Di Maria Luisa Abate. Sabbioneta (MN): ‘chicca’ settecentesca di qualità con gli intermezzi buffi di Francesco Feo.

Qualità e rarità sono i due elementi vincenti che caratterizzano le produzioni di Vicenza in Lirica. Rassegna che, oltre all’enorme successo registrato “in casa” dove gode di una consolidata stima di pubblico e critica, esporta con eguale apprezzamento i propri allestimenti anche in terra mantovana, a Sabbioneta, la “città ideale” di Vespasiano Gonzaga. I fasti della storia, oltre che negli antichi palazzi, rivivono così nella programmazione musicale qui portata da Andrea Castello, lungimirante direttore artistico sia della kermesse vicentina che del Sabbioneta Chamber Opera Festival: una rassegna che, pur giovane, ha tutte le carte in regola per diventare in breve tempo punto di riferimento internazionale per la musica da camera, instaurando una virtuosa sinergia fra tre regioni: Veneto e Lombardia, sedi degli spettacoli, e l’Emilia che dista un tiro di schioppo.

Come serata conclusiva della felice rassegna sabbionetana, nell’affascinante Teatro all’Antica sono stati rappresentati “Rosicca e Morano”, intermezzi comici composti da Francesco Feo (1691 – 1761) per “Siface re di Numidia”, melodramma andato in scena per la prima volta a Napoli nel 1723, su libretto di un giovane Pietro Metastasio. Esponente di spicco della Scuola Napoletana, Feo è stato autore di una ricca produzione prevalentemente sacra ma anche profana.

Se è rarissimo poter assistere a Siface, lo è ancor più per gli intermezzi. Un genere, lo ricordiamo, che nacque come parentesi divertente per alleggerire, tra un atto e l’altro, la rappresentazione di opere drammatiche, e che nel corso dei secoli ebbe alterne fortune: alcuni intermezzi surclassarono in notorietà le opere di provenienza, altri, la maggior parte, caddero nel dimenticatoio. Per tali ragioni questa proposta ha rivestito un particolare valore nell’arricchire la conoscenza di un autore che alla sua epoca godette di enorme fama e che, agli ascoltatori odierni, si è rivelato nella sua veste più divertente oltre che qualitativamente appagante.

Morano, astuto cacciatore di dote, si traveste da donna algerina per sottrarsi alle ire dell’ultima sua preda; Rosicca lo insegue sotto le mentite spoglie del capitano di una nave. La trama è tutta qui e la sua efficacia si basa sulla situazione buffa, sugli ingenui mascheramenti, sugli escamotage comici demandati alla recitazione che strizza l’occhio alla Commedia dell’Arte.

È doveroso specificare che la rarità di questo doppio intermezzo reca seco uno sforzo assai impegnativo per i protagonisti, che hanno dovuto studiare la parte avendo sparuti punti di riferimento interpretativi. Non ultimo, ulteriore aspetto laborioso per la preparazione, il testo presenta un linguaggio di invenzione che unisce in un esilarante potpourri stralci fantasiosi di napoletano, francese, spagnolo, arabo e africano. 

Protagonisti, due giovani artisti con già alle spalle curricula che ne confermano le potenzialità e i percorsi in ascesa. A destreggiarsi con appropriata leggerezza tra arie duetti e recitativi, sono stati il mezzosoprano romano Maria Elena Pepi, Rosicca, una voce ottimamente impostata e ben destreggiatasi nella tessitura e nel ruolo, e Said Gobechiya, Morano, baritono originario della Repubblica dell’Abcasia, territorio sul Mar Nero nel Caucaso meridionale, che ha acquisito il cosiddetto “stile italiano” e una dizione eccellente. Entrambi si sono mostrati ben calibrati dal punto di vista attoriale: brillanti e spiritosi senza scivoloni in eccessi macchiettistici, in ciò indirizzati dalla mise en espace di Ilaria Sainato, semplice ma non semplicistica, curata.

La musica di Feo è stata composta con la finalità di accompagnare il canto. Nell’esecuzione ha saputo ritagliarsi spicco, mai prevaricante, l’ensemble L’Arte de’ Sonadori con maestro concertatore al cembalo Luca Marcadella, assieme i violini Stefano Favretto e Eleonora Zanne, la viola Chiara Sartolato, il violoncello Rolando Moro. Marcadella ha guidato la formazione dando garbato risalto alla funzione contrappuntistica prevista dal compositore ed esaltando la linea melodica strumentale di supporto alle voci.

Vivo gradimento di pubblico, sia quello formato da esperti che da spettatori occasionali incuriositi e conquistati da questo genere desueto nondimeno affascinante. Considerazione espressa anche da parte delle autorità comunali, che ci auguriamo di cuore non si limitino alle parole di circostanza ma si adoperino per proseguire su questa strada: il festival è valido, di indiscutibile qualità e presenta le potenzialità per poter crescere esponenzialmente in futuro. Una città intrisa di storia come Sabbioneta lo merita.

Recensione di Maria Luisa Abate
Visto al Teatro all’Antica di Sabbioneta (Mantova) il 6 ottobre 2024
Foto: MiLùMediA for DeArtes

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