Di Barbara Baroni. MantovaMusica: itinerario musicale attraverso le canzoni poetiche di Federico García Lorca.
La passionalità spagnola nel cuore del poeta e artista “del primo bacio” con García Lorca (1898-1936): “Amore e Flamenco” trascrizioni per i Concerti della domenica nell’ambito della Stagione MantovaMusica. Presso la Sala Isabella d’Este, si è esibito il fantastico gruppo Mediterranea Ensemble con Michele Serafini flauto, vincitore tra gli altri premi del “Concorso del Gargano” organizzato dalla Biennale di Venezia, poi Chiara Guerra ballerina e palmas, docente a Verona e anche coreografa, Corrado Ponchiroli canto, cajón (cassa o cassetta) e danza formatosi come attore al Teatro Nucleo di Ferrara, Andrea Candeli chitarra, ideatore di progetti flamenchi come questo, direttore artistico di numerose rassegne.
Un programma entusiastico, che alternava un tono struggente ed evocativo sottolineato dal ventaglio, a rari momenti focosi grazie all’uso del Cajon, delle nacchere, e capace di unire musica parola e danza in un tutt’uno magico e trascinante, degno della Gesamkunstwerk. Il flamenco unisce parti popolaresche a momenti più elaborati e distesi nelle parti trascritte anche in uno stesso pezzo.
La poesia di García Lorca nasce dalla cultura andalusa, con l’unione di aspetti arabi e zigani. Il pensiero del poeta è dato dalla dialettica tra Eros e Thanatos e sui dubbi esistenziali. A momenti, questi temi di dolore diventano ingenui e gentili, ma soprattutto assumono intensità filosofica. Lorca iniziò a scrivere nel 1921 con il Libro de poemas, e poi con Canzone (1927). Con Romancero gitano (1928) García Lorca si accosta sempre più agli schemi della poesia andalusa che ritornano in Poema del cante jondo (1931). Il linguaggio unisce inventiva e cesello stilistico, con similitudini e metafore. Ha un’espressione fresca e profonda che ricorda le notti spagnole. Fu amico di Manuel De Falla e fondò con lui un teatro itinerante: La baraca. Morì purtroppo fucilato nella guerra civile.
Il programma prevedeva di Lorca Los Pelegrinitos Sevillana, molto mosso e vago viaggio di cugini pellegrini dal Papa per sposarsi. Poi Anda Jaleo canzone popolare andalusa romantica, fuga e libertà, melanconica e cantata dall’Argentinita. Si aggiungeva El Vito (danza barocca) ispirato a Bach con semicrome mosse e parti accordali, veramente toccante. Intermezzo un bello studio per cajon.
Poi si passava all’amico Manuel De Falla (1876-1946) compositore legato a Debussy e Ravel, attento al rinnovamento della musica per chitarra. Hanno eseguito Danza ritual del fuego movimento del balletto El amor brucho tempo splendido e famoso pieno di carica espressiva, da ascoltare anche nella versione per orchestra colorita e che ricorda per la forza il Bolero di Ravel o pezzi ritmici di Stravinsky. Seguiva El Paño Moruno una delle Sette canzoni andaluse “Sul panno fino, nella bottega, una macchia è caduta”; influsso del pensiero sulla parola.
Per tornare a Lorca, amante della musica e della poesia fin da bambino, Zorongo Gitano, El Café de Chinitas discussione tra fratelli toreri con una coinvolgente parte vocale e per finire la Tarara celebrazione di una strana ragazza, dea della bellezza. Lo zorongo è una canzone e ballo popolare tipico della musica andalusa con metrica ternaria. Questo è lo zorongo più noto, cantato con passione dalla Argentinita con Lorca al piano. Non è strettamente flamenco, ma il movimento andaluso lo include ugualmente. Un viaggio tra canzoni, poesie, musiche unite al fascino della danza e con l’accompagnamento evocativo della chitarra. Si configurano con Lorca le figure mitiche spagnole del gitano e del torero, aspetti della cultura andalusa ricca di folklore e di arcaismi che coinvolgono lo spettatore. Stupiscono anche per la rarità e per il brillante accostamento tra Lorca e De Falla nel mondo gitano.
L’importante del flamenco, danza nata nel Settecento ma con radici nella notte dei tempi, è il duende l’emozione che comunicano musici e ballerini ed ha forme poetiche complesse e colori simbolici, serviva da sfogo dell’anima e viene paragonato al Daimon socratico ed alle Muse ispiratrici, molto importante e dionisiaco per Lorca. A differenza della danza classica che si proietta verso l’alto, con l’uso dei piedi si riversa verso il basso, tecnica molto complessa. Il canto ha una sfasatura dalla musica e richiede voce gutturale e schiocchi, con un timbro particolare ed anni di preparazione. È stato spiegato che il compás è l’origine del flamenco, la base da cui nascono gli stili flamenchi. Il ritmo infatti è la cosa determinante; è presente anche quando non si nota, è paragonato al battito del cuore. Si sente internamente. Poi vi sono i palos differenti stili anche contrassegnati da un colpo. Vivace il bis “Mediterranea” di Paco Lucía, da cui il gruppo prende il nome. Un insieme nostalgico e narrativo, unito ad attimi di tensione come in De Falla.
Report di Barbara Baroni
Visto a Mantova, Sala Isabella d’Este, per MantovaMusica, il 20 ottobre 2024
Immagini: B.B.
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