel 2014 tiene la prima personale allo Studio d’arte Cannaviello di Milano ed è ammessa alle selezioni finali del Premio Cairo. Nel 2017 nuova personale allo Studio d’arte Cannaviello. Nella ricerca artistica affronta i temi esistenziali che caratterizzano la società contemporanea, tra cui il labile confine tra realtà e finzione, tra naturale e artificiale, la riscoperta del senso dell’attesa in una società dominata dal consumismo, e l’impatto quotidiano con le paure amplificate dopo la recente pandemia.

La tecnica raffinata della stampa fotografica su carta di cotone, il lavoro sull’autoritratto come indagine introspettiva, la costruzione artigianale degli ambienti, la ricerca estetica decisamente calata nel presente ma con continui rimandi all’iconografia passata, sono alcuni degli elementi che hanno convinto la giuria a premiare Garritani.

Scrive Nicoletta Colombo nel catalogo della mostra che Garritani è capace di creare «stanze delle meraviglie che fluttuano tra verità e illusione in un effetto di persistente ambiguità tra natura e sogno».

SECONDO PREMIO. MONICA MAZZONE
Nata a Milano nel 1984 si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e lo IED di Milano. Attualmente insegna Cromatologia presso l’Accademia Aldo Galli di Como. È stata artista in residenza presso la NARS Foundation di New York, il MASS MoCA di North Adams e Lac o le Mon Foundation in Salento. Conduce la sua ricerca sulla possibilità di esprimere e percepire visivamente l’ossessione per la perfezione, avendo la geometria come principio guida. Le sue opere si traducono in “Immagini-Oggetto”, ossia dipinti, disegni e sculture checombinano bidimensionalità e tridimensionalità.

Mazzone partecipa in modo autonomo alla revisione e alla messa in discussione dei punti fermi dell’arte astratta, in corso in questi ultimi anni. Nelle parole del professor Denis Viva: «Il risultato finale è una combinazione inestricabile tra controllo e imprevedibilità, bilanciamento e dinamismo, nettezza e polisemica. […] Il corpo non è distinguibile dalla geometria, il tempo dal prodotto, l’esecuzione dal coinvolgimento psichico».

TERZO PREMIO. ALESSANDRO NANNI
Originario di Carpegna, 1991, dopo la laurea in Lettere Moderne conseguita all’Università di Bologna, nel 2016 si laurea in Fotografia dei Beni Culturali all’ISIA di Urbino. Inizia poi a collaborare con Paolo Semprucci nel campo della fotografa di architettura e beni culturali e con Simone Casetta nel campo della stampa analogica fine-art. Dal 2017 approfondisce i fondamenti della drammaturgia dell’immagine occidentale con Giovanni Chiaramonte, di cui è assistente alla didattica nel corso di Teoria, storia e tecnica della fotografia presso il corso di Televisione, cinema e new media dello IULM di Milano. Dal 2018 è photo editor della rivista internazionale di storia dell’arte “Arte Cristiana” (Milano) ed è docente di Fotografia presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

Descritte in catalogo da Elena Pontiggia, e opere di Nanni sono dei frammenti. Non c’è nulla di aneddotico, potrebbero appartenere a qualsiasi luogo.

Eppure il lavoro di Nanni non assomiglia a nessun altro, «l’artista coglie segni e tracce quasi impercettibili, in una sorta di minimalismo lirico, dove però è la luce di un giallo pallido o di un bianco nebbioso che rivela che nulla è minimo. Perché non c’è nulla che non possa essere rischiarato».

PREMIO ALLA CARRIERA. MARCELLO MORANDINI (Mantova, 1940)
Artista, architetto, designer fra i più importanti rappresentanti dell’Arte Concreta in Europa ètra gli artisti più presenti nella collezione d’arte della Fondazione, noto al pubblico e ai critici tedeschi.

Morandini «appartiene pienamente al secolo in cui è nato, il Novecento, che è stato il secolo del dubbio, della consapevolezza socratica del nostro non sapere. C’è anche l’ombra nella luce delle sue opere» scrive Elena Pontiggia nel catalogo che accompagna la mostra. «Le sue sono scacchiere metafisiche, tavole pitagoriche dell’essere e del non essere, costruzioni luminose in cui si annida l’oscurità, sia pure levitata e paradossalmente lucente».  

La mostra si completa con la pubblicazione di un catalogo, in edizione trilingue italiano, tedesco e inglese che documenta tutte le opere in mostra. L’editore è Manfredi.

C.S.M.
Comunicati stampa settembre 2024
Immagine di copertina: Veduta della mostra
Ph Mart, Edoardo Meneghini, 2024

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