Di Barbara Baroni. MantovaMusica – Concerti della domenica: arie e analisi delle opere pucciniane.

Sentito omaggio a Giacomo Puccini (1858-1924) nel Centenario della morte con un ampio spaccato monografico della sua opera per “I concerti della domenica”, in Sala Isabella D’Este a Mantova. Si sono distinti gli ottimi giovani cantanti Valentina Garavaglia soprano dalla dizione chiara, Rebecca Brusamonti soprano dalla voce vibrante, Xinrui Liu tenore dal bel timbro. Con la partecipazione straordinaria di Paolo Bosisio, noto docente, attore, regista e personaggio televisivo, come voce recitante che ha spiegato il percorso pucciniano con ricchezza di particolari e aneddoti interessanti accennando alla trama delle opere. E poi l’accompagnamento sempre coerente con le parti vocali e il bel fraseggio di Angiolina Sensale, maestro concertatore che ha saputo esaltare la drammaticità delle arie.

Riprende così la rassegna domenicale con una performance lirica che propone arie e un duetto di Puccini con la spiegazione delle opere, concentrandosi sui ritratti psicologici di donna con ordine di ambiente, non cronologico. Questo tema artistico è sottolineato nell’evento e si rispecchia nella biografia dell’autore con i suoi molti amori, conobbe infatti molte donne, anche infelici come Doria, la cameriera accusata ingiustamente di esserne l’amante che si suicidò. Soprattutto ricordiamo l’amore per Elvira Bonturi sposata col Gemignani che lo lasciò e, rimasta vedova, sposò il Maestro, gli rimase fedele per tutta la vita ed ebbe con lui il figlio Antonio.

La storia più importante che rischiò di far naufragare il rapporto con Elvira fu Corinna Maggia detta Cori. Bosisio ha spiegato che l’Autore cercò di impersonare le donne che amava nei ruoli femminili operistici, che sono per lo più drammatici. Ad aprire le “danze” O mio babbino caro (Rebecca Brusamonti) da Gianni Schicchi (Trittico) eseguito con tono affettuoso e dolce ed empatia con l’ascoltatore. Viene accostata sempre dal Trittico la canzone melanconica di Lauretta al padre Senza mamma da Suor Angelica (Valentina Garavaglia), storia tragica interpretata con partecipazione teatrale con la morte della protagonista e la visione del bimbo morto e della Madonna, effetto vocale suggestivo e coinvolgente.

Seguiva In quelle trine morbide (Rebecca Brusamonti) da Manon Lescaut, storia dedicata alla passione con riferimento musicale a Tristano e Isotta, cantata con tono morbido e sereno. Centrale importanza assume Vissi d’Arte (Valentina Garavaglia) da Tosca, donna determinata contro il destino, con il valore, sottolineato nell’interpretazione, d’una preghiera a Dio: «perché Signore, perché me ne rimuneri così?».

Seguiva un altro capolavoro: Bohème, Duo affascinante (Rebecca Brusamonti e Xinrui Liu) Soave fanciullamolto ben affiatato e delicato nei toni espressivi e raffinati. Si cambia ambientazione per giungere a La fanciulla del West (Xinrui Liu) con Ch’ella mi creda libero e lontano, aria dove il protagonista chiede ai minatori che la fanciulla non sappia della sua morte, proposta con tono nostalgico e adatto al tema. Poi da un’opera meno nota ma molto bella La Rondine (Valentina Garavaglia) Chi il bel sogno di Doretta…, cantato con sentimento, ricorda il bacio di uno studente. E poi la prima opera di Puccini, iniziale insuccesso e poi apprezzata, la storia magica ispirata a Le Villi, fate streghe che uccidono gli uomini infedeli, Se come voi piccina io fossi, romanza aggiunta dopo il lancio dell’opera nel 1884.

Ecco la profondità e la commozione di Un bel dì vedremo (Rebecca Brusamonti)da Madama Butterfly, dialogo con Suzuki sul ritorno del marito Pinkerton atto di fede di cui ricordiamo i versi «un po’ per celia, un po’ per non morire» cantati con pathos dall’interprete, espressione del presente in cui giocano un leitmotiv wagneriano e una cellula tematica ripetitiva, splendido con grande coinvolgimento emozionale di fronte alla figura femminile struggente e drammatica.  

Bis a grande richiesta del folto pubblico dell’ultima parte. Infine, con intensa partecipazione, Nessun dorma da Turandot dal racconto di Carlo Gozzi su una antica fiaba cinese o persiana ispirata ad un modello inglese con parole poetiche (Xinrui Liu), con un romantico Vincerò, moderato negli acuti, che ha trascinato gli ascoltatori. Un tema che ha carattere orchestrale. È un’aria emblematica della poetica musicale pucciniana interpretata dal principe tartaro Calaf all’inizio del terzo atto. Turandot unisce alla fiaba il confronto con l’universale femminino. Ricorda Bosisio che l’opera fu interrotta dalla morte di Puccini al pianto di Liu ed usa nelle regie il finale di Franco Alfano, vicino agli appunti originali lasciati dal Maestro. Inoltre Turandot per Puccini segna il cambiamento moderno del melodramma, la svolta stilistica che lo avvicina alle avanguardie a partire da uno stile personale oltre il verismo e fiabesco.

Il maestro Sensale ha presentato i cantanti nei tre bis Tu che di gel sei cinta (da Turandot), Valzer di Musetta (da Bohème), E lucean le stelle (Tosca) interpretati in modo sognante ed evocativo. L’Autore è fine nell’analisi psicologica delle protagoniste dei suoi drammi, mai stereotipate, attento a scavarne la personalità, a far rivivere amore e sofferenza che meravigliano il pubblico e sempre attuale nell’analisi musicale e letteraria, soprattutto coi librettisti Illica e Giacosa.

Ricordiamo a proposito degli artisti così intensi che Bosisio fra l’altro ha creato il progetto testo e regia “Un bel dì vedremo” dedicato a Puccini nel Centenario, a cui partecipavano gli stessi Rebecca Brusamonti e Xinrui Liu. Mentre Valentina Garavaglia ha partecipato alla ricorrenza del 150° della morte di Rossini (1792-1868), nello spettacolo di Hervè Ducroux, con la partecipazione di Dacia Maraini.

                                                                          Recensione di Barbara Baroni
Visto nella Sala Isabella D’Este, Mantova, il 6 ottobre 2024
Foto B.B.

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